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Il Regno della Natura Vivente – 3. I Tre Regni della Natura

I Tre Regni della Natura

Tutti conosciamo i tre regni della Natura: quello minerale, quello vegetale e quello animale, ciò che però non molti conoscono è il loro aspetto simbolico, energetico e spirituale.

In primo luogo possiamo constatare che il grado di sviluppo energetico, ossia dei corpi sottili di ciascuno di questi regni è molto diverso. Infatti mentre l’essere umano possiede il corpo fisico, il corpo eterico, il corpo emozionale e il corpo intellettuale, negli animali il corpo intellettuale non è ancora sviluppato e nelle piante non troviamo nemmeno il corpo astrale mentre, nelle pietre, troveremo che soltanto il corpo eterico è appena presente.

Grazie alla Scienza dello Spirito, sappiamo anche che mentre l’uomo è cosciente di se stesso – ossia ha una coscienza individuale –, per quanto riguarda gli animali e le piante si parla in genere di un “Io di gruppo”: in particolare, Aïvanhov spiega che: “L’Entità che governa il regno animale si trova nel piano astrale dell’Universo, quella che governa il regno vegetale si trova nel piano mentale, quella che governa il regno minerale si trova nel piano causale, dunque talmente lontano che le pietre ci sembrano senza vita. Eppure le pietre sono vive: sì, vive e coscienti”.[1]

Esiste quindi una correlazione tra i corpi sottili presenti in un essere e il piano in cui si trova la sua coscienza: in effetti, la coscienza di sé, del proprio corpo fisico, del fatto di essere un individuo autonomo e indipendente la ritroviamo solo nell’essere umano, che ha appunto il corpo mentale sviluppato; il pensiero, che nasce dal piano mentale, permette alla coscienza dell’uomo di essere consapevole di sé, e di tutte le sue parti. Negli animali la coscienza si trova nel piano astrale, ossia è governata da un “Io di gruppo”, che si trova in questo piano. Ciò significa che, pur non essendo dotato né di pensiero, né della consapevolezza di sé, un animale prova emozioni, in quanto ha sviluppato il corpo astrale. Le piante invece non provano emozioni: il loro corpo eterico è sviluppato, mentre la loro coscienza si trova nel piano mentale.

Non si può dire che nelle piante e nelle pietre il corpo astrale e mentale non esistano ma, di fatto, non sono sviluppati, ossia la coscienza non arriva fino a questi corpi rimanendo, come detto, nel piano mentale per le piante e nel piano causale nelle pietre.

Questi corpi, pur non sviluppati, esistono e permettono comunque una comunicazione tra l’anima di gruppo, che li governa, e il loro “corpo fisico”.

Riassumendo: l’uomo ha sviluppato il corpo fisico, eterico, astrale e mentale e sta sviluppando i corpi superiori (causale, buddico e atmico), la sua coscienza arriva fino al piano fisico, ed egli si sente quindi un individuo a sé, diverso e separato dagli altri esseri.

Gli animali, invece, stanno sviluppando il corpo mentale, in particolare gli animali che vivono a contatto con l’uomo. Naturalmente si tratta di processi evolutivi lunghissimi, ma il regno animale sta andando in questa direzione. Per ora l’anima di gruppo degli animali si trova nel piano astrale, ma lo sviluppo del corpo mentale permetterà agli animali di divenire singoli individui consapevoli di sé; verrà un tempo in cui anche per loro non ci sarà più un’anima di gruppo, ma tante singole anime, più evolute, distinte l’una dall’altra.

Le piante, che ora hanno un corpo eterico, svilupperanno in futuro anche il corpo astrale; la coscienza del loro “Io di gruppo”, che ora si trova nel piano mentale, scenderà quindi nel piano astrale.

Infine, abbiamo i minerali, che stanno sviluppando il corpo eterico, mentre la coscienza del loro “Io di gruppo” si trova molto “lontano”, nel piano causale.

Ciò che dobbiamo comprendere è che esiste una connessione tra la Sorgente Divina e tutte le creature. Questa connessione attraversa le Gerarchie angeliche fino all’uomo, e poi oltre fino ai regni inferiori: tutto è collegato. Il collegamento che esiste tra i diversi regni crea una scala evolutiva, ossia dal regno minerale a Dio, e una scala involutiva, da Dio al regno minerale.

Questa connessione esiste anche, a livello individuale, in ciascun essere umano: dal corpo fisico, attraverso tutti i nostri corpi sottili fino a Dio e viceversa.

A questo punto dobbiamo affrontare e capire bene il concetto di evoluzione e di involuzione: si tratta di due realtà strettamente collegate mutuamente interdipendenti; l’una non esiste senza l’altra, e si tratta di una Legge cosmica: affinché qualcosa evolva bisogna che qualcos’altro involva.

Per chiarire questo aspetto diremo che la Sorgente Divina emana costantemente, ad ogni istante, luce e calore, che simbolicamente rappresentano i due principi: la Saggezza e l’Amore. Questi due principi donano la vita. Sulla Terra è il Sole che senza sosta svolge questa funzione: egli ci dona luce, calore e vita. Per questo motivo, secondo Aïvanhov, il Sole è la migliore manifestazione che abbiamo del Divino qui sulla Terra. Questa vita che emana dalla Sorgente Divina o, in termini più concreti, dal Sole, deve involvere per permettere alla Terra, e a tutte le sue creature, di evolvere. La luce del Sole viene trasformata dalle piante in materia, attraverso un processo (la fotosintesi) che possiamo definire involutivo: la luce, ossia l’elemento Fuoco, passando attraverso l’Aria e l’Acqua diviene Terra.

Così la luce del Sole involve per far evolvere la Terra.

C’è uno scambio continuo e senza sosta di energia, tra la Sorgente Divina, il Creatore e il Creato, ossia tutto ciò che esiste è in costante reciproca relazione.

 

Nulla può evolvere se prima non si è involuto. Per questo ciò che la scienza chiama “evoluzione della specie” è stata necessariamente preceduta da un movimento di involuzione. È vero per le creature ed è vero anche per la materia. Prima dell’evoluzione della materia, c’è stata un’involuzione dello spirito. I sostenitori dell’evoluzione hanno osservato le cose solo dall’esterno, dal punto di vista dell’organizzazione della materia, senza tener conto delle forze invisibili che avevano prima lavorato su di essa. L’evoluzione non è che la metà di un processo di manifestazione. Osservandola isolatamente, la si separa dalla verità della vita. Preso isolatamente, questo processo non trova posto in Natura. Non si può provare che l’evoluzione sia possibile senza che un impulso l’abbia precedentemente messa in moto e continui a sostenerla; e questo impulso viene dall’alto. Prima di tutto, è lo Spirito che è sceso, e se si vede la materia evolvere, è perché è trascinata dal movimento ascendente dello spirito che la fa risalire verso il suo luogo d’origine.[2]

L’evoluzione delle forme materiali – quelle delle pietre, delle piante, degli animali e degli esseri umani –, si è potuta realizzare unicamente grazie alla discesa dello spirito. È una legge cosmica: lo spirito deve scendere affinché la materia possa salire, evolvere.[3]

Questo concetto di evoluzione e involuzione spiega come tutto nell’universo abbia avuto origine da Dio e come tutto sia in connessione con Lui, o meglio abitato da Lui, dallo Spirito.

I tre regni della Natura che noi conosciamo sono gli unici che sulla Terra sono presenti sul piano fisico, e ovviamente sono molto importanti per noi, perché da loro dipende la nostra esistenza.

Tutti gli esseri dei vari regni dell’universo sono legati fra loro. Che se ne abbia coscienza oppure no, gli esseri che sono al di sotto di noi, come pure quelli che sono al di sopra, sono legati a noi, poiché nella Natura esiste una gerarchia vivente. È proprio grazie a questa gerarchia, grazie al legame che ci unisce a tutti gli esseri superiori, che abbiamo la possibilità di elevarci; ma siamo ugualmente legati a tutti gli esseri al di sotto di noi, ossia agli animali, alle piante e alle pietre, e anche questo legame è molto potente.[4]

Il Regno Minerale

Le pietre, così come tutti gli oggetti che ci circondano, agli occhi degli esseri umani sono materia inerte, che non merita particolare considerazione. Eppure tutta la nostra esistenza è poggiata su questa materia: le montagne, le pianure, le valli, la terra su cui viviamo e costruiamo le nostre abitazioni, i terreni che coltiviamo… sono tutti appartenenti al regno minerale. Possiamo quindi ben dire che questo regno rappresenta la base su cui poggia la vita dell’intero pianeta. Non a caso, il regno minerale, nel corpo umano, è rappresentato simbolicamente dal sistema osseo. E, come il sistema osseo, il regno minerale è la parte più materializzata, più dura e solida del piano fisico. Le pietre, le montagne hanno milioni e milioni di anni, conoscono l’intera storia della Terra e dell’umanità, e da tempi immemorabili hanno registrato tutto ciò che è successo sul nostro pianeta. Aïvanhov ci spiega che nel piano energetico delle pietre tutto si registra: esse sono le “biblioteche”, gli annali della storia dell’umanità:

In Natura tutto si registra. L’Intelligenza cosmica ha posto ovunque degli apparecchi che hanno la funzione di registrare automaticamente gli avvenimenti che si verificano tutt’intorno. Le rocce, le pietre, la sabbia… Ovunque si trovano unicamente apparecchi in grado di registrare e trasmettere. Se solo si potesse decifrare ciò che un solo granello di sabbia racchiude a livello di registrazioni!… È il regno minerale che può darci la maggior quantità di informazioni sul passato: la memoria dell’universo è inscritta in esso. Tutto il resto è scomparso: sono scomparsi i vegetali, gli animali e gli esseri umani con le loro scoperte, ma le pietre e i metalli ci sono ancora e possono raccontarci la storia del mondo. La memoria delle pietre: ecco la vera archeologia! Non si sono ancora scoperti i mezzi per decifrarla, ma un giorno, forse, ci si riuscirà captando le onde emesse dalle pietre stesse. Nell’attesa, sapendo che tutto si registra, cercate di essere vigili in modo da registrare nelle pietre delle strade che percorrete solo ciò che avete di migliore nel vostro cuore e nella vostra anima.[5]

Oltre a questa caratteristica energetica delle pietre, è stato in precedenza osservato che le pietre sono vive e coscienti. Ora sappiamo cos’è che in ogni pietra è vivo e cosciente: non la pietra stessa, bensì l’Intelligenza cosmica che si manifesta nelle creature del mondo invisibile, in particolare gli Spiriti di Natura. Ogni pietra è abitata da una piccola Entità invisibile, e possiamo dire che, nella maggior parte dei casi essa è come addormentata. Questa Entità agisce sulla pietra per permetterle di evolvere, ma questa azione è lenta e questo processo evolutivo richiede milioni di anni.

Quando però una qualsiasi pietra viene “trattata energeticamente”, vale a dire benedetta, purificata, o semplicemente amata in modo puro e sincero da un essere umano, ecco che questa Entità si risveglia e inizia ad agire con maggiore intensità.

Aïvanhov ci spiega come si può interagire con una semplice pietra:

Talvolta accarezzo una roccia e le dico: “Abbi pazienza, un giorno sarai liberata da questa prigione”. Infatti, in quel blocco di pietra si trova un’Entità che è limitata, imprigionata e che attende di essere liberata nel momento in cui la pietra sarà finalmente frantumata. Effettivamente, quando la roccia è ridotto in polvere si trova nelle condizioni migliori per evolvere, per essere assimilata dal regno vegetale. Passando vicino a una roccia, il discepolo può dirle: “Ammiro la tua pazienza: da secoli sei lì, esposta alle bufere, al cielo, al calore intenso e non ti lamenti mai. Mi congratulo con te e ti chiedo un po’ della tua resistenza, della tua solidità”. Forse voi pensate che questo comportamento non abbia nulla di straordinario e che è perfino ridicolo. Invece, vi posso assicurare che se lo fate molte volte, con amore e fiducia, riceverete quella forza, quella stabilità che la roccia possiede, e la manifesterete nella vita.[6]

E ancora:

Le pietre sono vive; sì, vive e coscienti. Come faccio a saperlo? Nello stesso modo in cui potete saperlo anche voi, abituandovi ad entrare in comunicazione con loro. Prendete in mano una pietra e ascoltatela: a poco a poco, sentirete che essa vi racconterà la lunga storia della Terra, tutti gli avvenimenti ai quali ha assistito e che si sono registrati su di essa, poiché tutto si registra. E anche voi potete farvi udire da una pietra. Come? Parlandole con amore, poiché l’amore è il linguaggio universale che tutta la Creazione comprende. Toccate una pietra con amore: essa vibrerà già in un altro modo e potrà rispondervi con amore. Quando saprete parlare alle pietre, potrete anche affidare loro dei messaggi. Prenderete una pietra impregnandola del vostro amore, le chiederete di portare la pace e la gioia alla persona alla quale la donerete. Ogni volta che l’ho fatto, ho percepito che la pietra era felice che le affidassi una tale missione.[7]

Le pietre preziose

Non si può parlare dell’aspetto spirituale delle pietre senza soffermarsi sulle pietre preziose, in quanto questi cristalli hanno, anche da un punto di vista simbolico, energetico e spirituale, un valore particolare.

Le pietre preziose e semi-preziose sono senz’altro uno degli aspetti più affascinanti della Natura, che maggiormente interessa l’uomo. Purtroppo la loro bellezza è valutata solo in termini economici o di prestigio sociale, e cosa sia davvero una pietra preziosa e quali siano i suoi reali “poteri” pochi lo sanno. Aïvanhov spiega anzitutto che già nella fase di formazione una pietra preziosa presenta un aspetto simbolico di grande interesse, infatti:

Sin dalla più lontana antichità, le pietre preziose sono sempre state considerate simboli delle Virtù divine, ma anche dotate di poteri meravigliosi.

Le pietre preziose hanno tanto valore perché rappresentano la quintessenza più pura della Terra, risultato di un intenso lavoro di trasformazione che la Terra stessa compie sulla materia grezza che porta in seno. Con la sua scienza e la sua pazienza, riesce a trasformare tale materia, a farla evolvere e a mutarla in pietre preziose: rubini, turchesi, smeraldi, zaffiri, diamanti… Che cosa si sa della Terra? Nulla; nessuno è consapevole che la Terra è un essere vivente, intelligente, dotato di un’anima, di uno spirito e che svolge un immenso lavoro. La Terra prepara tutti quei tesori nelle sue viscere, animata da un unico desiderio: riuscire a materializzare le qualità e le virtù del Mondo celeste, qualità e virtù che vuole riflettere e presentare qui, in basso, in forma concreta e tangibile.[8]

Questa riflessione di Aïvanhov ci aiuta a capire perché le pietre preziose sono state usate in tutte le epoche, dai re come dai sacerdoti, nei riti, nelle cerimonie sacre, o come amuleti; per il loro aspetto simbolico ogni pietra rappresentava infatti per loro una determinata virtù. Una pietra preziosa è la trasformazione della materia bruta in un cristallo dalla struttura geometrica, ordinata e armonica, che permette alla luce di passare attraverso questa materia trasparente assumendo una particolare colorazione. Le pietre sono quindi un simbolo delle virtù. Vediamo di approfondire questo aspetto:

Le pietre preziose appartengono all’elemento Terra. Sono il prodotto del lavoro che la Terra è in grado di realizzare; per questa ragione sono state scelte come simboli delle virtù che l’uomo può acquisire se impara a lavorare sulla propria materia. L’usanza di mettere delle pietre preziose sulle vesti dei sacerdoti e sulla corona dei re proviene dalla conoscenza di tale simbolismo: esse rappresentano le qualità e le virtù che quegli esseri devono possedere per esercitare degnamente la propria carica. Ad ogni virtù corrisponde una pietra: alla saggezza, il topazio; alla pace e all’armonia, lo zaffiro; all’amore, il rubino ecc. Non andiamo a indagare troppo se quegli alti personaggi meritino di portare simili tesori: è il simbolismo che conta. Se i re della Terra, i papi e i cardinali portano sul capo ornamenti di pietre preziose, è perché sulla corona del Signore della Creazione sono poste delle pietre preziose. Quelle pietre sono gli Angeli, gli Arcangeli, le Divinità …[9]

Oltre all’aspetto simbolico analizziamo anche l’aspetto energetico: infatti, ogni pietra preziosa emana la vibrazione di una specifica virtù e noi possiamo lavorare con le pietre preziose per sviluppare queste virtù. Bisogna però sapere come svolgere questo lavoro, perché non sarà semplicemente portando un topazio che si diventerà più saggi. Noi stessi, con il nostro stile di vita, dobbiamo armonizzarci con la virtù che desideriamo sviluppare; la pietra amplificherà il risultato dei nostri sforzi, attirando nel nostro campo energetico quella stessa vibrazione e permettendoci di entrare in contatto con le Entità che nel piano spirituale manifestano quella virtù.

A tal proposito Aïvanhov ha spiegato:

Al discepolo non è proibito servirsi delle pietre; il lavoro spirituale può avere un punto di partenza, un supporto materiale, per cui una pietra può creare un legame con la realtà invisibile che le corrisponde. Non si deve dire: “Oh, io mi interesso solo dello spirito. Per me, tutto ciò che è materia e fisico non conta”. Sarebbe un errore, e con un atteggiamento del genere non andreste lontano. La Natura lavora con la materia, e l’uomo non ha diritto di trascurarla: la materia esiste per istruirlo e per mostrargli il cammino da seguire.

Una pietra preziosa, per piccola che sia, è una particella di materia suscettibile di fissare e trasmettere le forze cosmiche. Si deve quindi imparare a utilizzare questa caratteristica, ma non è una buona ragione per fermarsi sulla pietra e dire: “Ora spetta a lei curare la mia trasformazione, trasmettermi le sue virtù e guarirmi…” Se non fate un lavoro spirituale, sarà meglio non contare sui poteri della pietra, perché non vi servirebbero a nulla.[10]

La pietra è come un’antenna e, come ad un’antenna, bisogna darle una funzione, dei messaggi da trasmettere. Dietro quella pietra ci sono delle forze che girano, che vibrano, ma sta a voi fissarle, orientarle. Ogni pietra preziosa è già preparata dalla Natura per captare certe energie dal cosmo e diffonderle, propagarle.[11]

Ma non basta aver fiducia in una pietra preziosa e così dormire tranquilli. Ci si deve servire della pietra per svolgere un determinato lavoro. Se ne possedete una, potete creare un collegamento con le virtù che rappresenta, ma è necessario che tale pietra entri in voi, è in voi che deve nascere ed essere coltivata. Portare sul vostro corpo delle perle o delle pietre va molto bene, ma se non comprendete lo spirito del nuovo Insegnamento per portarle dentro di voi, è inutile. La pietra fisica deve essere soltanto un modello che vi ispiri e vi mostri come riprodurla interiormente, esattamente come il modello con cui lavorano i pittori e gli scultori. Guardate quelle pietre, ammiratele, ma soprattutto cercate di crearle dentro di voi… vive! In questo senso è bello possedere delle pietre, altrimenti non è altro che vanità o superstizione.[12]

Vediamo infine l’aspetto spirituale, che ovviamente è in connessione con i due precedenti. Abbiamo già detto che in ogni pietra vive un’Entità, uno spirito luminoso, che si occupa dell’evoluzione della pietra stessa. Nel caso di una pietra preziosa l’Entità che in essa vive è sicuramente più potente, con un maggiore livello di coscienza, rispetto alle normali pietre. Anche nel caso di una pietra preziosa però, prima di compiere un lavoro energetico con essa, questa Entità va “risvegliata”, e la prima cosa da fare, come abbiamo già visto, è riconoscerne la presenza, amandola e rispettandola. È poi importante purificare e consacrare la pietra e solo a questo punto è possibile svolgere un lavoro con l’Entità della pietra. A tale scopo esistono varie formule o pratiche energetiche: ad ognuno la libertà di scegliere quella che ritiene più appropriata.

Ogni pietra preziosa, amata, purificata e consacrata può diventare un prezioso alleato per l’essere umano, come sostegno nel suo processo evolutivo, aiutandolo a sviluppare determinate qualità e virtù, proteggendolo e indicandogli la via da compiere per raggiungere quella stessa purezza che l’ha resa tanto bella e preziosa.

Le montagne

Oltre alle pietre preziose c’è un altro aspetto del regno minerale che vogliamo illustrare in questo articolo: le montagne. Da sempre infatti le montagne rappresentano simbolicamente la vita spirituale, ossia un percorso iniziatico in cui la vetta rappresenta il piano divino: la meta cui ogni scalatore ambisce. Per raggiungere la vetta di una montagna bisogna compiere un lungo percorso di ascesa, e questo percorso è lo stesso che interiormente compie il discepolo, o l’Iniziato, per dominare la sua natura inferiore e raggiungere il centro, la cima del suo essere: il suo Spirito. Solo quando l’uomo si fonde con il suo Spirito, il suo Sé superiore, solo allora trova la vera pace e la vera armonia interiore, oltre che la felicità.

Dal punto di vista simbolico, l’immagine della vetta corrisponde al nostro Sole interiore. Gli Iniziati si sono sempre serviti di questo simbolo, anche nei paesi dove si trovano solo colline. È nel “Sermone della Montagna” che Gesù ha rivelato l’essenziale del suo Insegnamento, e quella montagna non viene neppure nominata… Forse, proprio perché si trattava di una montagna spirituale. La montagna è un simbolo dell’Iniziazione: la vetta è il luogo dove l’uomo si istruisce, si purifica, si libera e acquisisce una visione superiore della vita. Sulle cime, dove l’aria è così pura, è più facile raggiungere in se stessi quella vetta che la Scienza iniziatica chiama il “corpo causale”. È là, nel corpo causale, che il pensiero trova tutti gli elementi della realizzazione; e là che si trovano quelle forze e quelle potenze che noi dobbiamo raggiungere per diventare creatori.[13]

Anche se non è molto elevata, ogni vetta può diventare un santuario poiché, simbolicamente, ogni altura ci avvicina a Dio. Quel santuario ha per tetto la volta celeste.[14]

Le montagne possono inoltre essere definite delle vere e proprie “antenne”, capaci di stabilire un collegamento tra il Cielo e la Terra. La montagna non è quindi solo un simbolo, ma anche una realtà energetica: sulle montagne vivono Entità del mondo invisibile molto pure e potenti. Per tale motivo, quando si va in montagna, bisognerebbe avere un profondo senso di rispetto e di sacralità.

Le montagne sono immense antenne che mettono la Terra in comunicazione con il Cielo: esse sono il legame fra Terra e Cielo, e per questo l’acqua che scende dalle alte montagne è impregnata dei fluidi del Cielo.

Tramite le loro cime, le montagne captano le forze e le energie celesti che si manifestano sotto forma di grandi turbinii, di onde potenti e luminose. A causa della presenza di queste correnti di energie, gli Spiriti della Natura, che sono Spiriti molto evoluti, visitano spesso le cime dei monti: essi s’immergono in quegli effluvi per rinforzarsi, per rigenerarsi, e poi ripartono per svolgere il loro lavoro attraverso il mondo.[15]

 

La consapevolezza e, conseguentemente, il rispetto per le energie presenti in un certo luogo, delle Entità invisibili che lo abitano, è qualcosa di ancora molto lontano dai pensieri e dalle preoccupazioni della gente, anche se ha la sensibilità per apprezzare un ambiente come quello della montagna. Aïvanhov ci mette in guardia sulle conseguenze che un comportamento irrispettoso provoca sul silenzio e sulle Entità che abitano certi luoghi speciali della Terra.

Al giorno d’oggi, con lo sviluppo dei mezzi di trasporto, si vede sempre più gente andare in montagna; è diventata una moda. Le persone si danno agli sport invernali per distrarsi, divertirsi e raccontare poi di essere scese lungo un certo pendio, di aver scalato una certa cima… E, invece di rispettare il silenzio della montagna e di lasciarsene impregnare per scoprire gli stati di coscienza superiore, essi si comportano come in ogni altro luogo: portano con sé il loro vino, il loro prosciutto, le loro sigarette, la loro musica cacofonica, gridano, scherzano, s’accapigliano… Come se non vi fossero altri luoghi per distrarsi e far baccano! È così che disturbano enormemente gli abitanti di quelle zone. Ma nessuno dice alle persone che con la loro disattenzione e mancanza di rispetto turbano l’atmosfera e recano molestia a tutte quelle creature. Se tale situazione dovesse protrarsi nel tempo, le Entità se ne andrebbero altrove, là dove c’è veramente silenzio, là dove è molto difficile per gli uomini avere accesso. Una volta che tali Entità si saranno allontanate dai luoghi in cui abitavano, quelle zone perderanno il loro mistero, il loro carattere sacro e non saranno più così impregnati di luce, di forza spirituale; sarà un vero peccato. È dunque chiaro che se non andate in montagna con la giusta disposizione d’animo, le creature invisibili prenderanno delle precauzioni e si allontaneranno, e voi non potrete ricevere più nulla da loro. È per questo che si torna a casa piccoli e limitati come prima; tale soggiorno non sarà neppure di grande beneficio per la salute, dal momento che lo stato fisico dipende in gran parte da quello psichico. Allora a che serve salire sulle cime dei monti se non se ne torna più puri, più forti, più nobili e in miglior salute?… Se non si è capito che l’ascensione delle montagne fisiche è un’immagine dell’ascensione delle montagne spirituali? [16]

 

 

Il Regno Vegetale

Ci sarebbero davvero molte cose da dire sull’aspetto simbolico, energetico e spirituale del regno vegetale, ma a tal proposito esiste già, fortunatamente, una nutrita bibliografia, in cui vengono trattate e descritte esperienze pratiche, come la coltivazione e la cura delle piante attraverso un rapporto di collaborazione con i Deva e gli Spiriti di Natura. Basti pensare alle esperienze della comunità di Findhorn, o a M. Small Wright e al suo Giardino di Perelandra.

Vediamo comunque di analizzare alcuni aspetti essenziali di questo regno, iniziando a comprendere che le piante sono esseri intelligenti, fatto su cui anche la scienza sta indagando, giungendo a conclusioni simili.[17]

Negli Stati Uniti, nel corso dei loro esperimenti eseguiti mediante appositi apparecchi, alcuni ricercatori hanno scoperto che le piante possiedono una forma di sensibilità che le fa reagire alle presenze benefiche o malefiche; hanno constatato, infatti, che se si avvicina loro qualcuno che le aveva maltrattate, danno immediatamente segnali di paura. Quindi, anche le piante hanno una memoria. Le piante sono sensibili, e le pietre, a modo loro, pure. Se le amate, le toccate con amore, possono rispondere e farvi delle rivelazioni.[18]

La vita delle piante è in stretto rapporto con gli Spiriti di Natura: dal piano energetico essi agiscono sulla vegetazione affinché essa cresca e si sviluppi nel migliore dei modi. Per ogni fase della loro esistenza si manifestano degli Spiriti di Natura specializzati: qualcuno per la germinazione del seme, altri per lo sviluppo delle foglie, dei fiori, dei frutti, ecc. Il corpo energetico di questi Spiriti è costituito dalla stessa materia eterica degli Spiriti dei quattro elementi, ma la loro composizione varia in base alle necessità. Questi piccoli esseri determinano la vitalità, la salute e il benessere di tutto il regno vegetale.

Alcuni di questi Spiriti di Natura, chiamati Deva, si occupano più particolarmente della vegetazione. Dovunque cresca la vegetazione si trovano dei Deva. I semi che il giardiniere pianta nella terra, quando cominciano ad aprirsi e a germogliare grazie al calore e all’umidità, emettono dei suoni, come se chiamassero; allora i Deva accorrono per nutrirli e dar loro le cure di cui hanno bisogno, come fanno le madri quando si precipitano dal loro bimbo che piange. In altre fasi del loro sviluppo, le piante emettono altri suoni e allora viene ad occuparsene un’altra categoria di Spiriti. I Deva sono specializzati come lo sono gli operai delle fabbriche e sanno fare una sola cosa: alcuni si occupano unicamente di dare ai fiori i propri colori, altri danno ai fiori le forme geometriche, altri ancora la vitalità.[19]

Queste poche parole ci fanno comprendere come, almeno in teoria, qualsiasi metodo agricolo, qualsiasi intervento venga compiuto sul mondo vegetale, dovrebbe tener conto di queste Entità invisibili. La maggior parte di coloro che lavorano con la vegetazione, invece, siano essi agricoltori, giardinieri, boscaioli, o semplici fiorai, non sono coscienti di questa realtà. Fortunatamente in molti paesi ci stiamo avviando, pian piano, verso un’agricoltura sempre più rispettosa dell’ecosistema; ma questo non è ancora sufficiente: bisogna aprire la strada a un’agricoltura energetico-spirituale, che tenga conto anche degli aspetti invisibili del regno vegetale e che cerchi una collaborazione attiva con le Intelligenze cosmiche. In che modo?! Abbiamo visto che il linguaggio universale è quello dell’amore. Il vero amore apre in noi le porte dell’intuizione. Esistono poi anche tecniche – come, ad esempio, la radionica –, che sono di sostegno a questa che dovrebbe essere l’attitudine fondamentale e che mettono a disposizione degli strumenti per entrare in contatto energeticamente con le piante e gli animali. La scienza sta dimostrando quanto le piante siano intelligenti e come comunichino tra loro, ma è auspicabile che la scienza si apra anche allo studio e alla comprensione di questa Intelligenza invisibile che tutto permea. Una relazione profonda e armonica con il regno vegetale porterebbe grandi benefici al genere umano, sotto tutti i punti di vista.

Di questo grande e immenso regno prenderemo ora in considerazione solo su due grandi protagonisti: gli alberi e i fiori.

 

Gli Alberi

Fin dall’antichità l’albero è stato usato come simbolo spirituale di grande potenza. Esso collega la Terra al Cielo, dona frutti, legna, ristoro, è simbolo di vita, di forza, di armonia. In tutte le culture gli alberi erano considerati con grande rispetto e sacralità, in particolare gli alberi vecchi, antichi e maestosi, che erano visti come saggi vegliardi, custodi dei più preziosi segreti della Natura.[20]

Pensiamo ad esempio al Libro della Genesi, in cui si parla dell’Albero della Vita, chiamato anche, nella Kabbalah, Albero Sephirotico: quest’albero riassume in sé tutto l’universo, tutta la Creazione, dalla Terra fino a Dio.

L’Albero Sephirotico, che è una rappresentazione delle diverse regioni dell’Universo, è anche una rappresentazione delle diverse regioni psichiche dell’uomo.[21]

Molte altre simbologie possono essere trovate nell’albero, Aïvanhov, ad esempio, spiega:

Guardate l’albero: tiene per sé le sue radici, il suo tronco e i suoi rami, ma distribuisce i suoi fiori e i suoi frutti per la gioia di tutti; e anche le sue foglie possono essere utili. È così che la Natura ha organizzato le cose. Il saggio, che ha compreso la lezione della Natura, si sforza di imitare l’albero: conserva le sue radici, il suo tronco e i suoi rami – simbolicamente parlando –, ma distribuisce abbondantemente le sue foglie, i suoi fiori e i suoi frutti, vale a dire i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue parole, la sua luce, la sua forza. Imparate anche voi a conoscere ciò che potete dare e ciò che dovete conservare.[22]

Un albero però è anche un’Entità vivente, ha una sua propria energia e ogni specie di albero emana una particolare virtù, particolari caratteristiche; per conoscerle bisogna entrare in contatto e in sintonia profonda con ogni tipo di albero, imparare ad ascoltarlo, in modo che possa rivelare le proprie caratteristiche. L’albero le offrirà con gioia a chi, sostando in sua prossimità, saprà entrare in vibrazione con lui attraverso il principio d’amore.

Aïvanhov aveva un rapporto davvero particolare con gli alberi, come testimonia questo singolare racconto:

“Gli alberi… che ricchezza, che benedizione! Soprattutto quando si giunge a percepire che tutta quella materia solida e compatta è in realtà luce condensata. Sì, quei tronchi, quei rami, quel fogliame si nutrono di luce e sono luce solare condensata. Come non rimanere incantati al pensiero che in essi si trova in abbondanza l’amore del Sole? Inoltre, purificando l’atmosfera mediante l’ossigeno che rilasciano, gli alberi sono anche nostri benefattori; ecco perché chi vive vicino a una foresta è veramente privilegiato. Una foresta è naturalmente un luogo pieno di presenze. Non appena inizio a camminare fra gli alberi percepisco alcune presenze: per questo parlo loro. So in che modo rivolgermi a quegli Esseri, so come comunicare con la loro anima, ed essi mi comprendono.[23]

Ho un legame con gli alberi da così tanto tempo che mi è naturale dir loro che sono miei fratelli. Mi avvicino a uno di essi e l’abbraccio sussurrandogli: “Ti incarico di un messaggio per tutti gli alberi di questa foresta. Dì loro che li amo e che vorrei abbracciarli tutti”. L’albero trasmette mio messaggio e tutti gli alberi sono così contenti che quasi danzano mentre proseguo il cammino.

Un giorno, un fratello mi sorprese nel mio giardino mentre stavo abbracciando un cipresso, in seguito mi disse quanto questo gesto lo avesse stupito. Perché? Non c’è nulla di così stupefacente. Io parlo agli alberi e mi capita di abbracciarli: essi sentono che li amo e mi rispondono. Gli umani sarebbero più felici se sapessero intrattenere vere relazioni con gli alberi. Che cos’è un cipresso? Che cos’è un pino? Che cos’è un eucalipto?… Occorre essere rimasti ore intere accanto a loro per scoprirne l’anima e per comunicare con essa. È quello che io faccio spesso, ma è impossibile esprimere ciò che provo e le rivelazioni che ricevo. A quel punto, qualcosa cambia anche nelle vibrazioni di quegli alberi, anche nei loro colori. Quando entrate nelle foreste, dovete pensare che state entrando in un territorio che appartiene agli Spiriti della Natura; mettetevi in armonia con quegli Spiriti, e voi pure ne avvertirete la presenza. Non vi racconto storie: le fate esistono, e l’incantatore Merlino non è il solo ad averle frequentate nella foresta di Brocéliande.[24]

Da quando ero molto giovane ho iniziato a fare queste esperienze e continuo ancora adesso: parlo agli alberi del mio giardino e anche quando passeggio nella foresta, parlo agli alberi, li accarezzo e perfino li abbraccio. Perché? Perché sento che sono vivi e desidero entrare in comunicazione con la vita che circola in loro dalle radici fino all’estremità dei rami. Poi entro in relazione con le Creature invisibili che abitano negli alberi e che si curano di loro, perché, come esistono creature che si occupano degli uomini, esistono Entità che si occupano delle pietre, delle piante, degli animali.[25]

In tutti i paesi che percorro viaggiando, visito ovviamente molte città, ma cerco di visitare anche le foreste. Quando vedo dei begli alberi, avviene qualcosa dentro di me e io rientro a casa felice.[26]

La relazione che Aïvanhov aveva con gli alberi ci fa comprendere fino a che punto si possa arrivare nel rapporto tra uomini e alberi, un’alleanza che molte persone oggi stanno riscoprendo. Ma si può fare molto di più, chiedendo ad esempio agli alberi di aiutare l’umanità a crescere e ad evolvere:

È per questo che, quando passeggiate nei boschi, dovete avvicinarvi a un albero e dirgli: “Come sei bello e forte! Se potessi avere la tua resistenza, la tua stabilità! Ti prego di dire a tutti gli altri alberi del bosco come vi ammiro.” Allora gli spiriti che abitano quell’albero si dicono: “La maggior parte degli uomini è cieca e addormentata, ma quest’essere è entrato nel bosco e ha sentito la nostra presenza; è meraviglioso!” E sono felici e trasmettono la notizia di albero in albero, ed escono tutti dal loro rifugio per guardare e danzare attorno a voi.

Rivolgetevi a tutti gli alberi del bosco: “Voi sapete che Dio, il Creatore, è grande e sublime, ma oltre al vostro lavoro che cosa fate per servirLo di più? Bisogna che aiutate la Fratellanza Bianca Universale! Essa è qui per illuminare gli uomini, per farli rinsavire, affinché Regno di Dio si stabilisca sulla Terra. Voi stessi sarete allora molto più felici. Andate, riunitevi su tutta la Terra e dateci un aiuto!” Così tutti gli alberi della Terra saranno avvertiti si metteranno a lavorare insieme per la Luce.

Talvolta aprendo dolcemente gli occhi, potete scorgere anche un essere immenso, maestoso: è il capo di tutti gli Spiriti della foresta, la creatura che li riunisce in una sola anima. Egli vi avvolge in un immenso sguardo di Luce, proietta su voi i suoi raggi d’ogni colore e voi tornate a casa abbagliato, felice e appagato.[27]

 

I Fiori

Come le pietre preziose per il regno minerale, così i fiori sono senz’altro la più bella e sublime manifestazione del regno vegetale. I fiori sono infiniti per varietà, forme, colori, profumi, e anche in questo caso possiamo dire che rappresentino un simbolo e una realtà energetica e spirituale. Se pensiamo, ad esempio, ai fiori di Bach essi costituiscono un rimedio energetico, che sfrutta le particolari vibrazioni di determinati fiori per la cura del corpo energetico dell’essere umano. I fiori sono il simbolo della capacità di donare le proprie qualità in modo disinteressato: infatti, senza fare alcuna discriminazione, offrono la propria bellezza, il proprio profumo e tutte le loro caratteristiche a quanti si accostano ad essi. Pensiamo ad esempio alla rosa… ecco un fiore che ci indica la via del vero Amore:

Una tradizione riporta che le rose sono Entità provenienti dal pianeta Venere; esse hanno accettato di incarnarsi sulla Terra per aiutare gli esseri umani. Ma chi conosce la missione delle rose? Ci si serve di loro per ornare i giardini e gli appartamenti, per attirare un uomo o sedurre una donna. In realtà, la rosa ha il compito di rivelarci il cammino dell’amore vero. Ecco il ruolo, il messaggio della rosa. Se la rosa è considerata la regina dei fiori, è perché ci insegna il vero amore, l’amore che non imprigiona, l’amore che libera. Il giorno in cui gli esseri umani comprenderanno il sacrificio che essa ha fatto venendo in mezzo a loro e accetteranno di ricevere il suo messaggio, forse diverranno simili ad essa: ovunque, al loro passaggio, impregneranno l’atmosfera di un profumo delizioso.[28]

Ogni singolo fiore ha una propria essenza, ed è abitato da un’Entità luminosa; dipende però da noi la possibilità di percepirla ed entrare in contatto con questa Entità. Sempre in riferimento alla rosa Aïvanhov diceva:

Una rosa diventa più viva se la guardate con una coscienza illuminata: tra la rosa e voi si stabilisce un contatto; sentite che quel fiore è abitato da una creatura meravigliosa la quale si rivolge a voi.[29]

I fiori sono quindi anche una realtà energetica e spirituale e pertanto andranno considerati nella maniera più opportuna: quando li guardiamo, li contempliamo, è importante essere consapevoli che sono vivi e che se ci apriamo nei loro confronti possono offrirci i loro doni, le loro qualità e virtù.

Ecco cosa Aïvanhov suggerisce sulla relazione che è possibile avere con i fiori:

Prendiamo i fiori. Chi non li apprezza? Si ama riceverli e offrirli, si mettono in casa, si piantano in giardino, si ammirano nei parchi e in campagna, ci si meraviglia delle loro forme, dei loro colori e profumi, ma essenzialmente si considerano come elementi decorativi, che contribuiscono a rendere l’esistenza più gradevole. Con questo atteggiamento superficiale non si riceve granché dalla loro presenza. In realtà i fiori sono esseri con i quali si può entrare in relazione. Si, un fiore non è soltanto un pezzo di materia colorata e profumata: è il ricettacolo di una Entità spirituale che viene a parlarci della Terra e del Cielo. Se si sa come guardare un fiore, come legarsi a lui, si entra in relazione anche con le forze della Natura, con le creature sottili che lavorano per fare del fiore una presenza molto vivificante e poetica.[30]

 

 

Il Regno Animale

Nei libri sacri è scritto che con la Caduta l’essere umano trascinò con sé i suoi fratelli minori, ossia gli animali e che da allora alcuni rimasero fedeli all’uomo – come, ad esempio, tutti gli animali domestici – mentre altri gli dichiararono guerra proprio a causa di questo evento. Il rapporto che esiste tra l’uomo e gli animali è qualcosa di molto più intimo e straordinario di quanto l’uomo stesso possa a immaginare.

Gli animali, che si trovavano anche loro nel Paradiso, seguirono l’uomo nella Caduta, ma anche loro, da quel momento, si divisero: alcuni, per amore, non vollero abbandonare l’essere umano, mentre altri, erano talmente indignati contro di lui, che divennero suoi nemici. Ancora oggi non possono perdonarlo; pertanto, quando lo incontrano, vogliono fargli del male per ricordargli la sua colpa. Invece i primi, quelli che sono rimasti inoffensivi, hanno accettato la situazione. Ecco quel che ci rivela la tradizione esoterica.

Dunque, all’inizio non esisteva alcuna divisione fra gli animali, tutti si comprendevano e vivevano in perfetta armonia con l’uomo. In futuro l’armonia sarà ristabilita e tutto ritornerà di nuovo in ordine: gli esseri umani si comprenderanno, si tenderanno la mano, vivranno come fratelli e faranno la pace con gli animali. È questo il senso della profezia di Isaia: “Il lupo abiterà con l’agnello, la pantera dormirà con il capretto, la mucca e il leone passeggeranno insieme sotto la guida di un ragazzo…” È meravigliosa questa profezia! Quando il Regno di Dio si ristabilirà, non esisterà più ostilità fra gli uomini, né fra gli animali e gli uomini.[31]

La relazione che esiste tra l’essere umano e gli animali è tale che tutto ciò che l’essere umano fa agli animali finisce poi per avere delle ripercussioni su di lui. È necessaria una presa di coscienza di questo aspetto, in quanto la maggior parte delle persone è convinta di poter agire sulla Natura e su tutte le sue creature come meglio crede. Esistono però delle Leggi cosmiche, cui tutti siamo sottomessi e che reggono l’intera esistenza dell’universo; la Legge di causa ed effetto è una di queste: nulla rimane senza conseguenze. Secondo queste Leggi spirituali, trattare in modo crudele gli animali, sfruttandoli per un mero interesse economico, è un crimine che prima o poi andrà pagato. Non a caso secondo Aïvanhov, così come secondo altri Maestri:

Quanto agli animali – anche se non prestiamo loro molta attenzione – questi fanno parte della nostra vita, e alcuni di essi conducono accanto a noi un’esistenza dalla quale avremmo molto da imparare. Ma come considera gli animali la maggior parte degli esseri umani, e come si comporta con loro? Il modo in cui essi sfruttano alcune specie è veramente ignobile. Per avere la loro carne, la loro pelliccia, il loro cuoio, le loro corna o qualche altra parte del loro corpo, non indietreggiano di fronte a nessuna crudeltà. Ma ve l’ho già detto: un giorno gli esseri umani saranno condannati a pagare a caro prezzo questa loro crudeltà verso gli animali.

Anche se in apparenza le guerre hanno unicamente cause politiche, economiche, ecc., in realtà sono anche la conseguenza di tutti massacri di animali di cui gli uomini si rendono colpevoli. La Legge di Giustizia, che è implacabile, li obbliga a pagare con il proprio sangue quello che hanno fatto scorrere uccidendo gli animali. Quanti milioni di litri di sangue sparso sulla Terra gridano vendetta verso il Cielo! L’evaporazione di quel sangue attira una moltitudine di larve e di entità inferiori del mondo astrale, che avvelenano l’atmosfera della Terra e alimentano i conflitti. Gli esseri umani vogliono la pace – per così dire – ma finché continueranno a massacrare gli animali, avranno solo la guerra. Ecco una verità che non si conosce che forse non verrà accettata; che la si accetti o meno, io sono obbligato a rivelarla: gli esseri umani saranno trattati come hanno trattato gli animali.[32]

Da questa riflessione possiamo comprendere quanto il rapporto con gli animali andrebbe completamente rivisto. Poter sperare di costruire una società sana, che vive nella pace, significa anche migliorare il rapporto con gli animali: questi nostri fratelli minori vanno rispettati e considerati Entità senzienti, che soffrono e che hanno una loro dignità spirituale.

Analizzando questo regno da un punto di vista simbolico scopriamo che le varie specie animali sono presenti in tutte le antiche culture, in base alle loro caratteristiche, al loro comportamento e attitudine: pensiamo ad esempio agli dèi egizi.

Ogni animale, così come ogni pianta e ogni pietra, è collegato ad una virtù o a una caratteristica che ritroviamo anche nel carattere degli esseri umani. Prendiamo ad esempio animali con una forte simbologia come l’aquila, il leone, il serpente, il cervo, la colomba, ecc. Attraverso l’animale ci si può collegare a una delle virtù che esso rappresenta: la regalità del leone, la furbizia del serpente, la purezza della colomba, l’agilità del cervo, la capacità di osservazione dell’aquila, ecc. Su questo aspetto – l’animale come simbolo – esiste una ricchissima bibliografia[33]: pertanto, non approfondiremo tale argomento, e ci concentreremo invece ora sulle questioni energetiche e spirituali.

Pochi sanno, infatti, che gli animali hanno un rapporto molto stretto con il mondo invisibile, e lo percepiscono con maggiore facilità rispetto agli esseri umani. Un’animale può divenire tramite di altre Entità spirituali, come anche di anime umane, nel senso che queste Entità o queste anime usano il corpo dell’animale per relazionarsi con il mondo fisico e con gli esseri umani. Come questo possa avvenire ci viene spiegato da Aïvanhov con grande chiarezza:

È detto che in tempi antichissimi i primi uomini vivevano in armonia con gli animali: non avevano quindi nulla da temere dagli animali, e questi non fuggivano all’avvicinarsi dell’uomo. Ma ora, anche se si incontrano alcune eccezioni, il legame è spezzato, e gli animali fanno sull’essere umano delle riflessioni che raramente gli fanno onore. Quando gli animali tengono consiglio, cosa non raccontano di lui! Come lo giudicano, come lo criticano! L’essere umano si crede molto superiore, ma gli animali, che lo osservano, dicono fra di loro: “L’uomo pensa che siamo stupidi, che non capiamo. Facciamo in modo che non debba ricredersi, e continuiamo ad osservarlo”.

Provate a parlare con un animale: farà finta di non capirvi; in realtà, è in grado di capire perfettamente, ma solo quando gli fa comodo. Noi non sappiamo cosa passa per la testa degli animali, ma forse essi sanno meglio di noi cosa passa nella nostra. Noi non li capiamo, ma essi ci capiscono, o più esattamente, ci sentono. Molti di coloro che amano i cani, i gatti, i cavalli, ecc., ne hanno avuto delle prove.

A tratti, cercando di captare lo sguardo di certi animali, abbiamo l’impressione che ci nascondano qualcosa. Perché questa impressione? Perché in realtà può succedere che gli animali siano abitati da Entità astrali che ci osservano attraverso i loro occhi. Sì, altre creature vive e intelligenti possono guardarci attraverso gli occhi di un cane, di un gatto o di un cavallo. È questo che a volte dà la strana sensazione di avere di fronte qualcosa di più di un semplice animale. Ma oso appena parlarne di quest’argomento, perché passerei per uno sciocco. Eppure, è la realtà: può accadere che alcune Entità entrino nel corpo di un animale e, nei suoi occhi, incontriamo lo sguardo di quell’Entità. Questa relazione degli animali con il mondo invisibile spiega il motivo per cui alcune religioni abbiano dato ai propri dèi forme di animali. Nella religione egizia per esempio, Horus è rappresentato da un falco, Hathor da una giovenca, Toth da un ibis, Sekhmet da un leone, Bastet da un gatto…[34]

A Izgrev il Maestro Peter Deunov aveva un gatto di cui a volte ci parlava nelle sue conferenze. […] Vedendo che ci stupivamo dell’attenzione che accordava al suo gatto, il Maestro finì col dirci: “In questo gatto è rinchiusa l’anima di un grande filosofo del passato, che ha pensato male e ha vissuto male. Per questo gli parlo, per istruirlo. Voi non mi credete, perché pensate che un’anima umana non possa entrare in un gatto… Ma ragionate un po’: quando un uomo entra in un’automobile o in un aereo, voi non lo confondete con quei veicoli; sapete bene che l’automobile o l’aereo sono solo dei mezzi che egli utilizza per recarsi da un luogo all’altro. Ebbene, anche una forma animale è un veicolo che può trasportare un’anima umana. Così come voi entrate in un veicolo o ne uscite, allo stesso modo, in qualsiasi momento un’anima umana può entrare in un animale e poi uscirne. Negli animali che ci circondano si trovano spesso delle anime con le quali certe persone riescono a comunicare. L’anima che li guarda attraverso gli occhi di un animale può essere quella di un uomo o di una donna che sta seguendo un tirocinio perché deve fare alcune esperienze, capire alcune verità”.[35]

Gli animali sono dunque esseri senzienti che, come abbiamo visto precedentemente, hanno un’anima di gruppo, e stanno lentamente sviluppando il piano mentale. In particolare sono gli animali che vivono a contatto con l’uomo che seguono questo processo evolutivo con maggiore facilità.

Da un punto di vista spirituale è importante quindi considerare gli animali come i nostri fratelli minori, da accompagnare nel loro percorso evolutivo, sapendo che attraverso di loro il mondo invisibile comunica con noi e attraverso di loro possiamo ricevere dei messaggi.

Queste brevi riflessioni sono sufficienti per comprendere quanto sia importante che l’uomo rinnovi il suo rapporto con gli animali alla luce del sapere iniziatico, affinché una nuova relazione basata sul rispetto e sull’amore divenga possibile.

[1] Aïvanhov, O. M., Per diventare un libro vivente, elementi autobiografici 1, Prosveta, 2011, pp. 342-343.

[2] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2011 (25 febbraio), Prosveta, 2010.

[3] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2013 (28 gennaio), Prosveta, 2012.

[4] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia, Prosveta, 2005, p. 520.

[5] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2015 (9 aprile), Prosveta, 2014.

[6] Aïvanhov, O. M., La Nuova Terra, Prosveta, 2009, p. 108.

[7] Aïvanhov, O. M., Per diventare un libro vivente, elementi autobiografici 1, Prosveta, 2011, p. 343.

[8] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 187.

[9] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2015 (8 gennaio), Prosveta, 2014.

[10] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, pp. 189-191.

[11] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2010 (27 giugno), Prosveta, 2009.

[12] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, pp. 192-193.

[13] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014, p. 346.

[14] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014, p. 321.

[15] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2009 (26 dicembre), Prosveta, 2008.

[16] Aïvanhov, O. M., Il senso del silenzio, Prosveta, 2007; pp. 67-69.

[17] Si vedano, ad esempio, gli studi di Stefano Mancuso e il suo libro Intelligenza Verde.

[18] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 198.

[19] Aïvanhov, O. M., I frutti dell’Albero della Vita, Prosveta, 2006, p. 276.

[20] Vd. Alberi Sacri di F. Tassi, Stella Mattutina Edizioni, 2017.

[21] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2010 (30 marzo), Prosveta, 2009.

[22] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2018 (12 ottobre), Prosveta, 2017.

[23] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2013 (24 agosto), Prosveta, 2012.

[24] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014, pp. 359-360.

[25] Aïvanhov, O. M., La fede che sposta le montagne, Prosveta, 2001, pp. 189-192.

[26] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014, p. 358.

[27] Aïvanhov, O. M., I frutti dell’Albero della Vita, Prosveta, 2006, pp. 276-277.

[28] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2010 (25 luglio), Prosveta, 2009.

[29] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2017 (22 maggio), Prosveta, 2016.

[30] Aïvanhov, O. M., La fede che sposta le montagne, Prosveta, 2001, pp. 187-189.

[31] Aïvanhov, O. M., Linguaggio simbolico, linguaggio della Natura, Prosveta, 2009, pp. 188-189.

[32] Aïvanhov, O. M., Per diventare un libro vivente, elementi autobiografici 1, Prosveta, 2011, p. 343.

[33] Si vedano ad esempio i libri: Animali tra mito e simbolo e La natura e i suoi simboli.

[34] Aïvanhov, O. M., Per diventare un libro vivente, elementi autobiografici 1, Prosveta, 2011, pp. 343-345.

[35] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014; pp. 374-376.

 

Il Regno della Natura vivente – 2. I QUATTRO ELEMENTI

Nei precedenti paragrafi abbiamo visto come l’intero universo sia stato formato a partire dalla Luce. Questa Luce non è quella luce che vediamo, bensì la Luce spirituale, da cui tutto ha avuto origine. In realtà, esistono due luci: la luce visibile e la luce invisibile, che è la quintessenza della Creazione. Alcuni idiomi danno infatti, […]

La Verità ferita

Editoriale della Rivista Misli 6, 2020 di Carlo Simon Belli

Nell’anno che si sta concludendo, non è possibile esimersi dal fare un accenno alla difficile situazione sanitaria che l’intero pianeta sta attraversando ma, non avendo competenze in ambito medico, mi limiterò ad esprimere qualche riflessione da una prospettiva sociale e spirituale.

In questo senso, guardando al mondo della comunicazione, ma soprattutto alle scelte in ambito economico, sociale e sanitario che i governi stanno intraprendendo, appare assai evidente quanto, in questi tempi, la principale vittima sia la Verità, la quale appare gravemente ferita, con lesioni profonde che comportano preoccupanti ripercussioni anche nel tessuto sociale, e con cicatrici che impiegheranno anni per rimarginarsi. Nelle società in cui la Verità è stata violata, e in cui conseguentemente dominano insicurezza e incertezza, emergono forme di disagio individuale e collettivo, che si manifestano concretamente con atteggiamenti paranoici di reciproca diffidenza, paralisi di attività socializzanti, preoccupante rallentamento dei processi educativi e formativi, incremento e diffusione di svariate forme di intolleranza, xenofobia, violenza, innescando o aggravando crisi socioeconomiche contraddistinte da uno scandaloso accrescimento del divario tra ricchi e poveri.

Ebbene, bisognerà riconoscere come tutto questo possa considerarsi causa più o meno diretta di un diffuso e profondo malessere individuale, quasi come fossimo in una sorta di guerra, seppur non dichiarata. Non si muore solo di malattia, anzi, si può affermare che nel nostro mondo globalizzato si muore di più a causa di conflitti sociali, povertà, fame, disperazione, paura, e anche spesso a causa di malattie che gli individui contraggono come conseguenza di pesanti disagi psichici, che finiscono per manifestarsi in maniera dirompente sul piano sociale.

Ma la crisi sociale, economica e politica che stiamo vivendo e che rischiamo di dover affrontare nei prossimi tempi, non è riconducibile solo e soltanto a questioni materiali (come conseguenza diretta delle scelte della gran parte dei governi): se così fosse la “ripresa” sarebbe più facile da conseguire. In realtà, vi è una dimensione della crisi che è più “sottile”, più “spirituale”, e che sta incidendo in maniera molto più profonda e molto più duratura sulla nostra società globalizzata, essendo riconducibile alla diffusa perdita di fiducia, allo scoraggiamento che derivano dalla ormai forte propensione a manipolare e distorcere le informazioni, una tendenza nefasta, che ormai caratterizza la maggior parte dei governanti, dei politici, degli uomini di potere. Le moltitudini sono come disorientate, in quanto non sanno più se possono fidarsi delle élite che li governano, non si sentono più rappresentati; la diffidenza si diffonde verticalmente e orizzontalmente in tutta la società.

È ragionevole, oltre che necessario, saper riconoscere quanto tutti i fattori di crisi che si stanno profilando possono essere considerati conseguenza diretta o indiretta di verità parziali presentate come assolute, di informazioni distorte o ingannevoli, di notizie false o esagerate, spesso date con il preciso intento di creare disinformazione, ansia e smarrimento.

Purtroppo, sono ancora pochi coloro che si rendono conto di quanto sia dannoso – per i singoli individui e per la società nel suo insieme – ferire e violare la Verità; spesso neanche gli intellettuali più attenti sono consapevoli del fatto che tale pratica costituisce forse la principale fonte di disarmonia e conflitti, in tutte le civiltà, di tutti i tempi.[1]

Grandi saggi e grandi Maestri spirituali ci hanno invece spesso ammonito in proposito: nell’antico grandioso poema epico indiano Mahabharata – che narra dello scontro tra una élite di regnanti buoni contro una élite di regnanti cattivi, avvenuto nell’era (il Dvāpara-yuga) che ha preceduto la nostra (il Kali-yuga) – la vera causa del conflitto finale (che porterà ad una vera e propria ecatombe e che vedrà soccombere pressoché tutta l’umanità) sta nelle trame e nei raggiri di un protagonista apparentemente secondario, Dushasana, noto per essere falso e bugiardo; il messaggio è chiaro: le società umane rischiano la catastrofe non a causa di governanti “buoni” non sufficientemente capaci, o di governati “cattivi” troppo autoritari o crudeli, ma a causa di individui che, mentendo, diffondono zizzania.

Per tutte queste ragioni, quanti desiderano adoperarsi per il “Bene comune” – tanto da una prospettiva materialista agnostica, quanto da una prospettiva spiritualista – dovrebbero darsi come compito irrinunciabile la difesa della Verità, la non adesione alla menzogna.

Ma come adempiere a questo compito così vitale per la salute del singolo individuo e dell’intera società? Evidentemente, la conditio sine qua non sarebbe di riuscire a capire dove si “trova” la Verità, compito assai difficile, e che andrebbe affidato alla sensibilità soggettiva di ciascuno di noi.

In questa nostra realtà materiale, della Verità si può dire dove non si trova; ad esempio, essa non si trova negli “estremi”, non dimora negli eccessi, nei proclami, negli editti, di nessun schieramento, e rifugge i portatori di odio e di violenza: qui non troveremo mai una Verità assoluta. Piuttosto, è importante riconoscere che potremo trovare tante verità quanti sono gli abitanti del nostro pianeta.

In questo nostro tempo invece, travolti da un nemico invisibile, più che mai stiamo assistendo ad un tentativo diffuso di convincere tante più persone possibile che la verità è su uno dei due “fronti” che si stanno contrapponendo con tanta forza: da un lato il fronte delle istituzioni governative di tutto il mondo che, in nome di una supposta pandemia (dichiarata in base a dei parametri opinabili), stanno imponendo restrizioni alla vita sociale, limitazioni foriere di quelle ansie e disarmonie sociali che sono all’origine di quei problemi cui si accennava poc’anzi; dall’altro, in netta antitesi, abbiamo quei tanti che si ostinano a negare la gravità dell’emergenza sanitaria che le nostre società si trovano a dover affrontare, inducendo così moltissime persone a mettere in essere comportamenti incauti e irresponsabili.

Quanto sarebbe preferibile riconoscere che la verità sta in medias res, vale a dire “nel mezzo” e che pertanto, per dirla in termini semplici e diretti, ci troviamo in una situazione seria – dove quindi tutti dobbiamo assumere comportamenti civilmente responsabili –, ma che non giustifica assolutamente il sacrificio della vita sociale e delle libertà.

I cittadini di questo mondo dovrebbero sviluppare una sorta di “responsabilità civile condivisa” della salute, in virtù della quale, al fine di garantire la salute globale, ciascuno si assume singolarmente il compito di migliorare la propria salute, attraverso comportamenti oggettivamente benefici per il proprio corpo fisico, per il proprio equilibrio emotivo, per la propria condizione mentale.

Sia coloro che negano la pericolosità di questo virus, sia coloro che pretendo di trovare soluzioni esogene – con vaccini propagandati come miracolosi e approcci che medicalizzano l’esistenza –, non comprendono quale sia la verità da perseguire, quella socialmente utile e quindi “vera”. Di conseguenza, limitano o impediscono a tanti di intraprendere il percorso mediano, quello che suggerisce a tutti di assumere comportamenti adeguati a vivere in maniera più sana, in contesti ambientali e lavorativi più sani, promuovendo una nuova visione della salute che includa il rispetto del nostro ecosistema.

Non riconoscendo questa verità, i governi non approfittano di questa importantissima occasione per stimolare nei cittadini una maggiore attenzione consapevole alla salute: invece di proporre e propagandare soluzioni miracolose, e scientificamente non provate, i governi avrebbero ora l’occasione di dare ai cittadini tutta una serie di indicazioni su quei tanti comportamenti – che invece godono di comprovata scientificità – che è possibile assumere per migliorare il proprio stato generale di salute, per rafforzare il proprio sistema immunitario e renderlo più resistente a virus e batteri, di qualsiasi natura e provenienza essi siano.

Secondo ipotesi scientificamente fondate, il virus che tanto ci preoccupa rischia di essere solo il primo di una lunga serie di malattie, capaci di diffondersi facilmente nel nostro mondo globalizzato e verso le quali non ha senso concepire soluzioni che tentano di arginare gli effetti, mentre sarebbe opportuno cercare di affrontarne le cause.

Ma, al di là di queste considerazioni su cosa fare, questa è anche un’occasione assai importante per riflettere sul tema della Verità, perché è proprio quando la Verità viene ferita con così tanta veemenza che divengono evidenti le sofferenze che tale atto provoca al tessuto sociale.

Per chi ha intrapreso un percorso improntato ad una visione spirituale dell’esistenza questa è dunque l’occasione migliore per sviluppare un’attitudine volta a difendere le ragioni della Verità e, riassumendo quanto fin qui espresso, potremmo dire che a tal fine dovremo in primo luogo riconoscere la relatività delle verità che incontriamo nella nostra esistenza terrena, e che di conseguenza è necessario tenersi lontano da quanti hanno la presunzione di proporre in maniera apodittica verità assolute. In secondo luogo, è necessario riflettere sul fatto che, se vogliamo coltivare e difendere la Verità, dobbiamo altresì cacciare da noi i due sentimenti che più di altri sono i nemici (interiori ed esteriori) della Verità: la rabbia e la paura. La rabbia ci rende intolleranti verso le verità altrui, mentre la paura ci induce a credere nelle “verità” estreme e assolute, quelle che appunto non sono veritiere. Questi sentimenti ci portano anche ad essere incapaci di recepire i suggerimenti che, attraverso il nostro intuito, ci giungono dal piano spirituale.

Per aiutarci a cacciare rabbia, paura e incertezze, Aïvanhov ci ricorda il relativismo di concetti come Bene e Male, esortandoci a collegarci con un Principio di ordine superiore, che sovrasta Bene e Male, piegandoli al Suo servizio: in tal modo lo spiritualista riesce ad agire nel mondo con quel necessario distacco consapevole, agendo sempre come portatore di amore e saggezza, e manifestandosi con un nuovo modo di essere, come precursore di una nuova umanità.

Se nei nostri cuori e nelle nostre menti coltiveremo questa consapevolezza, potremo aiutare la Verità a risorgere: la Verità può infatti essere ferita, ma prima o poi, quale fenice che risorge dalle ceneri, rinasce, per rivelarsi in maniera inconfutabile.

Possiamo concludere queste brevi riflessioni con un pensiero di O. M. Aïvanhov, che ben riassume quanto abbiamo appena cercato di esprimere: «Se è così difficile dare una definizione della Verità, è perché essa non esiste in quanto tale: esistono soltanto la Saggezza e l’Amore. È il comportamento degli esseri a rivelare se essi sono nella Verità, non le teorie che presentano agli altri. Quanto a quelli che sostengono di cercare la Verità ma non l’hanno ancora trovata, essi devono comprendere che in realtà non hanno nulla da cercare: devono soltanto progredire, ogni giorno della loro vita, nell’Amore e nella Saggezza. Sono l’Amore e la Saggezza che conducono alla Verità. La Verità non la si può concepire indipendentemente dal cuore e dall’intelletto. Se essa fosse indipendente dall’attività del cuore e dell’intelletto, ciascuno dovrebbe scoprire la stessa Verità. Ebbene, le cose non stanno così: tutti – o quasi tutti – trovano una verità diversa. Soltanto coloro che posseggono l’amore e la saggezza scoprono la medesima Verità. Ecco perché, nonostante le loro diverse origini e culture, in fondo essi parlano la stessa lingua» (Pensiero di martedì 5 marzo 2019).

[1] A conferma di quanto appena detto, è interessante richiamare una citazione di Rudolf Steiner – che troviamo nell’articolo di Harrie Salman con il quale si apre la serie degli articoli di questo numero di Misli –  secondo cui, da un punto di vista esoterico, i batteri (e i virus) sono «i demoni della menzogna fisicamente incorporati» (cfr. La Saggezza dei Rosacroce, O.O. 99, conferenza del 30/5/1907) e possono quindi essere considerati la materializzazione delle menzogne della nostra civiltà materialistica.

la felicità nell'insegnamento di Aivanhov

IL CONCETTO DI “FELICITÀ” NELL’INSEGNAMENTO DI OMRAAM MIKHAËL AïVANHOV


Libri di Aivanhov

di Laura Galgani

Tratto da Misli IV – 2017

Nel XXI secolo parlare e scrivere a proposito della felicità procura un certo disagio: sarà per il fatto che questo concetto è ormai relegato per lo più all’ambito pubblicitario, dove viene impiegato per rendere accattivante un prodotto da vendere; o perché è associato ad uno stato d’animo che si ricollega all’infanzia – ormai lontana nel tempo e che senz’altro non tornerà più –  o ancora perché lo si collega ad istanti, ad attimi fuggevoli dell’esistenza, in cui qualche avvenimento scatena piacevoli sensazioni chiamate, appunto, felicità. Questi attimi, per la maggior parte delle persone, sono davvero solo momenti, o al massimo brevi periodi, in quanto le condizioni esterne, non sempre favorevoli, li trasformano presto in stati d’animo più o meno grigi.

Di felicità non se ne parla quindi apertamente, come se fosse una pretesa eccessiva, un qualcosa di cui un individuo adulto e maturo sa bene di dover fare a meno; e se per sua fortuna gli sarà dato ancora di provarla, farà bene a tacere e a custodire per sé quelle sensazioni preziose. Condividere quegli attimi, infatti, potrebbe toglierne il beneficio e la proprietà esclusiva, nonché il potere taumaturgico di lenire la sofferenza. Si può quindi dire che, nei confronti della felicità, l’essere umano si trova di fronte ad un nuovo e moderno tabù, che lascia davvero l’amaro in bocca.

Tutto ciò nasce da un equivoco, basato essenzialmente sulla poca conoscenza che l’essere umano ha di sé. Egli, infatti, ha il diritto di essere felice! Anzi, il dovere!

Questo dovere non coincide però necessariamente, o non soltanto, con la realizzazione di quelle aspirazioni che si nutrono sin da giovani: avere un buon lavoro, guadagnare molti soldi, amare un/a compagno/a ed essere riamati, avere dei figli sani e forti, viaggiare, avere una bella casa; infatti, anche se riuscissimo davvero a conquistare tutto ciò, non è detto che potremmo dirci veramente felici.

Si afferma comunemente che “il denaro non dà la felicità”, eppure bisogna riconoscere che l’aspetto economico dell’esistenza interessa buona parte dei pensieri e condiziona lo stato d’animo degli esseri umani: quante volte si ha paura “di non farcela”, e ci si sente sprofondare perché si pensa di non avere abbastanza denaro per la propria sussistenza?

L’Insegnamento filosofico di Omraam Mikhaël Aïvanhov propone interessanti riflessioni su questo tema, che aiutano a trovare il giusto atteggiamento nei confronti del denaro:

Per risolvere una volta per tutte il problema del denaro, bisogna sapere che il vero pericolo sta nel consentirgli di prendere possesso della mente dell’uomo. Intendo dire che non è bene pensare solo al denaro, in quanto l’idea del denaro e il desiderio di possederne, si ingrandisce via via, gonfiandosi al punto da oscurare il cielo. È come una tenda che impedisce alla Luce celeste di penetrare e di venire a dimorare nell’essere umano. È buona cosa avere del denaro, […] ma a condizione che lo si metta in tasca, in un cassetto, in cassaforte … per poterne disporre quando se ne ha bisogno. Mettetelo da qualsiasi parte, ma non in testa, altrimenti diventerà il vostro padrone e voi il suo schiavo. Se, invece, il padrone siete voi, il denaro dovrà obbedire, e ne potrete fare tante cose buone.[1]

Questa riflessione ci aiuta anzitutto a comprendere che il denaro deve ritornare ad essere, nell’esistenza di un essere umano, un semplice strumento e non il suo centro; evitando in particolar modo di pensare che l’ottenimento della felicità sia ad esso collegato.

Si può quindi dire che la prima illusione che ci allontana dalla felicità risiede nel cercare questo stato d’animo in qualcosa di esterno alla natura umana, come per l’appunto il denaro. È necessario, vedremo, partire dall’interiorità e coltivare l’idea della felicità come un dono, intimo e personale, che ogni essere può conquistare.

Nell’insegnamento del filosofo Omraam M. A. troviamo passaggi che aprono nuove prospettive assolutamente invitanti e gratificanti sul perché e sul come si possa sviluppare una felicità stabile e duratura:

Se volete la felicità non rimanete con le mani in mano, ma partite alla ricerca degli elementi che vi permettano di trovarla. Tali elementi appartengono al mondo divino, e quando li avrete trovati, amerete il mondo intero e sarete riamati da tutti, godrete di una migliore comprensione delle cose e avrete finalmente il potere di agire e di realizzare.[2]

Si prospetta quindi un lungo viaggio, volto ad una profonda comprensione di cosa si debba intendere per felicità e soprattutto di dove andare a cercarla. Prima, però, è bene liberare il campo da possibili falsi obiettivi! Omraam M. A., ad esempio, insegna a distinguere la differenza che esiste fra piacere e felicità. Troppo spesso, infatti, nella vita quotidiana, questi due concetti vengono confusi tra loro, e si crede che il piacere coincida con la felicità:

 

Orientarsi secondo il piacere che si prova presenta dei rischi, poiché, di solito, ciò che piace alimenta solo gli istinti, anziché l’anima e lo spirito. Basta vedere in che cosa l’essere umano trova piacere: nel mangiare, nel bere, nell’abbracciare un uomo o una donna, nel gioco, nel demolire gli altri, nella vendetta, ecc.; le possibilità non mancano. Ma, di questo passo, dove andrà a finire? Certamente non nella felicità, poiché la felicità è qualcosa di più vasto, di infinito, mentre il piacere tocca nell’uomo un campo molto limitato, quello della sua natura inferiore, egoista e limitata.[3]

Da questa riflessione risulta evidente come piacere e felicità tocchino e agiscano su diverse parti dell’essere umano. Il piacere è legato per lo più al corpo fisico, la felicità invece all’anima e allo spirito.

Omraam M. A. utilizza un’immagine molto eloquente, che aiuta a capire cosa accade se, nella vita, si pone il piacere al primo posto:

Non si tratta di privarci del piacere, ma semplicemente di non metterlo al primo posto come scopo della nostra esistenza, poiché fisicamente ci debilita e spiritualmente ci impoverisce. Chi cerca il piacere prima di ogni altra cosa si comporta come chi, per rimediare al freddo dell’inverno, utilizza per riscaldarsi tutti gli oggetti di legno della propria casa: le porte, le finestre, le sedie, i letti, gli armadi… dopo un po’ di tempo non gli rimane più nulla. Lo stesso accade a colui che si lascia guidare dal piacere: le emozioni e le sensazioni che sta vivendo bruciano a poco a poco le sue riserve. Coloro che cercano il piacere a tutti i costi, devono quindi sapere che cosa offrirà loro l’avvenire: l’impoverimento e l’offuscamento della coscienza. Non potendo conoscere i tesori dell’anima e dello spirito, conoscono soltanto quello che accade nello stomaco, nel ventre o ancora più in basso.[4]

C’è un’altra grande illusione che allontana molte persone dal poter vivere e sperimentare la felicità: la convinzione che essa si possa raggiungere solo nella vita di coppia. Quante persone credono che senza un compagno o una compagna si sia condannati ad essere irrimediabilmente soli ed infelici!

L’origine e la causa di questo senso di triste solitudine che molti vivono ci viene spiegato con chiarezza da Omraam M. A. in questa seguente riflessione:

Quanti si lamentano della solitudine! Ebbene, devono sapere che sono loro ad aver creato quella solitudine in se stessi, nella propria mente. In realtà non si è mai soli. E allora, perché le persone si sentono sole? Perché non hanno molto amore. «Come? – diranno – ma noi abbiamo fin troppo amore, non sogniamo altro che l’amore!» Appunto, qui sta l’errore: sognano l’amore, aspettano il principe o la principessa delle fiabe, ed è per questo che si sentono sole: perché aspettano l’amore invece di cercarlo dentro di sé. L’amore che si attende non arriverà mai. L’amore non lo si deve aspettare dall’esterno: si trova dentro di noi, lasciatelo uscire, lasciate che si manifesti, questo è l’unico modo in cui lo incontrerete veramente.[5]

Il problema della solitudine oltretutto non tocca esclusivamente le persone sole; quanta solitudine e infelicità troviamo anche in coloro che vivono una relazione di coppia! Le aspettative spingono a credere che sia sempre l’altro a dover rendere felice; tutti desiderano un partner capace di prevenire e realizzare ogni desiderio, soddisfare tutte le necessità, rispondere ai bisogni di accudimento, sostegno, risoluzione dei problemi, gratificazione, sicurezza, piacere … magari prima ancora di averli espressi.

Nella relazione di coppia spesso l’altro viene visto come una fonte d’acqua cui attingere a piacimento, e si beve, si beve…  finché la sorgente si esaurisce, e ugualmente ciò che sosteneva e nutriva la relazione.

Omraam M. A. ci invita a considerare la coppia da un punto di vista diverso, in una prospettiva che permetta di sperimentare un’immensa felicità nella relazione:

Tutti cercano il principio femminile superiore. Quando si parla di felicità, è lei che si cerca, perché è lei che la distribuisce. […] Se volete bere dalla tazza della felicità, cercate di considerare la donna come un’Anima e voi come uno Spirito. Un altro tipo di relazione si instaurerà allora fra voi e le donne. (T.d.A)[6]

Questa riflessione comporta un radicale cambiamento di prospettiva. Omraam M. A. consiglia quindi di andare oltre l’apparenza per cercare di conoscere l’essere umano nella sua essenza, infatti:

Gli esseri umani non si limitano all’aspetto esteriore: ciascuno di essi ha un’Anima, uno Spirito, e anche se quell’Anima e quello Spirito si manifestano raramente, esistono […]. Credetemi, il miglior modo di agire con gli altri consiste nello scoprire le loro qualità, le loro virtù e le loro ricchezze spirituali, e concentrarsi su di esse.[7]

Occorre allora comprendere e conoscere la natura profonda dell’essere umano, com’è fatto e come funziona, e per far questo è necessario andare oltre il piano fisico e materiale nel quale viviamo la nostra quotidianità.

Omraam M. A., in numerosi passaggi, illustra la struttura dell’essere umano, divisa in due parti: la natura “inferiore”, composta dal Corpo fisico, dal Corpo astrale (il mondo delle emozioni e dei sentimenti) dal Corpo mentale, e la natura “Superiore”, costituita dal Corpo atmico (il corpo della volontà superiore), dal Corpo buddico (il mondo dei sentimenti superiori), e dal Corpo causale (il piano mentale superiore).

In sostanza, questi corpi sono «l’uno il riflesso dell’altro, come una casa che si specchia su un lago […], non c’è separazione fra i due, è come un gatto davvero lungo che cerca di mordere la sua stessa coda, e sente male! Fra la testa e la coda c’è qualcosa in mezzo, e la stessa cosa accade a noi. Il Sé superiore vuole connettersi al sé inferiore, vuole discendere in basso e cerca di arrivare, attraverso la materia del nostro corpo, al sé inferiore […] è la perfezione, è Dio che vuole connettersi all’uomo».[8] (T.d.A)

Questo processo di unificazione della natura Superiore con la natura inferiore costituisce un lungo cammino per l’essere umano, un cammino però non è facile, che spesso fa sentire così lontani dall’armonia, dall’unità, dalla comunione con il Sé superiore, che si ha la sensazione di essere come scissi, divisi interiormente. Per spiegare bene questo concetto di dualità, Omraam M. A., in francese, utilizza parole molto efficaci, quali: bifurcation (scissione, separazione, bivio, divisione) e unification (unità, armonia, coesione):

Non essere scissi significa non avere due pensieri contrari, due ideali incompatibili, due desideri o due attività che si contraddicono […] Il discepolo deve prima di tutto evitare ed impedire le separazioni correggendo gli errori.[9] (T.d.A)

Questa divisione interiore è oggi sempre più comune, in quanto viviamo in una società contraddittoria: da una parte troviamo gli elevati ideali cui tutti aspirano, di pace, fratellanza, armonia, dall’altra le piccole o grandi ambizioni personali ed egoistiche di successo, potere e benessere materiale. Ci si sente così in bilico fra i due piatti della bilancia, dilaniati nel dover scegliere a quale parte di sé dare voce. Chi, infatti, può dire di condurre un’esistenza assolutamente coerente con un unico principio unificatore?

Eppure la vera felicità non può esistere se interiormente si è nella scissione. Omraam M. A. ci spiega come comprendere se interiormente siamo in uno stato di unità o di divisione:

E la felicità, la gioia, la salute, che cosa sono? Un’unità. Nel momento in cui siete contenti, leggeri, sorridenti, osservate se tutto è in accordo dentro di voi, se tutto è unito, se niente è rimasto da parte […]. Se siete gioiosi ma il vostro plesso solare è contratto, c’è da qualche parte una dissonanza, qualche cosa che non lavora in armonia con il tutto. La disunione è alla base di tutti i mali e di tutte le sofferenze umane. L’unità è alla base di tutte le forze, il fondamento della potenza.[10] (T.d.A)

La ricerca e l’ottenimento della felicità passano quindi dalla ricerca dell’unità, e se accade di trovarsi interiormente nella separazione, è necessario porvi rimedio il più velocemente possibile:

Il discepolo deve prima di tutto evitare ed impedire le separazioni correggendo gli errori. È questo il lavoro degno di un discepolo. Si occupi quindi per anni di armonizzare e riconciliare tutto dentro di sé.[11] (T.d.A)

Il lavoro suggerito da Omraam M. A., volto a creare l’unità interiore, passa però da una maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore, dei propri stati d’animo, delle proprie personalità in conflitto che, vedremo, lo stesso Omraam M. A. paragona a tante “tribù”. Il lavoro di unificazione presuppone che queste “tribù”, durante tutto il percorso della vita, imparino a sottomettersi al volere del Sé superiore, l’unico capace di creare una vera unità e di instaurare, nell’essere umano, un regno di pace e armonia:

Quando in lui il Sé superiore parlerà, Egli detterà le leggi dell’amore, della giustizia, della purezza, dell’obbedienza alla volontà di Dio a tutti gli abitanti. Le stesse leggi per tutti e in tutto il regno! […] Vale la pena consacrare la vita intera a questa unificazione; soffrire, lavorare, al fine di riunire le tribù del nostro mondo interiore che hanno così tante abitudini e gusti differenti, al fine di creare una nazione, un regno, una famiglia, con una testa che governa l’insieme! Non è una realizzazione esteriore, bensì interiore. […] Il compito principale di un re è quello di pacificare il proprio popolo.[12] (T.d.A)

Quest’immagine del modo interiore visto come un regno verrà affrontata anche successivamente, in quanto è possibile approfondirla ed esplorarla anche sui piani più elevati dell’esistenza umana.

Il lavoro che ognuno può compiere su di sé nella ricerca della felicità e nell’unità interiore è qualcosa che porta benefici e vantaggi non solo a livello individuale, ma anche sul piano collettivo.

Omraam M. A. infatti ci spiega che nell’unità si trova la chiave di volta per superare i non solo i conflitti e le difficoltà personali, ma anche i conflitti e i disordini sociali.

Cari fratelli e sorelle, l’essere divisi è il più grande nemico della nostra felicità. Se vogliamo creare delle condizioni favorevoli per i nostri Paesi e per l’umanità, dobbiamo diventare tutti dei servitori dell’amore e della saggezza. […] Stabiliamo l’unità prima di tutto in noi stessi, poi nella nostra famiglia e nella società. Se ne siamo capaci, questo avviene grazie a un amore che sottintende nobili sentimenti e pensieri luminosi. Sono questi che creano l’unità.[13] (T.d.A)

La ricerca dell’unità e la conseguente felicità che ne deriva, sono da considerarsi un processo interiore, composto da diversi gradi e livelli di sviluppo. Omraam M. A. individua in questo processo di armonizzazione e unificazione interiore tre grandi livelli, vediamo quali:

La contentezza, che, aumentando, si trasforma e diventa gioia, con le sue diverse sfumature, la quale, condensandosi, si trasforma in Resurrezione, e cioè Felicità, Nirvana, Vita eterna. È vero: se voi vi sentite contenti, è perché vi avvicinate all’armonia, è perché vi allontanate da una biforcazione, e se persistete lungo la via intrapresa, conoscerete l’allegria, la gioia, poi la beatitudine e la Vita eterna. Come si fa ad introdurre in sé l’ordine e l’armonia? Bisogna dirigere tutto il proprio amore verso un centro unico, il Signore […] bisogna amare l’unità, farne il proprio ideale.[14] (T.d.A)

In questa riflessione Omraam M. A. spiega qual è l’elemento essenziale di questo processo di unificazione: «dirigere tutto il proprio amore verso un centro unico, il Signore». Questo Centro, verso cui tutto deve convergere, è rappresentato simbolicamente dal sole: la sua luce, il suo calore, il suo lavoro senza fine, di cui tutte le creature, indistintamente, beneficiano, è il primo esempio da prendere in considerazione per superare i contrasti interiori e lavorare secondo un ideale superiore:

Anziché prefiggerci il piacere come scopo dell’esistenza, ci si dovrebbe dire: ‘Ora devo fare della mia vita qualcosa di utile, qualcosa che abbia un profondo significato: sostituire al piacere il lavoro, cioè un ideale.’ E quale dovrebbe essere questo lavoro? Quello del sole. Non vi è attività che superi quella che svolge il sole. Senza mai fermarsi, indiscriminatamente, esso illumina, riscalda e dà vita.[15]

Lavorare come lavora il sole, identificarsi con esso, sviluppare le sue stesse qualità di amore, abnegazione, generosità… questo lavoro interiore, di miglioramento e perfezionamento produce fin da subito i suoi frutti:

Il discepolo che vuole imitare con serietà il compito del sole, dapprima lo farà naturalmente in modo maldestro e imperfetto, ma un giorno comincerà anch’egli a irradiare luce, calore e vita, proprio come fa il sole. Quando un discepolo intraprende un simile lavoro, tutto il resto lo interesserà sempre meno, e le solite piccole gioie e distrazioni quotidiane impallidiranno dinnanzi al grandioso compito di imitare il sole. Avvertirà allora un piacere, una gioia e un’espansione della propria coscienza senza pari.[16]

Ed è proprio così: quale gioia può rivelarsi più grande e autentica dell’irradiare luce, calore e vita come il sole? Contemplarlo al suo sorgere, e lasciarsi avvolgere dalla sua pura luce, fondersi in lui e respirarne le particelle ricchissime che arrivano con i suoi primi raggi dorati, ecco il cammino che porta alla felicità.

Un lavoro di profonda purificazione che permette all’essere umano di bruciare tutte quelle scorie, quei pensieri faticosi, quegli stati d’animo negativi, persino quelle esperienze dolorose che ne hanno segnato l’esistenza e che hanno appesantito il suo spirito, impedendogli di divenire potente, capace di librarsi verso il Cielo e di unirsi a Dio.

In questo stato di gioia e armonia interiore la respirazione diventa esperienza di autentica felicità:

Inspirare, espirare… inspirare, espirare… La felicità è il respiro dell’anima. […] Si potrebbe dire che il respiro è stato dato all’uomo per fargli capire che tutto ciò che è tangibile, come il denaro, le ricchezze, ecc. non può essere paragonato a ciò che è sottile, impalpabile, invisibile, a quel mondo eterico nel quale l’uomo è immerso. Tutti coloro che hanno la consapevolezza di essere immersi nel mondo eterico, nel mondo spirituale, respirano ininterrottamente e sono felici grazie a quella respirazione.[17]

La respirazione, la contemplazione e la meditazione al sorgere del sole sono quindi mezzi e strumenti a nostra disposizione per riuscire a viaggiare con la nostra anima verso il sole, dove potremmo finalmente fonderci nel nostro Sé superiore:

Quindi esiste qualcosa nell’essere umano che si estende fino a molto lontano: sono delle emanazioni, dei raggi che arrivano fino al Sole. […]  E là, vi è l’essere umano nel suo aspetto superiore: il suo aspetto divino si trova già nel Sole. Ma poiché la coscienza risiede nel cervello, l’uomo non può rendersi conto che abita nel Sole. […] Quando l’essere umano diverrà cosciente di tutte queste verità […], si collocherà nella coscienza che si trova al di sopra della coscienza, che è già nella regione della super coscienza, fino a comprendere che ne è un abitante, che abita già in alto. Che cos’è questo essere, questa entità? È il nostro Sé superiore che abita nel sole; non abita nel nostro corpo fisico, poiché se vi abitasse compirebbe delle cose straordinarie, formidabili. Viene di tanto in tanto, si manifesta qualche volta, prende contatto col cervello, ma poiché questo non è ancora pronto a vibrare all’unisono con lui, se ne va e si prepara finché il cervello gli offrirà rifugio, e il Sé superiore non è nient’altro che una particella di Dio. Noi, nelle regioni superiori, siamo Dio stesso; perché al di fuori di Dio non esiste niente. […] Una particella di noi abita già in Dio in una felicità incredibile.[18] (T.d.A)

Questo obiettivo molto elevato può forse spaventare o scoraggiare; come si fa, concretamente, a raggiungere il proprio Sé superiore, che abita già nel sole? Si vive nei tormenti, nelle difficoltà, nella routine della quotidianità!

Anche in questo caso Omraam M. A. ci mostra qual è la giusta attitudine da adottare nei confronti di tali quesiti. Ciò che conta, egli afferma, non sono infatti i risultati, ma il lavoro di perfezionamento.

Si deve desiderare la gioia, la pienezza e la pace, poiché quella è la vera vita, ma finché si è ancora troppo imperfetti, si passerà loro accanto senza sfiorarle. Per dimostrare la veridicità di quanto sopra, chiediamoci: chi non desidera la felicità? Tutti gli esseri viventi non desiderano altro. Gli uomini trascorrono il loro tempo facendo progetti per realizzare quello che pensano li possa rendere felici, eppure non lo sono mai … C’è dunque ancora qualche cosa da capire e da rettificare. Infatti, finché non si sono fatti sforzi sulla via della perfezione, non bisogna desiderare che la vita sia facile e priva di difficoltà – non lo sarà comunque. Le difficoltà che ci impongono degli sforzi vanno accettate, ben sapendo che i motori che ci condurranno alla vera felicità sono proprio gli sforzi.[19]

Questo lavoro di perfezionamento interiore presuppone anche la capacità di affrontare con serenità le difficoltà, in quanto anch’esse possono essere viste come occasioni di crescita e perfezionamento. Non è quindi rifuggendo le difficoltà che si ottiene la vera felicità, poiché essa non rappresenta un rifugio, una facile soluzione per chi rinuncia a vivere se stesso e la propria vita. Piuttosto, la felicità:

Altro non è che uno stato di coscienza, un modo di capire, di sentire, di comportarsi, un modo di essere nella vita, ed è per questo che può appartenere solo a coloro che la sanno trovare con l’appoggio di un lavoro spirituale. La felicità, come la pace, è una sintesi: se comprendiamo bene le cose e le facciamo nostre, avremo la possibilità di agire bene e di essere felici. Per arrivarvi, bisogna tuttavia accettare la scienza iniziatica che è la sola capace di insegnare all’intelletto, al cuore, e alla volontà i metodi per dominare la natura inferiore, la personalità, al fine di dare alla natura superiore, l’individualità, tutte le possibilità di evolvere.[20]

«La felicità come modo di essere nella vita»: ecco una frase da interiorizzare e ripetere ogni giorno, come un mantra: al risveglio, durante le attività della giornata, al lavoro, nell’interagire con la famiglia, ma anche nel fare la spesa in un caotico supermercato … rivestire tutto di una possibile felicità che è già presente nell’animo umano.

La profonda comprensione che la felicità sia uno stato di coscienza permetterà di nutrire la mente, il cuore, e aprirà la strada affinché essa prenda stabilmente dimora nella profondità dell’essere. Ma prima è necessario desiderarla, proiettarla dentro e fuori di noi con il fuoco dell’amore, senza il quale nessuna realizzazione sarà possibile. La felicità va amata, vissuta e percepita, perché la felicità è come un’amante, sempre in cerca del suo amato, l’essere umano, e quando lo trova lo colma di un’energia inesauribile.

La strada che porta a realizzare la felicità, come stato di coscienza, è lunga, ma appena intrapresa permette all’essere umano di vivere in pace con se stesso e con tutto il suo mondo interiore. Questo lavoro che ognuno di noi deve compiere, può essere paragonato, come dicevamo, a quello di un sovrano che regna sulle tribù che vivono sulle proprie terre.

Quando l’essere umano arriverà ad essere ragionevole, intelligente, risvegliato e vigile per custodire il suo regno – regno che rappresenta lui stesso – solo allora otterrà una pace stabile e duratura. E che cosa sarà questa pace? Una felicità indescrivibile, una sinfonia ininterrotta, uno stato di coscienza sublime, in cui tutte le cellule si dilatano in un oceano di luce, nuotano nell’acqua viva e si nutrono di ambrosia.[21] (T.d.A)

Se si riesce, anche solo per brevi istanti, ad attingere a quell’oceano di Luce, improvvisamente si comprende che tutto è perfetto, che non c’è bisogno di avere alcuna paura, che ci si può perdere in quell’amore sconfinato che esiste dentro e fuori di noi, e che si può ritornare a fondersi con quella Luce dalla quale siamo stati generati, per continuare a vivere nella felicità come scintilla inesauribile in seno all’Eterno.

Questa fusione è l’unione tra il Sé superiore e il sé inferiore dell’essere umano, che genera attimi indescrivibili di immensa gioia, felicità, armonia, pace e gratitudine.

Terminiamo questo breve excursus sul tema della felicità con un’ultima riflessione di Omraam M. A. in cui egli descrive con poetiche parole questo stato di coscienza chiamato felicità.

Solo quando la natura Superiore sarà venuta a dimorare in voi, potrete assaporare una felicità indescrivibile. Sarete felici senza conoscerne la ragione. Quella felicità – ed è la cosa più sorprendente – è una felicità senza causa. Vi appare meraviglioso vivere, respirare, mangiare … nulla vi è accaduto, né regali, né eredità, né incontri, tuttavia siete felici, perché qualcosa vi ha raggiunti dall’alto, qualcosa che non dipende da voi … come un nettare sceso dal Cielo, e sarete sorpresi di trovare in voi stessi quel meraviglioso stato di coscienza. Gioite e non ne sapete il perché. Ecco qual è la vera felicità.[22]

Biografia
Opere Edite

Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007,

Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017.

Opere inedite

Aïvanhov, O. M., La vraie place des deux principes, Conférence n. 516 du 27 mars 1951, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Comment regarder le soleil. Séparativité, Réalité et Maya, Conférence du 31 juillet 1967, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Bifurcation et unification, Conférence n. 194 du 14 avril 1943, Prosveta.

Conferenze audio:

Aïvanhov, O. M., Conférence du 28 aout 1965, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 31 juillet 1971, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 23 juillet 1973, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 07 aout 1976, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 17 juillet 1981, Prosveta.

Note

[1]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, pp. 49-50.

[2]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 14.

[3]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 20.

[4]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 30.

[5]  Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017, p. 34.

[6]  Aïvanhov, O. M., «Il vero posto dei due principi», Conferenza nr. 516 del 27 marzo 1951, Prosveta, 1951.

[7]  Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017, p. 36.

[8]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[9]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[10]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[11]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[12]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[13]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[14]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[15]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 30-31.

[16]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, pp. 30-31.

[17]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 79.

[18]  Aïvanhov, O. M., Come guardare il sole: separazione, realtà e illusione, Conferenza del 31 luglio 1967, Prosveta, 1967.

[19]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 41.

[20]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 76.

[21]  Aïvanhov, O. M., Conferenza del 23 luglio 1973, Prosveta, 1973.

[22]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 78.

[1] Laura Galgani (Firenze, 1963), partecipa da anni alle attività del Centro Studi della Fondazione Omraam; dedicandosi allo studio dell’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov, e approfondendo temi di carattere spirituale, finalizzati all’evoluzione interiore. Scrive testi teatrali per ragazzi, su questioni di attualità, dedicandosi inoltre a laboratori teatrali per la preparazione all’interpretazione scenica dei testi, e alla messa in scena dei lavori con la partecipazione dei giovani attori.

meditazione sorgere del sole e laser

LA MEDITAZIONE LASER E LA MEDITAZIONE AL SORGERE DEL SOLE parte 3/3

La Meditazione sulla Luce nell’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov 3/3

Centro Studi Internazionale Omraam Mikhaël Aïvanhov

Tratto da Misli III – 2016


Libri di Aivanhov

MEDITAZIONE SULLA LUCE

Di tutte le possibili pratiche meditative Omraam M. A. consigliava ai suoi numerosi ascoltatori di meditare sulla Luce:

La Luce è quella sostanza che Dio, il Fuoco primordiale, ha emanato all’origine del mondo dicendo: «Che la Luce sia!». Quella Luce altro non è che il Verbo citato all’inizio del Vangelo di San Giovanni: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio… Tutto ciò che è stato fatto, è stato fatto da Lui…». La Luce è il Verbo che il Creatore ha pronunciato e col quale ha creato il mondo.

Il mondo fisico, così come lo conosciamo, altro non è che la condensazione della Luce primordiale. Dio, il Principio attivo, ha proiettato quella Luce e l’ha utilizzata quale materia per creare l’universo. Si comincia così a percepire la manifestazione dei due principi maschile e femminile, che sono all’origine della Creazione, poiché Dio, il Fuoco, il principio maschile, ha emanato da Sé, e proiettato, il principio femminile, la Luce, la materia con la quale doveva creare.[i]

Secondo il libro della Genesi, il primo evento fu quindi la creazione della Luce. Dio disse: «Che Luce sia!». Ma di quale luce si trattava? In bulgaro abbiamo due termini diversi per indicare la luce: svetlina e Videlina. Il termine svetlina sta a indicare la luce fisica ed è formato sulla radice di un verbo che significa “brillare”. Videlina, invece, è la Luce spirituale ed è il termine fondato sulla radice del verbo “vedere”. Videlina è quindi la Luce che permette di vedere il mondo spirituale, il mondo invisibile; è Videlina che, materializzandosi, ha prodotto svetlina, la luce fisica.[ii]

La Luce è lo stato più sottile della materia e ciò che noi chiamiamo materia altro non è che la forma più condensata della Luce. Si tratta dunque della stessa materia per tutto l’universo… ovvero della stessa Luce… più o meno sottile, più o meno condensata. Tutto ciò che si trova condensato sulla terra esiste nel piano eterico in forma più sottile, più pura. Ed è appunto questo il significato del lavoro spirituale: riuscire a cogliere tutto ciò di cui abbiamo bisogno, lo stato sottile più simile allo stato primordiale.[iii]

La Luce è dunque quella materia con cui tutto l’Universo è stato creato. Questo concetto ci permette di comprendere che, grazie alla Luce spirituale, vero e proprio “mattone fondamentale” della Creazione, possiamo attingere a tutti gli elementi di cui il nostro corpo fisico e i nostri corpi sottili possono aver bisogno. Inoltre, la Luce spirituale, essendo la prima manifestazione del Creatore, è il mezzo più efficace per collegarci a Lui. Racconta Omraam M. A.:

Molti anni fa, quando ero ancora un giovanissimo discepolo del Maestro Peter Deunov, gli avevo posto la seguente domanda: «Qual è il mezzo più efficace per legarsi a Dio e per sviluppare le facoltà e le virtù spirituali?» Mi rispose: «Si deve pensare alla Luce, concentrarsi su di Essa e immaginare che l’universo intero sia immerso nella Luce». Su quella visione ho lavorato a lungo e ho imparato moltissimo. In realtà, Dio non è la Luce, è molto di più della Luce; non Lo si può conoscere e nemmeno immaginare. Dio non è la Luce, ma poiché la Luce è la prima emanazione divina, contiene tutte le qualità, tutte le virtù di Dio, per cui si può conoscere Dio soltanto attraverso la Luce.[iv]

La Luce spirituale dona la vita alla Creazione, e infatti la Luce spirituale è un’Entità vivente:

Nella Luce vi è tutto; è all’origine del mondo, è la causa dell’universo. La Luce è uno Spirito, uno Spirito che viene dal sole… Ogni raggio è una forza straordinaria che va dovunque per penetrare la materia e lavorare su di essa. Se vi è un campo da approfondire veramente, è proprio quello della Luce: che cosa è veramente, come agisce e in quale modo noi pure dobbiamo lavorare con essa.[v]

Beati coloro che hanno posto nella loro mente, nella loro anima, nel loro cuore e nello Spirito la Luce, la Luce spirituale, che è la vera ricchezza.[vi]

Ecco quindi un esercizio che potete fare ogni giorno, più volte al giorno, appena avete qualche minuto: cercate di concentrarvi sulla Luce, di riposarvi nella Luce, di fondervi nella Luce, impregnavi di Luce… Immaginate che l’universo intero sia immerso in quella Luce. Sentirete a poco a poco che in voi tutto si ristabilisce, si riequilibra, che quella luce vi porta la vera conoscenza, la pace duratura, l’equilibrio e la potenza. Invece di perdere il vostro tempo in tante attività inutili, pensate alla Luce che rischiara, che vivifica e che calma.[vii]

Quando sarete riusciti a concentrarvi sulla Luce, quando la sentirete come un oceano che vibra, che palpita, che freme, dove tutto è pace, felicità e gioia, allora comincerete a sentire che quella Luce è un profumo e una musica, quella musica cosmica che chiamano la musica delle sfere, il canto di tutto ciò che esiste nell’universo. Non esiste un lavoro che sia più degno, più glorioso, più potente del lavoro con la Luce.[viii]

Fate della Luce il vostro principale tema di meditazione, concentratevi su di essa: a poco a poco, essa verrà perfino a sostituire tutte le particelle logore e malaticce del vostro corpo con particelle nuove, più pure. Poi, una volta che sarete in grado di attirare la Luce in voi, dovrete anche esercitarvi a proiettarla nel mondo intero per aiutare tutti gli esseri umani.[ix]

Cercate di comprendere l’importanza del lavoro con la Luce e disporrete di un mezzo infallibile.[x]

Il Surya-Yoga e la “Meditazione Laser”

La meditazione con la Luce è stata sviluppata da Omraam M. A. soprattutto in due particolari pratiche: il Surya Yoga, ossia la Meditazione al sorgere del Sole e la Meditazione Laser. Entrambe queste pratiche, apparentemente molto semplici, rivestono per Omraam M. A., un ruolo fondamentale nello sviluppo personale di ogni individuo che desideri perfezionarsi e percorrere un cammino spirituale, seguendo il precetto dato dal Cristo, – spesso citato da Omraam M. A. – «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli».

Queste due meditazioni costituiscono due capisaldi nell’Insegnamento di Omraam M. A., proprio per la loro capacità di favorire lo sviluppo personale e collettivo nelle società umane.

La Meditazione Laser

Questa pratica deve il suo nome al Laser, uno strumento ormai universalmente conosciuto che produce un fascio di luce con particolari caratteristiche. Queste proprietà fisiche e lo sviluppo tecnico del Laser hanno fatto sì che il suo utilizzo sia ormai presente in moltissimi ambiti delle attività umana.

Lo stesso Omraam M. A. descrisse il laser e le sue caratteristiche:

Recentemente la scienza ha messo a punto il laser che permette di ottenere dei fasci luminosi di grande potenza capaci di realizzare cose meravigliose. Il laser, che significa Light Amplification by Stimulated Emission of Radietions (“Amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazioni”), è stato messa a punto attorno al 1960 dal fisico americano Theodore Maiman. Il laser si compone di un cristallo di rubino sintetico a forma di cilindro le cui estremità presentano, da una parte, una superficie riflettente e dall’altra una superficie semi-riflettente. Il cristallo viene sottoposto alla luce di un flash verde che eccita gli atomi di cromo contenuti nel rubino (processo che viene denominato pompaggio ottico). Quando l’intensità del pompaggio del flash è sufficiente, all’estremità semi-riflettente si ha l’emissione di un fascio di luce estremamente intensa.

La luce del laser è caratterizzata da fotoni della stessa frequenza – si tratta quindi di una luce monocromatica – che vengono emessi in un’unica direzione e in fase. La luce del laser è quindi anche una luce coerente. Sono queste le caratteristiche che rendono il laser interessante, in quanto una luce monocromatica e, al tempo stesso, coerente è una luce di eccezionale potenza. Non entrerò nei dettagli, che potranno essere ricavati dalla letteratura specializzata.[xi]

Per comprendere il motivo per cui Omraam M. A. spiegò ai suoi ascoltatori le caratteristiche del Laser anche da un punto di vista tecnico, bisogna sapere che il principale metodo pedagogico che egli utilizzava per trasmettere le verità del suo Insegnamento, era l’uso di “analogie”. Attraverso immagini o situazioni prese dal Libro vivente della Natura – come Egli stesso lo definiva – illustrava, attraverso delle corrispondenze, le verità del Mondo spirituale e del mondo interiore dell’essere umano.

Descrivendo il Laser, anche da un punto di vista tecnico, per analogia spiegò che se un gruppo di persone, riunite insieme in meditazione, si concentra su un medesimo soggetto, si crea, attraverso il pensiero e la concentrazione, una sorta di “Laser energetico”, spirituale, ossia un fascio di energia spirituale con determinate caratteristiche. Affinché ciò accada il soggetto su cui tutti si devono concentrare è appunto la Luce. Omraam M. A. spiegò anche quali sarebbero stati gli effetti di un simile lavoro collettivo:

Anche noi possiamo divenire un laser che produce dei fenomeni e degli avvenimenti magnifici sul mondo intero, e per fare questo bisogna che i fratelli e le sorelle, che sono come gli atomi e gli elettroni, vibrino all’unisono alla frequenza della Luce cosmica. Ci si concentra tutti solo su un’immagine: la Luce. In questo modo le vibrazioni arrivano ad essere della stessa lunghezza d’onda e la Fratellanza, meditando e concentrandosi sulla Luce, diviene un laser, che migliora, illumina, porta la pace nel mondo e risveglia le coscienze di milioni e milioni di persone. Ecco cos’è il laser! Noi siamo il laser, tutti insieme consciamente, quando meditiamo nel silenzio, pensando alla stessa cosa e vibrando alla stessa lunghezza d’onda.[xii]

Quindi, d’ora in poi, anziché concentrarci ognuno su un soggetto diverso, il che disperde le nostre energie, è preferibile concentrarci tutti sulla Luce per produrre una vibrazione unica, potente. Possiamo immaginare quella Luce come la luce del sole: bianca, chiara, limpida, splendente e, facendo tale esercizio sul ritmo della respirazione, potremo sprigionare un’energia spirituale potente che andrà a risvegliare le coscienze di milioni di individui nel mondo, affinché tutti si comincino a lavorare per la pace e per la felicità dell’umanità intera.[xiii]

Affinché questa pratica sia efficace, è importante sapere che questa tecnica sia attuata simultaneamente da tutti i praticanti e sullo sforzo collettivo che tutti compiono nell’essere concentrati sul medesimo soggetto. Questo sforzo permette ai praticanti di iniziare a “vibrare” all’unisono, aumentando enormemente le emanazioni energetiche di tutto il gruppo, facendo sì che queste si propaghino in lontananza. Grazie alla Legge di affinità, queste vibrazioni attirano verso di sé tutti quegli esseri, umani e angelici, che vibrano a quella medesima lunghezza d’onda.

Per questo la meditazione Laser può essere estremamente efficace, perché è il risultato di un lavoro collettivo che produce un’unica vibrazione capace di risvegliare le coscienze degli esseri umani e di attirare le Entità luminose del mondo invisibile. Per ulteriori approfondimenti consigliamo la lettura dell’opera La Luce spirito vivente di Omraam M. A.

Surya-Yoga: la Meditazione al sorgere del Sole

Se la Meditazione Laser presuppone un lavoro collettivo, il Surya Yoga è invece una pratica personale che, in questo breve articolo, sarebbe impossibile sviluppare in modo approfondito ed esaustivo; di conseguenza, anche in questo caso, rimandiamo alla lettura delle opere di Omraam M. A. Lo yoga del Sole e Meditazioni al sorgere del Sole. Qui ci limitiamo a sottolineare che anche nel Surya Yoga il ruolo centrale è svolto dalla Luce ma, in questo caso, dalla luce del sole che sorge. L’Insegnamento di Omraam M. A. può essere considerato un Insegnamento solare, proprio per l’importanza rivestita dal sole:

Tutta la natura può aiutarci a unirci alla Sorgente, ma il mezzo più potente, più efficace è il sole. Il sole è il simbolo di quel fiume vivente che scorre e scende per vivificare, dissetare tutto l’universo, simbolo di Dio stesso; il sole può aiutarci nel modo migliore a trovare il cammino verso il Creatore, a vibrare come Lui, a diventare il tralcio unito alla vite. Il sole è il ceppo: unendoci a lui, diventeremo i tralci e avremo così la vita eterna.[xiv]

Attraverso la meditazione al sorgere del sole noi possiamo quindi ricollegarci alla Sorgente, al Divino.

In questa pratica, secondo Omraam M. A., sono racchiusi e condensati tutti i diversi tipi di yoga praticati da secoli in Oriente:

Ora vorrei parlarvi di uno yoga che supera tutti gli altri: lo yoga del sole. Era praticato in passato da numerosi popoli, ma ai giorni nostri lo si è abbandonato, soprattutto in Occidente. Poiché in sanscrito la traduzione di “sole” è “Surya”, l’ho chiamato “Surya-yoga”. È il mio yoga preferito, in quanto riunisce e riassumesse tutti gli altri. Sì, perché non si dovrebbero riunire tutti gli yoga in uno solo? Per chiarire le idee, si può affermare che è un insieme di esercizi spirituali che si possono praticare assistendo al mattino al sorgere del sole. Il periodo più favorevole per la pratica di questi esercizi è compreso tra l’inizio della primavera e la fine dell’estate.[xv]

Nel Surya-yoga sono comprese tutte le qualità degli altri yoga: l’adorazione, la saggezza, la potenza, la purezza, l’attività, la devozione e la Luce, come pure il fuoco sacro dell’amore divino. Ecco perché è importante che siate consapevoli di tutte le benedizioni che potrete riceverete assistendo al mattino al sorgere del sole.

Praticando il Surya-yoga vi unite alla potenza che dirige e anima tutti pianeti del sistema solare: il sole. Da questa pratica otterrete immancabilmente dei risultati. Ecco perché posso dirvi che quegli yoga che erano considerati magnifici nel passato, e lo sono tuttora, cederanno il posto al Surya-yoga che li supera tutti, perché tramite il sole si lavora con Dio stesso. Vi dirò anche che tutto ciò che nessuno ha mai potuto insegnarmi me lo ha rivelato il sole, perché nessun libro può darvi ciò che vi donerà il sole, se imparerete ad avere con lui un rapporto corretto.[xvi]

Perché questa forma di meditazione è così efficace? Anzitutto perché si medita guardando e contemplando il sole (solo i primi istanti da quando sorge, poi è bene chiudere gli occhi e continuare la meditazione a occhi chiusi), da cui riceviamo delle particelle, degli elementi, purissimi e potenti. Inoltre, poiché la Luce è la materia con la quale l’intero universo è stato creato, ogni nostro problema, difficoltà, carenza o malattia potrà essere risolto, guarito o armonizzato dalle particelle luminose che ci giungo attraverso i raggi del sole.

Il sole è poi il centro del nostro sistema solare, rappresenta il Centro, l’Unità, intorno al quale tutto ruota; è la migliore manifestazione del Principio divino che abbiamo sulla Terra, ed è quindi un modello di perfezione, da seguire e imitare. Avvicinandoci ogni giorno al sole, amandolo e contemplandolo, nutriamo in noi la nostra Natura divina, fino al giorno in cui potremo manifestarla in pienezza. Per poter compiere al meglio questo lavoro, Omraam M. A, spiegava come assorbire le particelle energetiche del sole:

Ora vi dirò come fare per assorbire quelle particelle eteriche che il sole emana al mattino. È molto semplice e non vale neppure la pena di sapere quali sono gli elementi che ristabiliscono la vostra salute: infatti questo non ha alcuna importanza. Sforzatevi soltanto di salire col pensiero fino ai mondi più sottili; lassù vi esponete e attendete… Intanto la vostra anima e il vostro spirito, che sono dei chimici e dei medici molto competenti, che conoscono esattamente la natura di tutte le sostanze eteriche, capteranno ciò che per voi è necessario, lasciando da parte il resto. Non fate altro che aspettare nell’amore, nell’umiltà, nella gioia, nella fiducia… Al vostro ritorno sentirete che qualcosa in voi si è ristabilito, calmato e rafforzato. [xvii]

Ecco uno degli esercizi più utili che potete fare al levar del sole: col vostro pensiero con la vostra immaginazione cercate di afferrare quelle particelle divine per introdurle in voi… è così che un po’ alla volta, rigenererete completamente la materia del vostro corpo e grazie al sole, a opera completata, sarete in grado di pensare e di agire come un figlio di Dio. [xviii]

Per esempio, potete abituarvi a fare il seguente esercizio: siete al levar del sole e attendete che appaia il primo raggio; vigili e attenti, appena spunta il primo raggio lo bevete, lo aspirate… In quel modo cominciate a bere il sole. Invece di limitarmi a guardarlo lo bevete, lo mangiate, pensando che quella luce vivificante si propaghi in tutte le cellule del nostro organismo, che le rinforzi, le vivifichi e le purifichi. Questo esercizio vi aiuterà a concentrarvi e i risultati saranno notevoli: tutto il vostro essere fermerà e riuscirete a sentire che vi state veramente nutrendo di Luce.[xix]

Il Surya-Yoga può essere considerato non soltanto come una pratica di meditazione, ma anche una filosofia e un metodo pedagogico.

Conclusioni

Omraam M. A. ha trattato nelle sue conferenze molti altri aspetti legati alla Meditazione, rimandiamo il lettore alla studio della sua opera per ulteriori approfondimenti. In questo articolo sono stati dati e strutturati solo gli elementi fondanti del suo pensiero.

Ci auguriamo di aver comunque offerto al lettore gli strumenti necessari a valutare e capire la prospettiva di Omraam M. A. su questo soggetto così appassionante.

Note

[i] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 11.

[ii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 13.

[iii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 20.

[iv] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 57.

[v] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 37.

[vi] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 45.

[vii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 57.

[viii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 63.

[ix] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2009 (14 febbraio), Prosveta, 2008.

[x] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 69.

[xi] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 115.

[xii]  Aïvanhov, O. M., Estratto della Conferenza del 12 aprile 1981.

[xiii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 140.

[xiv] Aïvanhov, O. M., Voi siete Dei, Prosveta, 2001, p. 457.

[xv] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 27.

[xvi] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 29.

[xvii] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 68.

[xviii] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 72.

[xix] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 30.

Lady Diana e Omraam Mikhael Aivanhov

LADY DIANA E I PENSIERI QUOTIDIANI DI OMRAAM M. AÏVANHOV

Lady Diana, la Principessa del Galles, la “Rosa d’Inghilterra”…, forse la donna più amata del XX secolo… Alla sua scomparsa il mondo intero si fermò… i suoi funerali furono seguiti in mondovisione da più di 2 miliardi di persone… e nel cuore di tutti lasciò un’indelebile ricordo.

La sua bellezza, nobiltà ed eleganza conquistavano tutti, indipendentemente dalla classe sociale, cultura o religione, poiché – come disse lei stessa dopo il divorzio con il Principe Carlo –: «Mi piacerebbe essere la regina nei cuori delle persone». Questo desiderava e questo riuscì ad essere!

Lady Diana Lady Diana

La vita e la morte di Lady Diana ha toccato profondamente milioni di persone, suscitando profonda compassione per la Principessa triste, ma anche trasmettendo sentimenti di bontà e amorevolezza, per quel suo desiderio di aiutare gli altri e di essere al servizio dei più deboli.

Possiamo quindi ben dire che Lady Diana coltivava interiormente un Alto Ideale, una missione, un desiderio di essere al servizio dell’Umanità.

Non ci sorprende quindi se a distanza di 20 anni dalla sua scomparsa scopriamo che Lady Diana leggeva e seguiva gli Insegnamenti del filosofo e Maestro spirituale Omraam Mikhaël Aïvanhov. Lei stessa lo afferma in una lettera indirizzata all’amico Dudley Poplak.

Ma da dove ci arriva questa lettera?!

Il 14 giugno 2017 la Casa d’aste Dominic Winter Auctioneers, fondata nel 1988, con sede nel Cotswold Water Park, specializzata in libri, mappe, stampe, autografi e documenti storici, mette all’asta, tra le altre cose, alcune lettere autografe di Lady Diana e del Principe Carlo.

Una di queste lettere, di tre pagine, scritta da Lady Diana su carta intestata del Kensington Palace, datata 1° febbraio 1992, è indirizzata a Dudley Poplak, un designer per interni, caro amico del Principe Carlo e della Principessa Diana. In quel periodo il matrimonio tra i due stava definitivamente naufragando, la separazione infatti sarebbe avvenuta proprio quello stesso anno con grande scalpore mediatico.

https://www.dominicwinter.co.uk/sale/-printed-books-and-maps-jun17-1/lot-366

Lettera di Lady Diana

Lettera di Lady Diana in cui parla di Omraam Mikhael Aivanhov[/caption]

In questa lettera la Principessa Diana scrive:

«I have been fascinated by the contents of the Daily Meditations, as for a couple of years now I’ve followed the French philosopher Omraam Mikhaël Aïvanhov’s way of thinking, but in my travels, had not come across this particular Edition. You are marvellous, Dudley, the way you’ve kindly sent me all these things to read – They do interest me enormously. If it’s not too much of a bore for you I’d like to say a “yes please” to the Daily Word […] What a treat it is for me!».

Ecco la traduzione di questa lettera:

«Sono rimasta affascinata dai contenuti dei Pensieri Quotidiani, poiché da un paio d’anni seguo il modo di pensare del filosofo francese Omraam Mikhaël Aïvanhov, anche se nei miei viaggi non avevo incontrato questa particolare Casa editrice. Sei meraviglioso, Dudley, per il modo in cui mi hai gentilmente mandato tutte queste cose da leggere – mi interessano enormemente. Se non è troppo noioso per te vorrei dire un “sì, per favore” alla Parola Quotidiana […] Che aiuto per me!».

Sono parole forti quelle che Lady Diana esprime per l’Insegnamento e la filosofia di Omraam Mikhaël Aïvanhov, parole che ci rivelano quanto i Pensieri quotidiani le avessero toccato il cuore e la mente, e soprattutto quanto gli fossero di aiuto e conforto in quel complesso momento esistenziale. Ma possiamo anche dire che fu proprio in quegli anni che Lady Diana riuscì a manifestare il proprio carattere con maggiore forza e intensità, sfuggendo alla schiacciante realtà della Famiglia reale e riconquistando la sua indipendenza.

Sicuramente i pensieri e gli Insegnamenti di Omraam Mikhaël Aïvanhov hanno potuto ispirare e aiutare la Principessa Diana nella sua difficile esistenza. Lei stessa, d’altronde, è stata di grande aiuto e di ispirazione per migliaia di persone.

I Pensieri Quotidiani di Omraam Mikhaël Aïvanhov vengono tutt’ora regolarmente pubblicati, ogni anno, dalla Casa editrice Prosveta; consigliamo a tutti di utilizzarli, come fece la Principessa Diana, quale fonte di ispirazione, di consapevolezza e di crescita interiore: http://www.prosveta.it/pensiero-del-giorno

Consigliamo inoltre la lettura della biografia ufficiale del Maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov, per scoprire la bellezza interiore di questo grande Maestro: https://stellamattutinaedizioni.it/prodotto/omraam-mikhael-aivanhov/



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