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E’ tempo di cambiare rotta! – Progetto Centenario

PROGETTO CENTENARIO

Il Rilancio dei Parchi Naturali come risposta alla crisi mondiale

Di Franco Tassi

Giunti all’epilogo dell’anno più disastroso dell’ultimo Settantennio, forse sarà il caso di ascoltare la parola di quanti, da lungo tempo, invocano un cambiamento. Anticipiamo qui la sintesi di un’intervista – rilasciata dal Prof. Franco Tassi, del Centro Parchi Internazionale, al Docente di Cultura Ambientale Europea Viktor Klarsicht – che sarà poi pubblicata integralmente nel prossimo Volume di Storia della Conservazione della Natura in Italia. Con l’Appello per un Futuro migliore, tratto dal Messaggio di Augurio 2020 – 2021.

D.- L’invito al cambiamento appare più che esplicito, e non è certo la prima volta che lei lo lancia con serie argomentazioni: potrebbe illustrarcele in breve?

R.- L’umanità sembra oggi l’equipaggio spaesato di una nave mal condotta, che sbaglia rotta, annaspa nella tempesta e rischia il naufragio. Come mai? Dopo decenni di adorazione del sacro PIL, ora siamo travolti dall’incubo COVID, ma intanto nessuno sembra occuparsi seriamente del ritorno sulla giusta rotta, attraverso Scienza, Conoscenza e Coscienza … E non è un gioco di parole!

D.- Intende dire che il mondo ha perso di vista le fondamenta stesse della vita sul Pianeta, e rischia addirittura la sopravvivenza?

R.- Esattamente: il fallimento del sistema politico, economico, sociale e normativo dominante è ormai più che evidente. Guerre, ingiustizie, conflitti irrisolti, povertà, fame, emarginazioni, migrazioni, epidemie dilagano, e sono il frutto inevitabile della barbara devastazione della natura, dalla deforestazione selvaggia all’inquinamento dei mari. Con una popolazione che cresce a dismisura, espandendo l’impatto sull’ambiente, senza mai preoccuparsi della conseguenze. Non è certo normale, nè giusto, che mentre la maggior parte dell’umanità soffre crescenti disagi, la minoranza che detiene il potere accumuli enormi ricchezze. Non si vede che abbiamo perso completamente la bussola?

 

D.- Come può la Scienza aiutarci a risolvere il problema, e salvare il Pianeta?

R.- La ricerca scientifica è fondamentale, perché illumina la strada davanti a noi. Ma occorre indirizzarla nel modo giusto, orientandola verso il bene comune, e non al servizio del potere e della ricchezza di alcuni, a danno degli altri. Mai come oggi la Scienza è apparsa divisa, contraddittoria, fallace e “taroccata” (si pensi al caso impressionante dei gravi errori nel prevenire contrastare la pandemia). Troppo spesso poi la Scienza viene meno, sopraffatta da un miope “Scientismo”: che non è più ricerca della verità, ma difesa di assiomi, magari sbagliati, a difesa di interessi particolari (e qui basterebbe citare la frenetica arrampicata sugli specchi, per giustificare il massacro di alberi e foreste, che andrebbero tutelati come nostro prezioso patrimonio).

 

D.- Intende dire che dove la Scienza vacilla, deve intervenire la Conoscenza?

R.- Esattamente, si tratta di applicare il comune “buonsenso”. Oggi, purtroppo, sta avvenendo proprio il contrario. Viene sempre più manipolata l’informazione (vorrebbero convincerci che i boschi si espandono troppo, mentre la metà del Pianeta è a rischio aridificazione e desertificazione), e si finge di non vedere che, alle prime piogge, le montagne si sfaldano, sommergendo di fango i centri abitati. Imperano l’assoluta ignoranza e il classico “Analfabetismo Ecologico”. Intanto, si intensifica l’assalto all’Amazzonia e alle foreste tropicali. L’unico rimedio sarebbe la cultura, a volte basterebbe, appunto, un po’ di “buonsenso”. Come quello mirabilmente espresso da un Indio della selva, che interrogato sul motivo per cui si opponeva al “desmatar” (disboscare), rispose semplicemente: “Se tagliamo gli alberi, colonne che sorreggono il cielo, il cielo ci precipiterà addosso!”.

 

 

D.- Sembra di capire, però, che anche la Scienza e la Conoscenza debbano sempre sottomettersi alla Coscienza?

R.- La luce superiore della Coscienza è oggi il valore spirituale fondamentale: sempre più dimenticato, offuscato e rimosso dal materialismo dominante. Che corre verso una crescita senza freni e uno sviluppo illimitato, mentre avidità e narcisismo ci stanno portando alla crisi. Sembra smarrito l’orientamento morale, manca una “Bussola Etica”. Come si può credere di essere felici, producendo e vendendo armamenti, irrorando la terra di micidiali veleni, sterminando animali innocenti e devastando gli ecosistemi? Senza un nocchiero, questa nave vacilla nella tempesta, e rischia il naufragio.

 

D.- Siamo davvero arrivati a un punto così drammatico?

R.- Rispondo con una constatazione obiettiva. Nell’anno 2020 abbiamo registrato un fatto impressionante. Per la prima volta nella storia, la “Massa abiotica” (e cioè l’insieme di cemento, strade, città, edifici e massa inerte, vale a dire spazio sottratto alle terre feconde e produttive) ha superato la “Biomassa” (il volume di tutti gli esseri viventi). E non è questa una vera e propria “mineralizzazione”, ovvero la progressiva “sterilizzazione” del Pianeta al quale dobbiamo la vita? Mentre la “Biomassa” continua a impoverirsi a ritmo accelerato, la “Massa abiotica” (inerte e artificiale), continua invece a crescere in modo esponenziale …

Ma ben pochi se ne rendono conto, e se ne preoccupano davvero. Quale altra specie vivente, a parte il nostro tanto venerato Homo sapiens (Uomo sapiente?!) distruggerebbe così le fondamenta stesse del proprio avvenire?

 

L’ITALIA POTRA’ RISOLLEVARSI?

Sull’idea che occorra la Riconciliazione con la Natura non si può che essere d’accordo. Ma non bastano parole, occorrono fatti concreti: la posta in gioco è così alta, da richiedere una mobilitazione generale.

All’alba del Nuovo Anno 2021, si sta profilando un Anniversario molto significativo per la Natura d’Italia. Mentre l’Europa afferma la necessità di tutelare con Aree Protette almeno il 30% del territorio, mentre a livello planetario si punta a salvare la metà delle Foreste esistenti, e si impone sempre più l’esigenza di bloccare le continue stragi di fauna, nel prossimo Anno 2022 i due più antichi e famosi Parchi Nazionali del Bel Paese – Abruzzo e Gran Paradiso – compiranno 100 anni di vita.

Da Roma, il Centro Parchi Internazionale – forte del successo della storica Sfida del 10% del 1980, che aveva favorito la cultura, la pratica e la crescita delle Aree Protette – ha quindi lanciato una grande Sfida: il Progetto Centenario. Una iniziativa molto attesa e condivisa, che punta non solo a infondere maggiore energia ai Parchi e alle Riserve esistenti, ma anche a promuovere la creazione di nuove Aree Protette, sia terrestri che marine. Riprendendo e rinvigorendo la lungimirante “Missione” già delineata e perseguita nel secolo scorso: Una Terra di Parchi Verdi – Un Mare di Parchi Blu.

Roma, 1° Gennaio 2021
Franco Tassi
Centro Parchi Internazionale

2018: ATTACCO AGLI ALBERI E AI BOSCHI – FRANCO TASSI

2018: ATTACCO AGLI ALBERI E AI BOSCHI
di Franco Tassi

Non un assalto improvviso e massiccio, ma graduale, capillare e mascherato. Ben pianificato da tempo, attentamente studiato, e condiviso dai poteri forti, ma tenuto ben segreto. Ogni volta con pretesti diversi, apparentemente benevoli e spinti verso il bene comune, ma in realtà ingannevoli, fino a sfiorare i limiti del ridicolo.

Con bugie assurde, assiomi demenziali e sfrontati capovolgimenti della verità, tipici di una società caduta nella ragnatela dell’inganno, della mala-politica e dei media manipolatori, per scopi e interessi del tutto inconfessabili. Ecco alcuni proclami dei “tree-killers”, i nuovi Lanzichenecchi al sacco della Natura d’Italia:

A – Le foreste sono troppe, si stanno espandendo esageratamente!

B – Occorre intervenire a tagliarle, altrimenti moriranno!

C – Incombe la terribile minaccia di invasioni di parassiti!

D – Costituiscono ormai un gravissimo pericolo per l’uomo!

Ma tranquilli, per fortuna c’è chi veglia su di noi, e ha già pronti molti geniali rimedi:

1 – Eliminiamo gli alberi malati, o che magari potrebbero forse ammalarsi;

2 – Pratichiamo potature drastiche e focomeliche su quelli che restano;

3 – Recidiamo le radici, che possono dare fastidio e fare inciampare qualcuno;

4 – Togliamo di mezzo il sottobosco, la macchia, gli arbusti e la vegetazione;

5 – Preveniamo eventuali futuri incendi, dando noi stessi fuoco alle foreste.

Spesso i tagli avvengono a sorpresa, all’alba o nei giorni di vacanza. Legname e frasche scompaiono presto, e se qualcuno interroga c’è già la risposta rassicurante, magari un progetto, un’ordinanza o un certificato dei servizi competenti. Dove andrà il materiale ricavato? Mistero …

Qualcuno avanza il sospetto che questa “grande bonifica” non sia animata da spirito ecologico, ma da corsa al guadagno, al profitto, per produrre pellet o mobilio, o magari per alimentare le avidissime centrali a biomasse… Altri si chiedono come mai questa “green economy”, che fa molto gola alla criminalità organizzata, goda di così ampi favori politici e di consistenti incentivi europei, pur non essendo determinante per la produzione di energia. E non manca chi metta in guardia sulle minacce alla salute, la perdita della biodiversità, le conseguenze sul clima, il dissesto idrogeologico, e l’aridificazione del suolo, che porterà inesorabilmente verso la desertificazione.

Eppure, questa strage procede indisturbata e impunita, le stagioni si liquefanno e il caldo impazza, trionfano le bombe d’acqua e le alluvioni, dalle montagne non scende più acqua ma fango, e nessuno si chiede come mai. Si fatica a collegare i vari avvenimenti, non si riesce a individuare cause ed effetti, ancor meno si è capaci di fare i conti sui costi e benefici: si tratta di quello che viene normalmente definito “analfabetismo funzionale”, tipico di società benestanti, ma in pieno regresso culturale, povere di maturità politica e vittime di una crisi galoppante. E per di più affette, da tempo immemorabile, da cronico “analfabetismo ecologico”.

Sarebbe poi tanto difficile correre ai rimedi? La strada da seguire, naturalmente, è diametralmente opposta:

I – Piantare alberi, impegnando i giovani disoccupati e sbandati in una nuova, entusiasmante “missione civile”;

II – Salvare le superstiti foreste antiche, naturali e seminaturali, scrigni insostituibili di varietà e ricchezza di vita;

III – Proteggere il sottobosco, rifugio di animali e piante, contenitore di umidità, microfauna e microflora;

IV – Mantenere l’equilibrio ecologico, idrogeologico e proteggere il bosco dalle invasioni incontrollate;

V – Favorire invece l’ecoturismo responsabile, sostenibile, attento a non modificare o danneggiare l’ecosistema;

VI – Conservare le caratteristiche del paesaggio storico e vivente, matrice di identità e fonte di ispirazione;

VII – Assicurare la salute della società, eliminando qualsiasi rischio di inquinamenti, veleni e polveri sottili.

Ma la direzione che il nostro Paese sta sempre più imboccando è indubbiamente diversa, come dimostrano molte iniziative legislative, prima tra tutte il cosiddetto ben noto “accorpamento” (ovvero la soppressione) del Corpo Forestale; seguita dal nuovo assurdo Testo Unico Forestale, foriero di tempi cupi, e per di più palesemente incostituzionale, fortemente voluto dal precedente governo; e quindi conclusa, dulcis in fundo, dal recentissimo disegno di legge sul meraviglioso “fuoco prescritto”. Neppure negli incubi più tenebrosi, si sarebbe potuto immaginare qualcosa di peggio … Si sta distruggendo, con il patrimonio naturale, il nostro stesso futuro. E per di più ciò avviene con la complicità, connivenza, inerzia o passività della vittima designata, quel “popolo sovrano”al quale sarebbe spettata la decisione finale. Un vero e proprio caso di “autolesionismo indotto con successo” da un “regime” ignorante, ingannatore e senza scrupoli: ma purtroppo non l’unico caso, e forse neppure l’ultimo.

Tutto ciò è stato raccontato nei dettagli anche nel recente volume “Alberi Sacri“, un prezioso libretto che racconta tutte le battaglie eco-sociologiche svolte in Italia in difesa dei grandi Patriarchi Arborei.

Alberi sacri Franco Tassi

Concludiamo con testo risalente al 1811, ben più di due secoli fa, di Gaetano Savi, segnalatoci da Fabio Garbari.

Nel 1811  Gaetano Savi  (Trattato degli alberi della Toscana, Ediz.II, Tomo 1, Piatti, Firenze), tra i massimi botanici dell’800,  riferisce su:

“i cattivi regolamenti su i boschi, le permissioni troppo vaghe di far tagli [ …] e gli incendi, le devastazioni delle guerre e finalmente il diboscamento fatto per dar luogo alle sementi…[…]. L’aumento delle popolazioni richiedeva che si aumentasse la produzione dei cereali, ed era però necessario che si sgombrassero dagli alberi delle estensioni di terreno per essere poste a sementa; ma si son tagliati più boschi di quel che era necessario, si è tagliato dove non conveniva tagliare … Le ubertose raccolte, che danno per qualche tempo i terreni diboscati, sono state un allettamento pernicioso, ed un motivo d’inganno … Si sono spogliate dall’unica loro risorsa le terre magre e sassose, e si è estesa questa devastazione fino alle cime dei monti. Quelle venerabili foreste formatesi lentamente in un lungo corso di secoli, rispettate con culto religioso dai nostri antenati, ci procuravano molti vantaggi per la loro situazione in questi luoghi elevati. Barriera ai venti ne rompevan l’impetuosità … e non gli permettevano di venire a devastare e inaridir le messi nelle sottoposte campagne […]; servivano di riparo al freddo; arrestavano le nuvole e le scioglievano in acqua, mediante l’attrazione delle foglie e davan così origine alle fontane e ai ruscelli. Colla decomposizione poi delle foglie formavano il terreno vegetabile, di cui una parte scendeva insiem colle acque a fertilizzare le valli e le pianure; ma seguìto poi il diboscamento le acque hanno trasportato giù anche la terra che era smossa e non più ritenuta dalle radici degli alberi, e dopo la terra trasportano sempre parte dei sassi che forman l’ossatura del monte, dal che ne segue l’inalzamento degli alvei dei fiumi, onde le inondazioni frequenti e copiose…. diedero luogo a un male che per lunghissimo tempo non sarà rimediabile”. 

Roma – Maremma Toscana – Abruzzo, Estate 2018

Centro Parchi Internazionale

 


Libri di Franco Tassi

ALBERO fronte natura

Lettera dal “Fronte della Natura” di Franco Tassi

La precipitosa caduta dell’ambientalismo italiano – Principi di Ecotattica

Una lettera intensa dal “Fronte della Natura” del nostro Autore, amico e collaboratore Franco Tassi, direttore della collana Madre Terra

Cari Amici, Colleghi, Conoscenti e Corrispondenti,

pur riconoscendo l’importanza dei Convegni, e felicitandomi vivamente per l’esito dell’ultimo sulle Foreste, mi scuso di non aver potuto partecipare, così come non potrò intervenire alle prossime manifestazioni. I motivi sono stati già ampiamente illustrati più volte, e sarebbe inutile ripeterli. Così come le ragioni di salvaguardia dell’Albero erano state esposte in tutti i documenti e messaggi diffusi in precedenza, e ribadite nel nostro incontro tenuto, con diversa impostazione, Sabato 3 Febbraio 2018 al CHM-LIPU del Porto Nuovo di Roma.

Dedicherò quindi le limitate energie e risorse attualmente disponibili alle diverse Iniziative positive e propositive in corso, che non sono né poche, né di leggero impegno, cercando poi di tenerne costantemente informati quanti possano esserne interessati

Per quel poco che una lunga presenza “sul Fronte della Natura” può avermi insegnato, credo che la precipitosa caduta dell’ambientalismo nella voragine del nulla sia dovuta alle sue divisioni, incomprensioni, doppiezze e tergiversazioni, mentre il fronte avversario avanza quanto mai unito, deciso e compatto. Non è certo una novità, nell’eterna lotta tra il bene e il male. Un tempo c’erano molte vittorie, oggi ci sono molte sconfitte: a nessuno viene in mente di chiedersi come mai? Nell’anno 1991 La Legge quadro sui Parchi venne approvata dal Parlamento Italiano all’unanimità (un solo astenuto), ed era ritenuta una delle migliori al mondo, come del resto la nostra Costituzione. Oggi, si fa tutto il possibile per distruggerle, disapplicarle, sovvertirle. I Parchi sono stati ridotti a semplici etichette al servizio della “mala-politica”, mentre  al loro interno si continua tranquillamente a tagliare i boschi, altrettanto che fuori. Abbiamo più volte segnalato e denunziato i casi più evidenti, ma senza trovare appoggi né alleanze. In realtà gli Attila che hanno provocato il disastro (avversari e pseudo-ambientalisti) siedono tranquilli nel Palazzo, e vengono unanimemente celebrati e beatificati: mentre coloro che avevano coltivato il sogno di un’Italia diversa, sono stati espulsi, defenestrati, delegittimati, emarginati e cancellati.

Alle radici della disfatta, oltre ai soliti opportunismo, poltronismo e voltagabbanismo,  c’è il congenito “analfabetismo ecologico” dell’italiano, di cui ogni giorno abbiamo conferme più che evidenti: dagli alberi dei viali e dei giardini tagliati e potati in modo focomelico, alla caccia dominante dentro e fuori le aree protette, fino agli uccisori di orsi assolti per non aver fatto apposta a indirizzare al plantigrado la fucilata: è stato un fatale incidente, mentre passeggiava con la pallottola in canna, il povero imputato era scivolato, così era partito un colpo, e per una sfortunata coincidenza un orso stava passando proprio lì davanti. E dire che c’è ancora chi glorifica e santifica certa mala-giustizia, mentre il dimenticato padre della Costituzione Piero Calamandrei aveva già lucidamente avvertito: “Quando la politica entra nella porta della giustizia, questa esce dalla finestra”.

Ma nessuno si accorge che oggi nelle scuole non si fa educazione, né civica, né ambientale (o sanitaria, stradale e altro), mentre sono iniziati corsi di addestramento alla caccia e al taglio del bosco, specie se si tratta di pinete litoranee? Ma a nessuno viene in mente di collegare i tagli delle foreste dilaganti con la spietata guerra agli alberi urbani, che già da lungo tempo era stata intrapresa? E come mai non è stato sottolineato il collegamento dell’assalto in corso, con il megagalattico Progetto Fuoco contemporaneamente esploso?

Una elementare regola di eco-tattica suggerirebbe invece di procedere in modo semplice: un bel Manifesto in difesa dell’Albero e delle Foreste (che non c’è ancora); uno snello Comitato di azione delegato a seguire passo per passo una grande Campagna di mobilitazione collettiva e popolare (qualcuno ricorda per caso l’Operazione Grande Albero?); un agguerrito Ufficio Stampa comune, che martelli incessantemente i media (mai creato); una valanga di slogan, manifesti, spot, vignette capaci di suscitare intense emozioni, e di restare impressa nel cuore della gente; la ricerca di sponsor e testimonial in grado di richiamare l’attenzione del pubblico TV-dipendente (per il Parco Nazionale del Monte Amiata abbiamo cercato di far scendere in campo Andrea Camilleri, Laura Morante e molti altri); un evento che ponga il disastro ecologico all’attenzione delle organizzazioni, della stampa e della comunità internazionale (l’Italia ha dichiarato guerra agli alberi e alle foreste, è bene che si sappia: e che vengano sottolineati i legami tra tagli indiscriminati, centrali a biomasse, energia eolica industriale e criminalità organizzata).

Potreste ovviamente non condividere questa strategia, ma nel caso foste d’accordo, potrete tranquillamente diffonderla.

Accettate i migliori auguri e i più cordiali saluti.

Franco Tassi,
Centro Parchi Internazionale