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Il Regno della Natura vivente – 1. INTRODUZIONE

Il Regno della Natura vivente secondo l’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov
PRIMA PARTE
di Francesco Mossolin[i]

Tratto da Misli V – 2018

Il vero Tempio è quello che Dio ha creato: l’universo. È questo Tempio che il Maestro Peter Deunov chiama “il Regno della Natura vivente”, ed è indistruttibile. Noi tutti viviamo in questo Tempio, ma ci vivono realmente solo quelli che hanno una coscienza risvegliata.[ii]

Introduzione

La Natura è presente in tutti gli aspetti della vita quotidiana di ogni essere umano, eppure la maggior parte di loro sembra aver scordato questa semplice verità. Il concetto di “Natura” a cui facciamo riferimento include non solo le piante o i fiori che troviamo nei giardini o in campagna, bensì l’intero universo, ossia tutto ciò che esiste. Da questo punto di vista tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che ci mantiene in vita, tutto ciò di cui abbiamo bisogno, proviene in origine dalla Natura. Noi stessi siamo parte di questa Natura, che possiamo anche chiamare “il Creato”.

Negli ultimi decenni l’essere umano ha costruito intorno a sé una vita artificiale, una sorta di sfera di cristallo…, o meglio di cemento, che lo ha allontanato dalla Natura al punto da aver perso un vero contatto con essa e con tutte le sue creature. Ci stiamo naturalmente riferendo all’uomo moderno, che vive in grandi città, che lavora tutto il giorno in splendidi o miseri uffici, circondato da oggetti e strutture artificiali. Quest’uomo moderno non ha più un vero legame con il Creato, né con il susseguirsi delle stagioni e i suoi ritmi, con le giornate che si allungano e si accorciano, con il caldo e il freddo: in un grande centro commerciale ogni giorno è identico al giorno precedente, come a quello successivo… e così per tutto l’anno: stessa temperatura, stessa luce, stessa aria, stessi ritmi.

Per la maggior parte degli esseri umani la Natura è ormai un’entità sconosciuta.

Nonostante in certi luoghi della Terra milioni di persone vivano ancora in stretto contatto con la Natura, la amino, la apprezzino e la rispettino, soprattutto in Occidente sta rapidamente crescendo il numero di individui che si sente sempre più attratto dal modello esistenziale maggiormente pubblicizzato dalle grandi multinazionali – purtroppo molto gradito dalle nuove generazioni –, un modello fatto solo di benessere materiale, di prosperità economica, di successi e riconoscimenti evanescenti e superficiali, un modello che insomma non include la Natura.

Ci sono fortunatamente molte correnti di pensiero che propongono vie alternative e che hanno come obiettivo quello di riportare l’uomo verso se stesso e quindi, conseguentemente, verso la Natura. Queste correnti si basano su antichi o nuovi insegnamenti di carattere spirituale: infatti, la visione spirituale dell’esistenza implica, necessariamente, la conoscenza, l’amore e il rispetto verso la Natura.

Nonostante il lavoro di queste correnti di pensiero – volto a riarmonizzare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente – sia vasto e profondo, dobbiamo purtroppo affermare che pochissimi sono coloro che hanno davvero compreso gli aspetti energetici e spirituali della Natura. Si è molto approfondito lo studio delle scienze naturali nel loro aspetto fisico, chimico, biologico, fisiologico, ma da un punto di vista energetico e spirituale si conosce ancora ben poco.

Omraam Mikhaël Aïvanhov ha ampiamente trattato di questo argomento, descrivendone le caratteristiche in modo dettagliato. Con il presente lavoro cercheremo di strutturare e sintetizzare le sue riflessioni su questo tema.

Naturalmente non sarà possibile entrare nel dettaglio di ogni aspetto del vasto mondo della Natura, ma saranno toccati e sviluppati gli aspetti principali – da punto di vista simbolico, energetico e spirituale – relativi ai quattro elementi e ai tre regni presenti in Natura.

La Natura è il Tempio di Dio

Cerchiamo anzitutto di comprendere cos’è la Natura.

Secondo i grandi Maestri spirituali – tra cui Omraam Mikhaël Aïvanhov – la Natura è il Corpo di Dio, il Tempio di Dio. La Natura è il Creato, Dio è il Creatore, ossia lo Spirito o l’Intelligenza cosmica che abita e vivifica costantemente la Creazione.

Se la Natura è il Corpo di Dio, significa che Dio è presente ovunque nella Natura, e significa soprattutto che non c’è separazione tra Dio – lo Spirito – e la Natura – la Materia. Dio abita la Natura, la governa e la dirige. La Natura è quindi abitata dall’Intelligenza Divina e, grazie ad essa, è in continua evoluzione.

Aïvanhov osserva:

La maggior parte dei credenti considera come primo dogma di fede il fatto che Dio è il creatore del Cielo e della Terra. Lo recitano nelle loro preghiere, lo cantano anche… Siccome Dio è il creatore del Cielo e della Terra, Egli è senza dubbio presente in tutta la Creazione, dai più piccoli atomi, fino alle pietre. Sì, anche le pietre sono un aspetto di Dio, una Sua manifestazione. Dio è nella luce ed è nelle pietre. Quanta distanza fra le pietre e la luce! Ma in entrambe agisce la presenza divina. Queste poche parole riassumono tutta la saggezza degli Iniziati. È una verità molto semplice, ma molto distante dalla comprensione degli esseri umani! Bastano pochi secondi per enunciarla, ma ci vorranno anni per spiegarla e ci vorranno secoli, millenni, affinché tutti possano realizzarla.[iii]

Questo modo di vedere le cose spiega anche perché nelle tradizioni e nei culti più antichi le principali divinità erano in qualche modo collegate alla Natura, e per quale ragione i riti fossero in sintonia con le stagioni. La ricerca del Divino attraverso le manifestazioni della Natura ha quindi una sua precisa logica e coerenza in quanto, attraverso il Creato, l’uomo può incontrare e ritrovare il Creatore.

Tutto ciò che esiste nell’universo è composto dalla stessa quintessenza divina. Dio, il Creatore, avrebbe forse potuto non mettere qualcosa della Sua vita in ogni particella dell’universo che ha creato? E il politeismo che i cristiani hanno molto combattuto, non è che un modo di affermare che tutta la Natura è abitata da Dio. Non bisogna pensare che i Pantheon induisti, egizi, greci siano scaturiti dalle menti di persone ingenue e superstiziose. Anche la religione ebraica, che fu la prima nella storia ad insistere sulla realtà di un Dio unico, nella Kabbalah ha presentato Dio con nomi differenti, che esprimono i Suoi differenti attributi e manifestazioni dell’universo. Direte che la differenza fra la religione monoteista e le religioni politeiste è che la prima non rende culto alle forze della Natura, né agli astri, né ai quattro elementi, e che gli animali e le piante non sono considerati sacri! Certamente, ma trovate che gli oggetti (statue, quadri, vetrate) fabbricati dagli esseri umani siano migliori intermediari fra voi e la Divinità, di tutta la Natura in cui il Creatore stesso ha messo la propria vita?… I cristiani dovrebbero allargare un po’ la loro coscienza e comprendere che tutte le religioni, sotto forme più o meno elaborate, esprimono sempre la stessa idea: Dio, che ha creato l’universo, si può rivelare attraverso tutte le manifestazioni viventi dell’universo stesso, del quale conosciamo solo una piccola parte.[iv]

In sostanza, il Divino anima e vivifica tutta la Natura e, conseguentemente, attraverso tutte infinite le manifestazioni della Natura, noi possiamo riscoprire e ritrovare il Divino: questo è dunque il primo passo da compiere per conoscere e comprendere cosa realmente sia la Natura.

Tutto è vivo nella Natura

La Natura è viva e intelligente.

L’uomo moderno è abituato a vedere il Creato da un punto di vista materialista, dove le cose esistono e hanno un valore solo nella misura in cui possono portargli una qualche forma di profitto, possibilmente economico. Questa visione miope sta letteralmente distruggendo il Pianeta sul quale viviamo. Dobbiamo prendere coscienza che la Terra, la nostra Casa comune, è un’Entità viva e intelligente, poiché fa parte della Natura, ed è nostro compito stabilire una relazione corretta con lei.

Per la maggior parte delle persone l’idea che la Natura sia viva e intelligente suona come una cosa strana, persino ridicola. Ad esempio, se ad un materialista chiedessimo se una pietra possa essere considerata intelligente, potremmo ricevere risposte quanto meno sdegnate. E invece – come vedremo in seguito – la risposta può essere “sì”, ma a patto di capire e comprendere cos’è che in una pietra è vivo e intelligente, e come rivolgersi a questa parte.

Su tale aspetto Aïvanhov ha molto insistito, sottolineando anche l’aspetto pedagogico e psicologico dell’importanza di considerare la Natura viva e intelligente:

Tutta la Natura parla, poiché tutto ciò che esiste nell’universo possiede un particolare modo di esprimersi. Si tratta di lavorare sulle nostre facoltà di percezione, non soltanto per comprendere ogni manifestazione della Natura e le forme del suo linguaggio, ma anche per trovare in noi stessi dei mezzi di espressione per rivolgerci ad essa, o per risponderle. Infatti la Natura è viva e intelligente. Sì, intelligente, dal momento che l’intelligenza non è propria unicamente degli esseri umani. Per alcuni è molto difficile da ammettere, lo so, ma bisogna che conoscano questa verità: a mano a mano che cambiamo la nostra opinione sulla Natura noi modifichiamo il nostro destino. La Natura è il corpo di Dio, e se pensiamo che sia morta, che sia stupida, diminuiamo la vita in noi; se invece pensiamo che sia viva e intelligente, che le pietre, le piante, gli animali, le stelle sono esseri vivi intelligenti, introduciamo la vita in noi. E poiché la Natura è viva e intelligente, dobbiamo essere estremamente attenti e rispettosi nei suoi confronti, accostandosi con un sentimento di sacralità. Quanti di voi pensano: “Ma che importanza può avere il modo in cui considero la Natura? Per lei non fa differenza; non le faccio né del bene, né del male”. Che ne sapete?… Anche ammettendo che sia vero, cercate almeno di avere un atteggiamento rispettoso per gli effetti positivi che questo avrà su di voi. Sì, se avete un certo riguardo per le pietre, le piante, gli animali e anche per gli oggetti che vi circondano, la vostra consapevolezza del mondo invisibile si sviluppa, si approfondisce, e vi arricchite di tutta quella vita che respira e vibra intorno a voi. Essere un discepolo della Scienza iniziatica significa sviluppare la consapevolezza che nella Natura ogni cosa è viva, al fine di poterla rispettare, preservare e proteggere; significa approfondire dentro di sé lo spirito di costruzione. Ci avete mai pensato? Credo di no, ed è per questo che vi sentite spesso disorientati, angosciati, nel vuoto. Per uscire da questa situazione, cominciate a pensare che siete legati alle forze e alle Entità luminose della Natura, e che potete comunicare con loro. La vera vita è proprio questa comunicazione ininterrotta che avviene ogni giorno con una moltitudine di creature.[v]

Ci si potrebbe ora interrogare su come sia possibile entrare in relazione con l’Intelligenza della Natura, con quale linguaggio, o mezzo di comunicazione. Gli antichi celebravano riti e cerimonie di ogni genere per entrare in contatto con queste Entità, in particolare offrendo loro dei sacrifici. Queste pratiche, oggi considerate barbare e incivili, avevano come obiettivo quello di rendere omaggio alle divinità, agli dèi e agli Spiriti di Natura. Ma c’è da chiedersi se davvero queste Entità desiderassero certi sacrifici, o se più probabilmente ciò che era loro gradito era l’amore e la riconoscenza celati dietro queste pratiche rituali. Purtroppo, come spesso accade, i riti nel tempo si svuotano del proprio significato e rimangono solo forme esteriori e superficiali.

In effetti, ad un’attenta lettura delle parole di Aïvanhov comprendiamo come l’elemento essenziale di queste antiche forme di “comunicazione” con le Entità della Natura fosse proprio l’amore, la riconoscenza, la gratitudine. Ovviamente non c’è necessità di ritornare verso queste forme rituali e compiere nuovi sacrifici per manifestare tali sentimenti verso la Natura, anzi: questo tipo di pratiche – in particolare i sacrifici umani e animali –, erano accettabili per le culture del passato, ma non certo per quelle contemporanee. Piuttosto, è importante recuperare l’essenza di questi riti, quell’elemento che permette di entrare in relazione con l’Anima della Natura vivente: l’Amore.

Direte: “Ma quale mezzo di comunicazione abbiamo?” L’amore. Non esiste altro mezzo che l’amore. Se amate la Natura, lei parlerà in voi, perché anche voi siete parte della Natura. Certo occorre una lunga preparazione per raggiungere questo stato di coscienza, ma il giorno in cui ci riuscirete, vi sentirete nella luce, nella pace, protetti da Madre Natura che vi riconoscerà come suoi figli; essa allora vi amerà teneramente, vi prenderà fra le sue braccia e vi donerà la sua gioia. Non saprete neppure da dove provenga quella gioia, ma sarete felici come se il Cielo e la Terra vi appartenessero.[vi]

Il Libro vivente della Natura – Macrocosmo & Microcosmo

La Natura può essere analizzata anche da un punto di vista esoterico e simbolico e, in questo caso, possiamo vederla come una sorta di libro, in cui tutto è scritto:

La Natura è il libro in cui Dio ha scritto tutte le Sue Leggi. Dio si esprime attraverso i fenomeni della Natura.[vii]

Chi sa leggere e comprendere questo “Libro” comprende sia le Leggi che regolano l’universo, sia ogni più piccolo fenomeno della vita quotidiana. Ma solo gli Iniziati[viii] riescono a penetrare questo linguaggio e a decifrarne il contenuto.

Il Maestro Peter Deunov diceva: «La Natura diverte gli uomini comuni, insegna ai discepoli e svela i suoi segreti soltanto ai saggi». Nella Natura ogni cosa possiede una forma, un contenuto e un senso. La forma è per gli uomini comuni, il contenuto per i discepoli e il senso profondo per i saggi, gli Iniziati.[ix]

Aïvanhov ci spiega che la Natura, oltre ad essere il Corpo di Dio, può essere vista anche come un Libro vivente, sul quale l’Intelligenza cosmica ha scritto le Leggi che sostengono e regolano l’intero universo.

Possiamo quindi iniziare a comprendere da dove gli Iniziati di tutti i tempi abbiano tratto le loro intuizioni e i loro insegnamenti spirituali: dalla Natura stessa, dallo studio di questo particolare Libro vivente.

È venuta l’ora di imparare ad attingere nozioni dal Libro della Natura, nel quale tutto è scritto. Dobbiamo imparare a trarne gli insegnamenti poiché, data l’imperfezione della natura umana, entro certi limiti tutti i pensatori del passato sono nell’errore, mentre la Natura è e rimarrà eternamente viva e veritiera. Un grande Maestro, un grande Iniziato, è un essere che conosce la struttura dell’uomo e della Natura, nonché gli scambi che deve fare, mediante i propri pensieri, i propri sentimenti e le proprie azioni, con la Natura stessa.[x]

La Natura si manifesta in molte forme: il cielo sereno, la pioggia, la nebbia, la neve, le stagioni che si susseguono: primavera, estate, autunno e inverno… Cambiamenti questi che comportano un linguaggio da decifrare.[xi]

Studiate la Natura, osservate tutti fenomeni che vi avvengono e vedrete che si farà molta luce dentro di voi. Contemplando ogni mattina il levar del Sole, berrete l’elisir dell’immortalità, elisir che non si trova solo nel Sole; infatti, lo potete trovare e raccogliere anche dall’aria, dalle piante e dalle pietre.[xii]

Aïvanhov invitava spesso i suoi discepoli a studiare, analizzare, contemplare e meditare su questo grande Libro, ed egli stesso ha più volte affermato che i principi del suo Insegnamento li aveva tratti e verificati dal Libro della Natura vivente, in cui tutto è scritto, tutto è spiegato, anche se attraverso un linguaggio diverso dal nostro, che si può decifrare tramite la meditazione, la contemplazione, l’identificazione e lo sviluppo dell’intuizione.

La Scienza dello Spirito ci insegna che l’uomo è la condensazione di tutto l’universo, un Microcosmo che rappresenta il Macrocosmo. Lo studio della Natura ci porta quindi anche verso la comprensione di cos’è l’uomo, di com’è strutturato.

Da tempo immemorabile l’uomo viene considerato una sintesi dell’universo. Negli antichi templi era rappresentato simbolicamente come la chiave capace di aprire le porte del Palazzo del Grande Re, poiché tutto ciò che esiste nell’universo, dalla materia alle energie, esiste in quantità proporzionale anche nell’uomo. Da qui il motivo per cui l’universo viene chiamato “macrocosmo” (grande mondo), mentre l’uomo “microcosmo” (piccolo mondo); e Dio è il nome dello Spirito sublime, il Creatore del grande e del piccolo mondo, che vivifica e ne sostiene l’esistenza.[xiii]

Dire che l’uomo rappresenta un microcosmo creato a immagine del macrocosmo, significa che i quattro elementi, come pure tutti i regni della Natura, sono presenti in lui. Il regno minerale è rappresentato dal sistema osseo, il regno vegetale dal sistema muscolare, il regno animale dal sistema circolatorio, infine, il regno umano dal sistema nervoso.[xiv]

Quando si dice che nell’uomo sono rappresentati i vari regni della Natura, non si tratta solamente di una realtà fisica (le pietre corrispondono al sistema osseo, le piante al sistema muscolare, ecc.), ma anche e soprattutto di una realtà psichica. I regni minerale, vegetale, animale, umano e angelico corrispondono ai diversi stati di coscienza che ci è dato vivere. Il regno minerale è rappresentato dall’inconscio, il regno vegetale dal subconscio, il regno animale dalla coscienza, regno umano dalla coscienza di sé, il regno angelico, che è quello dei grandi Maestri e degli Iniziati, è rappresentato dalla supercoscienza.[xv]

Con questi brevi estratti abbiamo visto un piccolo accenno alle corrispondenze che esistono tra l’uomo e l’universo, tra il Microcosmo e il Macrocosmo. Questa materia meriterebbe senz’altro un ulteriore approfondimento, in quanto una maggiore conoscenza dell’essere umano e del suo legame con la Natura e con l’intero universo favorirebbe la comprensione di come tutto è interconnesso e che qualsiasi cosa facciamo, pur nel ristretto contesto delle nostre esistenze personali, ha delle ripercussioni in tutto il Creato. Come disse il poeta Francis Thompson: «Le cose sono unite da legami invisibili: non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella».[xvi]

CORRISPONDENZA TRA I REGNI DELLA NATURA E L’ESSERE UMANO
RegnoStato di coscienzaSistema fisico
Regno AngelicoSupercoscienzaSistema energetico
Regno UmanoCoscienza di séSistema nervoso
Regno AnimaleCoscienzaSistema circolatorio
Regno VegetaleSubconscioSistema muscolare
Regno MineraleInconscioSistema osseo
La Luce: materia della Creazione

È scritto nei testi sacri che Dio creò il mondo attraverso la Luce; la Luce è dunque la materia originaria con la quale il mondo venne creato; tutti gli altri elementi non sono quindi che una condensazione di questo primo elemento: la Luce spirituale. Per comprendere meglio questo concetto dal punto di vista della Scienza dello Spirito riportiamo alcune brevi riflessioni di Aïvanhov:

La Luce è quella sostanza che Dio, il Fuoco primordiale, ha emanato all’origine del mondo dicendo: “Che Luce sia!”. Quella Luce altro non è che il Verbo citato all’inizio del Vangelo di San Giovanni: “In Principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio… Tutto ciò che è stato fatto, è stato fatto da Lui…”. La Luce è il Verbo che il Creatore ha pronunciato e col quale ha creato il mondo. Il mondo fisico, così come lo conosciamo, altro non è che la condensazione della Luce primordiale. Dio, il Principio attivo, ha proiettato quella Luce e l’ha utilizzata quale materia per creare l’universo. Si comincia così a percepire la manifestazione dei due principi, maschile e femminile, che sono all’origine della Creazione, poiché Dio, il Fuoco, il Principio maschile, ha emanato da Sé e proiettato il Principio femminile, la Luce, la materia con la quale doveva creare.[xvii]

La Luce è lo stato più sottile della materia e ciò che noi chiamiamo materia altro non è che la forma più condensata della Luce. Si tratta dunque della stessa materia per tutto l’universo… ovvero della Luce stessa… più o meno sottile, più o meno condensata. Tutto ciò che si trova condensato sulla Terra esiste nel piano eterico in forma più sottile, più pura. Ed è appunto questo il significato del lavoro spirituale: riuscire a cogliere lo stato sottile più simile allo stato primordiale.[xviii]

Queste considerazioni ci aiutano a comprendere che tutto ciò che vediamo di materiale intorno a noi è, in realtà, Luce spirituale condensata, e che ogni cosa è compenetrata e abitata da una parte più sottile, ma sostanziale, che viene definita corpo eterico, o corpo energetico. Ci sono, in verità, ulteriori e diversi livelli di questa Luce spirituale che, in base al livello di condensazione, vengono definiti corpo astrale, mentale, causale, buddico e atmico. Senza però entrare nei dettagli di cosa siano tutti questi diversi “corpi sottili” – giacché esiste su questo tema un’ampia bibliografia[xix] –, possiamo dire che è attraverso di essi, ed in particolare attraverso il corpo eterico, che si manifesta e agisce l’Intelligenza Divina sulla Natura: ad esempio, è nel corpo eterico e nel corpo astrale della Terra che vivono e abitano gli Spiriti e i Deva di Natura, di cui parleremo più avanti.

Attraverso il corpo energetico possiamo entrare in contatto con tutti gli esseri viventi della Natura, ma non solo: tale connessione può essere attivata anche con le pietre e con tutto il regno minerale, perché, nel loro corpo eterico vivono Entità intelligenti con cui è possibile avere degli scambi energetici di carattere emozionale, mentale e spirituale.

Le foreste, le montagne, i fiumi, i mari… Tutto ciò che vediamo della Natura non è che il suo involucro esteriore, il suo corpo fisico. Dobbiamo sforzarci di andare oltre, per scoprire il suo corpo eterico, con le sue vibrazioni, le sue emanazioni e le sue correnti che circolano. In realtà, però, non basta fermarsi al corpo eterico della Natura; bisogna spingersi ancora più lontano. È questo che veniva insegnato ai discepoli nelle antiche iniziazioni: “sollevare il velo di Iside”. La dea Iside è, nella religione egizia, la sposa del dio Osiride. In questa grande figura femminile, gli Iniziati hanno visto un simbolo della Natura primordiale, dalla quale hanno avuto origine tutti gli esseri e tutti gli elementi della Creazione. Di questa Natura, impenetrabile per l’uomo ordinario, gli Iniziati hanno fatto il loro principale oggetto di studio; essi vogliono conoscerla, e per questo si applicano per comprendere le creature da lei generate, attraverso le quali essa si manifesta.[xx]

[i] Francesco Mossolin è segretario e cofondatore della Fondazione Omraam Onlus, e direttore responsabile della Casa editrice Stella Mattutina Edizioni. Da diversi anni svolge studi e ricerche sull’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov.

[ii] Aïvanhov, O. M., Alla scuola del Maestro Peter Deunov – Elementi autobiografici, Prosveta, 2014, p. 368.

[iii] Aïvanhov, O. M., La fede che sposta le montagne, Prosveta, 2001, pp. 182-183.

[iv] Aïvanhov, O. M., La fede che sposta le montagne, Prosveta, 2001, pp. 182-184.

[v] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia, Prosveta, 2005, pp. 552-553.

[vi] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la Sua Giustizia, Prosveta, 2005, pp. 553-554.

[vii] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 171.

[viii] «Spesso mi è stato chiesto di spiegare che cosa sia un Iniziato. Posso solo rispondere che un Iniziato è un essere che ha cominciato a comprendere di dover dare sempre più spazio all’intelligenza, alla ragione, che sono le facoltà del mentale superiore. Ogni giorno si concentra, riflette, medita; non smette mai di consultare il principio spirituale dentro di sé e lo supplica di guidarlo, di illuminarlo. È solo prendendo l’abitudine di volgersi sempre verso l’alto – per cercare e domandare – che gli esseri progrediscono, poiché a quel punto le energie in loro cambiano direzione. Fino ad allora quelle energie li mantengono nelle regioni inferiori della coscienza, dove provocano smarrimenti, disordini e distruzioni. Ma non appena essi prendono l’abitudine di guardare verso l’alto, di cercare il proprio orientamento in alto, i loro pensieri, i loro sentimenti e le loro azioni vengono trasformati dalle potenze del loro mentale superiore, ed essi procedono sul cammino dell’Iniziazione». Tratto da Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2016 (31 maggio), Prosveta, 2015.

[ix] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 20.

[x] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 13.

[xi] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 25.

[xii] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, p. 157.

[xiii] Aïvanhov, O. M., I segreti del libro della natura, Prosveta, 2007, pp. 13-14.

[xiv] Aïvanhov, O. M., Voi siete dèi, Prosveta, 2001, p. 154.

[xv] Aïvanhov, O. M., Voi siete dèi, Prosveta, 2001, pp. 155-156.

[xvi] Thompson, F., The Mistress of Vision, 1913.

[xvii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2004, p. 11.

[xviii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2004, p. 20.

[xix] Ad esempio il libro Centri e corpi sottili di Omraam Mikhaël Aïvanhov o i libri di Arthur E. Powell: Il corpo astrale, il corpo mentale, il corpo causale.

[xx] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2008 (28 marzo), Prosveta, 2007.

la felicità nell'insegnamento di Aivanhov

IL CONCETTO DI “FELICITÀ” NELL’INSEGNAMENTO DI OMRAAM MIKHAËL AïVANHOV


Libri di Aivanhov

di Laura Galgani

Tratto da Misli IV – 2017

Nel XXI secolo parlare e scrivere a proposito della felicità procura un certo disagio: sarà per il fatto che questo concetto è ormai relegato per lo più all’ambito pubblicitario, dove viene impiegato per rendere accattivante un prodotto da vendere; o perché è associato ad uno stato d’animo che si ricollega all’infanzia – ormai lontana nel tempo e che senz’altro non tornerà più –  o ancora perché lo si collega ad istanti, ad attimi fuggevoli dell’esistenza, in cui qualche avvenimento scatena piacevoli sensazioni chiamate, appunto, felicità. Questi attimi, per la maggior parte delle persone, sono davvero solo momenti, o al massimo brevi periodi, in quanto le condizioni esterne, non sempre favorevoli, li trasformano presto in stati d’animo più o meno grigi.

Di felicità non se ne parla quindi apertamente, come se fosse una pretesa eccessiva, un qualcosa di cui un individuo adulto e maturo sa bene di dover fare a meno; e se per sua fortuna gli sarà dato ancora di provarla, farà bene a tacere e a custodire per sé quelle sensazioni preziose. Condividere quegli attimi, infatti, potrebbe toglierne il beneficio e la proprietà esclusiva, nonché il potere taumaturgico di lenire la sofferenza. Si può quindi dire che, nei confronti della felicità, l’essere umano si trova di fronte ad un nuovo e moderno tabù, che lascia davvero l’amaro in bocca.

Tutto ciò nasce da un equivoco, basato essenzialmente sulla poca conoscenza che l’essere umano ha di sé. Egli, infatti, ha il diritto di essere felice! Anzi, il dovere!

Questo dovere non coincide però necessariamente, o non soltanto, con la realizzazione di quelle aspirazioni che si nutrono sin da giovani: avere un buon lavoro, guadagnare molti soldi, amare un/a compagno/a ed essere riamati, avere dei figli sani e forti, viaggiare, avere una bella casa; infatti, anche se riuscissimo davvero a conquistare tutto ciò, non è detto che potremmo dirci veramente felici.

Si afferma comunemente che “il denaro non dà la felicità”, eppure bisogna riconoscere che l’aspetto economico dell’esistenza interessa buona parte dei pensieri e condiziona lo stato d’animo degli esseri umani: quante volte si ha paura “di non farcela”, e ci si sente sprofondare perché si pensa di non avere abbastanza denaro per la propria sussistenza?

L’Insegnamento filosofico di Omraam Mikhaël Aïvanhov propone interessanti riflessioni su questo tema, che aiutano a trovare il giusto atteggiamento nei confronti del denaro:

Per risolvere una volta per tutte il problema del denaro, bisogna sapere che il vero pericolo sta nel consentirgli di prendere possesso della mente dell’uomo. Intendo dire che non è bene pensare solo al denaro, in quanto l’idea del denaro e il desiderio di possederne, si ingrandisce via via, gonfiandosi al punto da oscurare il cielo. È come una tenda che impedisce alla Luce celeste di penetrare e di venire a dimorare nell’essere umano. È buona cosa avere del denaro, […] ma a condizione che lo si metta in tasca, in un cassetto, in cassaforte … per poterne disporre quando se ne ha bisogno. Mettetelo da qualsiasi parte, ma non in testa, altrimenti diventerà il vostro padrone e voi il suo schiavo. Se, invece, il padrone siete voi, il denaro dovrà obbedire, e ne potrete fare tante cose buone.[1]

Questa riflessione ci aiuta anzitutto a comprendere che il denaro deve ritornare ad essere, nell’esistenza di un essere umano, un semplice strumento e non il suo centro; evitando in particolar modo di pensare che l’ottenimento della felicità sia ad esso collegato.

Si può quindi dire che la prima illusione che ci allontana dalla felicità risiede nel cercare questo stato d’animo in qualcosa di esterno alla natura umana, come per l’appunto il denaro. È necessario, vedremo, partire dall’interiorità e coltivare l’idea della felicità come un dono, intimo e personale, che ogni essere può conquistare.

Nell’insegnamento del filosofo Omraam M. A. troviamo passaggi che aprono nuove prospettive assolutamente invitanti e gratificanti sul perché e sul come si possa sviluppare una felicità stabile e duratura:

Se volete la felicità non rimanete con le mani in mano, ma partite alla ricerca degli elementi che vi permettano di trovarla. Tali elementi appartengono al mondo divino, e quando li avrete trovati, amerete il mondo intero e sarete riamati da tutti, godrete di una migliore comprensione delle cose e avrete finalmente il potere di agire e di realizzare.[2]

Si prospetta quindi un lungo viaggio, volto ad una profonda comprensione di cosa si debba intendere per felicità e soprattutto di dove andare a cercarla. Prima, però, è bene liberare il campo da possibili falsi obiettivi! Omraam M. A., ad esempio, insegna a distinguere la differenza che esiste fra piacere e felicità. Troppo spesso, infatti, nella vita quotidiana, questi due concetti vengono confusi tra loro, e si crede che il piacere coincida con la felicità:

 

Orientarsi secondo il piacere che si prova presenta dei rischi, poiché, di solito, ciò che piace alimenta solo gli istinti, anziché l’anima e lo spirito. Basta vedere in che cosa l’essere umano trova piacere: nel mangiare, nel bere, nell’abbracciare un uomo o una donna, nel gioco, nel demolire gli altri, nella vendetta, ecc.; le possibilità non mancano. Ma, di questo passo, dove andrà a finire? Certamente non nella felicità, poiché la felicità è qualcosa di più vasto, di infinito, mentre il piacere tocca nell’uomo un campo molto limitato, quello della sua natura inferiore, egoista e limitata.[3]

Da questa riflessione risulta evidente come piacere e felicità tocchino e agiscano su diverse parti dell’essere umano. Il piacere è legato per lo più al corpo fisico, la felicità invece all’anima e allo spirito.

Omraam M. A. utilizza un’immagine molto eloquente, che aiuta a capire cosa accade se, nella vita, si pone il piacere al primo posto:

Non si tratta di privarci del piacere, ma semplicemente di non metterlo al primo posto come scopo della nostra esistenza, poiché fisicamente ci debilita e spiritualmente ci impoverisce. Chi cerca il piacere prima di ogni altra cosa si comporta come chi, per rimediare al freddo dell’inverno, utilizza per riscaldarsi tutti gli oggetti di legno della propria casa: le porte, le finestre, le sedie, i letti, gli armadi… dopo un po’ di tempo non gli rimane più nulla. Lo stesso accade a colui che si lascia guidare dal piacere: le emozioni e le sensazioni che sta vivendo bruciano a poco a poco le sue riserve. Coloro che cercano il piacere a tutti i costi, devono quindi sapere che cosa offrirà loro l’avvenire: l’impoverimento e l’offuscamento della coscienza. Non potendo conoscere i tesori dell’anima e dello spirito, conoscono soltanto quello che accade nello stomaco, nel ventre o ancora più in basso.[4]

C’è un’altra grande illusione che allontana molte persone dal poter vivere e sperimentare la felicità: la convinzione che essa si possa raggiungere solo nella vita di coppia. Quante persone credono che senza un compagno o una compagna si sia condannati ad essere irrimediabilmente soli ed infelici!

L’origine e la causa di questo senso di triste solitudine che molti vivono ci viene spiegato con chiarezza da Omraam M. A. in questa seguente riflessione:

Quanti si lamentano della solitudine! Ebbene, devono sapere che sono loro ad aver creato quella solitudine in se stessi, nella propria mente. In realtà non si è mai soli. E allora, perché le persone si sentono sole? Perché non hanno molto amore. «Come? – diranno – ma noi abbiamo fin troppo amore, non sogniamo altro che l’amore!» Appunto, qui sta l’errore: sognano l’amore, aspettano il principe o la principessa delle fiabe, ed è per questo che si sentono sole: perché aspettano l’amore invece di cercarlo dentro di sé. L’amore che si attende non arriverà mai. L’amore non lo si deve aspettare dall’esterno: si trova dentro di noi, lasciatelo uscire, lasciate che si manifesti, questo è l’unico modo in cui lo incontrerete veramente.[5]

Il problema della solitudine oltretutto non tocca esclusivamente le persone sole; quanta solitudine e infelicità troviamo anche in coloro che vivono una relazione di coppia! Le aspettative spingono a credere che sia sempre l’altro a dover rendere felice; tutti desiderano un partner capace di prevenire e realizzare ogni desiderio, soddisfare tutte le necessità, rispondere ai bisogni di accudimento, sostegno, risoluzione dei problemi, gratificazione, sicurezza, piacere … magari prima ancora di averli espressi.

Nella relazione di coppia spesso l’altro viene visto come una fonte d’acqua cui attingere a piacimento, e si beve, si beve…  finché la sorgente si esaurisce, e ugualmente ciò che sosteneva e nutriva la relazione.

Omraam M. A. ci invita a considerare la coppia da un punto di vista diverso, in una prospettiva che permetta di sperimentare un’immensa felicità nella relazione:

Tutti cercano il principio femminile superiore. Quando si parla di felicità, è lei che si cerca, perché è lei che la distribuisce. […] Se volete bere dalla tazza della felicità, cercate di considerare la donna come un’Anima e voi come uno Spirito. Un altro tipo di relazione si instaurerà allora fra voi e le donne. (T.d.A)[6]

Questa riflessione comporta un radicale cambiamento di prospettiva. Omraam M. A. consiglia quindi di andare oltre l’apparenza per cercare di conoscere l’essere umano nella sua essenza, infatti:

Gli esseri umani non si limitano all’aspetto esteriore: ciascuno di essi ha un’Anima, uno Spirito, e anche se quell’Anima e quello Spirito si manifestano raramente, esistono […]. Credetemi, il miglior modo di agire con gli altri consiste nello scoprire le loro qualità, le loro virtù e le loro ricchezze spirituali, e concentrarsi su di esse.[7]

Occorre allora comprendere e conoscere la natura profonda dell’essere umano, com’è fatto e come funziona, e per far questo è necessario andare oltre il piano fisico e materiale nel quale viviamo la nostra quotidianità.

Omraam M. A., in numerosi passaggi, illustra la struttura dell’essere umano, divisa in due parti: la natura “inferiore”, composta dal Corpo fisico, dal Corpo astrale (il mondo delle emozioni e dei sentimenti) dal Corpo mentale, e la natura “Superiore”, costituita dal Corpo atmico (il corpo della volontà superiore), dal Corpo buddico (il mondo dei sentimenti superiori), e dal Corpo causale (il piano mentale superiore).

In sostanza, questi corpi sono «l’uno il riflesso dell’altro, come una casa che si specchia su un lago […], non c’è separazione fra i due, è come un gatto davvero lungo che cerca di mordere la sua stessa coda, e sente male! Fra la testa e la coda c’è qualcosa in mezzo, e la stessa cosa accade a noi. Il Sé superiore vuole connettersi al sé inferiore, vuole discendere in basso e cerca di arrivare, attraverso la materia del nostro corpo, al sé inferiore […] è la perfezione, è Dio che vuole connettersi all’uomo».[8] (T.d.A)

Questo processo di unificazione della natura Superiore con la natura inferiore costituisce un lungo cammino per l’essere umano, un cammino però non è facile, che spesso fa sentire così lontani dall’armonia, dall’unità, dalla comunione con il Sé superiore, che si ha la sensazione di essere come scissi, divisi interiormente. Per spiegare bene questo concetto di dualità, Omraam M. A., in francese, utilizza parole molto efficaci, quali: bifurcation (scissione, separazione, bivio, divisione) e unification (unità, armonia, coesione):

Non essere scissi significa non avere due pensieri contrari, due ideali incompatibili, due desideri o due attività che si contraddicono […] Il discepolo deve prima di tutto evitare ed impedire le separazioni correggendo gli errori.[9] (T.d.A)

Questa divisione interiore è oggi sempre più comune, in quanto viviamo in una società contraddittoria: da una parte troviamo gli elevati ideali cui tutti aspirano, di pace, fratellanza, armonia, dall’altra le piccole o grandi ambizioni personali ed egoistiche di successo, potere e benessere materiale. Ci si sente così in bilico fra i due piatti della bilancia, dilaniati nel dover scegliere a quale parte di sé dare voce. Chi, infatti, può dire di condurre un’esistenza assolutamente coerente con un unico principio unificatore?

Eppure la vera felicità non può esistere se interiormente si è nella scissione. Omraam M. A. ci spiega come comprendere se interiormente siamo in uno stato di unità o di divisione:

E la felicità, la gioia, la salute, che cosa sono? Un’unità. Nel momento in cui siete contenti, leggeri, sorridenti, osservate se tutto è in accordo dentro di voi, se tutto è unito, se niente è rimasto da parte […]. Se siete gioiosi ma il vostro plesso solare è contratto, c’è da qualche parte una dissonanza, qualche cosa che non lavora in armonia con il tutto. La disunione è alla base di tutti i mali e di tutte le sofferenze umane. L’unità è alla base di tutte le forze, il fondamento della potenza.[10] (T.d.A)

La ricerca e l’ottenimento della felicità passano quindi dalla ricerca dell’unità, e se accade di trovarsi interiormente nella separazione, è necessario porvi rimedio il più velocemente possibile:

Il discepolo deve prima di tutto evitare ed impedire le separazioni correggendo gli errori. È questo il lavoro degno di un discepolo. Si occupi quindi per anni di armonizzare e riconciliare tutto dentro di sé.[11] (T.d.A)

Il lavoro suggerito da Omraam M. A., volto a creare l’unità interiore, passa però da una maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore, dei propri stati d’animo, delle proprie personalità in conflitto che, vedremo, lo stesso Omraam M. A. paragona a tante “tribù”. Il lavoro di unificazione presuppone che queste “tribù”, durante tutto il percorso della vita, imparino a sottomettersi al volere del Sé superiore, l’unico capace di creare una vera unità e di instaurare, nell’essere umano, un regno di pace e armonia:

Quando in lui il Sé superiore parlerà, Egli detterà le leggi dell’amore, della giustizia, della purezza, dell’obbedienza alla volontà di Dio a tutti gli abitanti. Le stesse leggi per tutti e in tutto il regno! […] Vale la pena consacrare la vita intera a questa unificazione; soffrire, lavorare, al fine di riunire le tribù del nostro mondo interiore che hanno così tante abitudini e gusti differenti, al fine di creare una nazione, un regno, una famiglia, con una testa che governa l’insieme! Non è una realizzazione esteriore, bensì interiore. […] Il compito principale di un re è quello di pacificare il proprio popolo.[12] (T.d.A)

Quest’immagine del modo interiore visto come un regno verrà affrontata anche successivamente, in quanto è possibile approfondirla ed esplorarla anche sui piani più elevati dell’esistenza umana.

Il lavoro che ognuno può compiere su di sé nella ricerca della felicità e nell’unità interiore è qualcosa che porta benefici e vantaggi non solo a livello individuale, ma anche sul piano collettivo.

Omraam M. A. infatti ci spiega che nell’unità si trova la chiave di volta per superare i non solo i conflitti e le difficoltà personali, ma anche i conflitti e i disordini sociali.

Cari fratelli e sorelle, l’essere divisi è il più grande nemico della nostra felicità. Se vogliamo creare delle condizioni favorevoli per i nostri Paesi e per l’umanità, dobbiamo diventare tutti dei servitori dell’amore e della saggezza. […] Stabiliamo l’unità prima di tutto in noi stessi, poi nella nostra famiglia e nella società. Se ne siamo capaci, questo avviene grazie a un amore che sottintende nobili sentimenti e pensieri luminosi. Sono questi che creano l’unità.[13] (T.d.A)

La ricerca dell’unità e la conseguente felicità che ne deriva, sono da considerarsi un processo interiore, composto da diversi gradi e livelli di sviluppo. Omraam M. A. individua in questo processo di armonizzazione e unificazione interiore tre grandi livelli, vediamo quali:

La contentezza, che, aumentando, si trasforma e diventa gioia, con le sue diverse sfumature, la quale, condensandosi, si trasforma in Resurrezione, e cioè Felicità, Nirvana, Vita eterna. È vero: se voi vi sentite contenti, è perché vi avvicinate all’armonia, è perché vi allontanate da una biforcazione, e se persistete lungo la via intrapresa, conoscerete l’allegria, la gioia, poi la beatitudine e la Vita eterna. Come si fa ad introdurre in sé l’ordine e l’armonia? Bisogna dirigere tutto il proprio amore verso un centro unico, il Signore […] bisogna amare l’unità, farne il proprio ideale.[14] (T.d.A)

In questa riflessione Omraam M. A. spiega qual è l’elemento essenziale di questo processo di unificazione: «dirigere tutto il proprio amore verso un centro unico, il Signore». Questo Centro, verso cui tutto deve convergere, è rappresentato simbolicamente dal sole: la sua luce, il suo calore, il suo lavoro senza fine, di cui tutte le creature, indistintamente, beneficiano, è il primo esempio da prendere in considerazione per superare i contrasti interiori e lavorare secondo un ideale superiore:

Anziché prefiggerci il piacere come scopo dell’esistenza, ci si dovrebbe dire: ‘Ora devo fare della mia vita qualcosa di utile, qualcosa che abbia un profondo significato: sostituire al piacere il lavoro, cioè un ideale.’ E quale dovrebbe essere questo lavoro? Quello del sole. Non vi è attività che superi quella che svolge il sole. Senza mai fermarsi, indiscriminatamente, esso illumina, riscalda e dà vita.[15]

Lavorare come lavora il sole, identificarsi con esso, sviluppare le sue stesse qualità di amore, abnegazione, generosità… questo lavoro interiore, di miglioramento e perfezionamento produce fin da subito i suoi frutti:

Il discepolo che vuole imitare con serietà il compito del sole, dapprima lo farà naturalmente in modo maldestro e imperfetto, ma un giorno comincerà anch’egli a irradiare luce, calore e vita, proprio come fa il sole. Quando un discepolo intraprende un simile lavoro, tutto il resto lo interesserà sempre meno, e le solite piccole gioie e distrazioni quotidiane impallidiranno dinnanzi al grandioso compito di imitare il sole. Avvertirà allora un piacere, una gioia e un’espansione della propria coscienza senza pari.[16]

Ed è proprio così: quale gioia può rivelarsi più grande e autentica dell’irradiare luce, calore e vita come il sole? Contemplarlo al suo sorgere, e lasciarsi avvolgere dalla sua pura luce, fondersi in lui e respirarne le particelle ricchissime che arrivano con i suoi primi raggi dorati, ecco il cammino che porta alla felicità.

Un lavoro di profonda purificazione che permette all’essere umano di bruciare tutte quelle scorie, quei pensieri faticosi, quegli stati d’animo negativi, persino quelle esperienze dolorose che ne hanno segnato l’esistenza e che hanno appesantito il suo spirito, impedendogli di divenire potente, capace di librarsi verso il Cielo e di unirsi a Dio.

In questo stato di gioia e armonia interiore la respirazione diventa esperienza di autentica felicità:

Inspirare, espirare… inspirare, espirare… La felicità è il respiro dell’anima. […] Si potrebbe dire che il respiro è stato dato all’uomo per fargli capire che tutto ciò che è tangibile, come il denaro, le ricchezze, ecc. non può essere paragonato a ciò che è sottile, impalpabile, invisibile, a quel mondo eterico nel quale l’uomo è immerso. Tutti coloro che hanno la consapevolezza di essere immersi nel mondo eterico, nel mondo spirituale, respirano ininterrottamente e sono felici grazie a quella respirazione.[17]

La respirazione, la contemplazione e la meditazione al sorgere del sole sono quindi mezzi e strumenti a nostra disposizione per riuscire a viaggiare con la nostra anima verso il sole, dove potremmo finalmente fonderci nel nostro Sé superiore:

Quindi esiste qualcosa nell’essere umano che si estende fino a molto lontano: sono delle emanazioni, dei raggi che arrivano fino al Sole. […]  E là, vi è l’essere umano nel suo aspetto superiore: il suo aspetto divino si trova già nel Sole. Ma poiché la coscienza risiede nel cervello, l’uomo non può rendersi conto che abita nel Sole. […] Quando l’essere umano diverrà cosciente di tutte queste verità […], si collocherà nella coscienza che si trova al di sopra della coscienza, che è già nella regione della super coscienza, fino a comprendere che ne è un abitante, che abita già in alto. Che cos’è questo essere, questa entità? È il nostro Sé superiore che abita nel sole; non abita nel nostro corpo fisico, poiché se vi abitasse compirebbe delle cose straordinarie, formidabili. Viene di tanto in tanto, si manifesta qualche volta, prende contatto col cervello, ma poiché questo non è ancora pronto a vibrare all’unisono con lui, se ne va e si prepara finché il cervello gli offrirà rifugio, e il Sé superiore non è nient’altro che una particella di Dio. Noi, nelle regioni superiori, siamo Dio stesso; perché al di fuori di Dio non esiste niente. […] Una particella di noi abita già in Dio in una felicità incredibile.[18] (T.d.A)

Questo obiettivo molto elevato può forse spaventare o scoraggiare; come si fa, concretamente, a raggiungere il proprio Sé superiore, che abita già nel sole? Si vive nei tormenti, nelle difficoltà, nella routine della quotidianità!

Anche in questo caso Omraam M. A. ci mostra qual è la giusta attitudine da adottare nei confronti di tali quesiti. Ciò che conta, egli afferma, non sono infatti i risultati, ma il lavoro di perfezionamento.

Si deve desiderare la gioia, la pienezza e la pace, poiché quella è la vera vita, ma finché si è ancora troppo imperfetti, si passerà loro accanto senza sfiorarle. Per dimostrare la veridicità di quanto sopra, chiediamoci: chi non desidera la felicità? Tutti gli esseri viventi non desiderano altro. Gli uomini trascorrono il loro tempo facendo progetti per realizzare quello che pensano li possa rendere felici, eppure non lo sono mai … C’è dunque ancora qualche cosa da capire e da rettificare. Infatti, finché non si sono fatti sforzi sulla via della perfezione, non bisogna desiderare che la vita sia facile e priva di difficoltà – non lo sarà comunque. Le difficoltà che ci impongono degli sforzi vanno accettate, ben sapendo che i motori che ci condurranno alla vera felicità sono proprio gli sforzi.[19]

Questo lavoro di perfezionamento interiore presuppone anche la capacità di affrontare con serenità le difficoltà, in quanto anch’esse possono essere viste come occasioni di crescita e perfezionamento. Non è quindi rifuggendo le difficoltà che si ottiene la vera felicità, poiché essa non rappresenta un rifugio, una facile soluzione per chi rinuncia a vivere se stesso e la propria vita. Piuttosto, la felicità:

Altro non è che uno stato di coscienza, un modo di capire, di sentire, di comportarsi, un modo di essere nella vita, ed è per questo che può appartenere solo a coloro che la sanno trovare con l’appoggio di un lavoro spirituale. La felicità, come la pace, è una sintesi: se comprendiamo bene le cose e le facciamo nostre, avremo la possibilità di agire bene e di essere felici. Per arrivarvi, bisogna tuttavia accettare la scienza iniziatica che è la sola capace di insegnare all’intelletto, al cuore, e alla volontà i metodi per dominare la natura inferiore, la personalità, al fine di dare alla natura superiore, l’individualità, tutte le possibilità di evolvere.[20]

«La felicità come modo di essere nella vita»: ecco una frase da interiorizzare e ripetere ogni giorno, come un mantra: al risveglio, durante le attività della giornata, al lavoro, nell’interagire con la famiglia, ma anche nel fare la spesa in un caotico supermercato … rivestire tutto di una possibile felicità che è già presente nell’animo umano.

La profonda comprensione che la felicità sia uno stato di coscienza permetterà di nutrire la mente, il cuore, e aprirà la strada affinché essa prenda stabilmente dimora nella profondità dell’essere. Ma prima è necessario desiderarla, proiettarla dentro e fuori di noi con il fuoco dell’amore, senza il quale nessuna realizzazione sarà possibile. La felicità va amata, vissuta e percepita, perché la felicità è come un’amante, sempre in cerca del suo amato, l’essere umano, e quando lo trova lo colma di un’energia inesauribile.

La strada che porta a realizzare la felicità, come stato di coscienza, è lunga, ma appena intrapresa permette all’essere umano di vivere in pace con se stesso e con tutto il suo mondo interiore. Questo lavoro che ognuno di noi deve compiere, può essere paragonato, come dicevamo, a quello di un sovrano che regna sulle tribù che vivono sulle proprie terre.

Quando l’essere umano arriverà ad essere ragionevole, intelligente, risvegliato e vigile per custodire il suo regno – regno che rappresenta lui stesso – solo allora otterrà una pace stabile e duratura. E che cosa sarà questa pace? Una felicità indescrivibile, una sinfonia ininterrotta, uno stato di coscienza sublime, in cui tutte le cellule si dilatano in un oceano di luce, nuotano nell’acqua viva e si nutrono di ambrosia.[21] (T.d.A)

Se si riesce, anche solo per brevi istanti, ad attingere a quell’oceano di Luce, improvvisamente si comprende che tutto è perfetto, che non c’è bisogno di avere alcuna paura, che ci si può perdere in quell’amore sconfinato che esiste dentro e fuori di noi, e che si può ritornare a fondersi con quella Luce dalla quale siamo stati generati, per continuare a vivere nella felicità come scintilla inesauribile in seno all’Eterno.

Questa fusione è l’unione tra il Sé superiore e il sé inferiore dell’essere umano, che genera attimi indescrivibili di immensa gioia, felicità, armonia, pace e gratitudine.

Terminiamo questo breve excursus sul tema della felicità con un’ultima riflessione di Omraam M. A. in cui egli descrive con poetiche parole questo stato di coscienza chiamato felicità.

Solo quando la natura Superiore sarà venuta a dimorare in voi, potrete assaporare una felicità indescrivibile. Sarete felici senza conoscerne la ragione. Quella felicità – ed è la cosa più sorprendente – è una felicità senza causa. Vi appare meraviglioso vivere, respirare, mangiare … nulla vi è accaduto, né regali, né eredità, né incontri, tuttavia siete felici, perché qualcosa vi ha raggiunti dall’alto, qualcosa che non dipende da voi … come un nettare sceso dal Cielo, e sarete sorpresi di trovare in voi stessi quel meraviglioso stato di coscienza. Gioite e non ne sapete il perché. Ecco qual è la vera felicità.[22]

Biografia
Opere Edite

Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007,

Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017.

Opere inedite

Aïvanhov, O. M., La vraie place des deux principes, Conférence n. 516 du 27 mars 1951, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Comment regarder le soleil. Séparativité, Réalité et Maya, Conférence du 31 juillet 1967, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Bifurcation et unification, Conférence n. 194 du 14 avril 1943, Prosveta.

Conferenze audio:

Aïvanhov, O. M., Conférence du 28 aout 1965, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 31 juillet 1971, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 23 juillet 1973, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 07 aout 1976, Prosveta.

Aïvanhov, O. M., Conférence du 17 juillet 1981, Prosveta.

Note

[1]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, pp. 49-50.

[2]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 14.

[3]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 20.

[4]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 30.

[5]  Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017, p. 34.

[6]  Aïvanhov, O. M., «Il vero posto dei due principi», Conferenza nr. 516 del 27 marzo 1951, Prosveta, 1951.

[7]  Aïvanhov, O. M., Il dovere di essere felici, Prosveta, 2017, p. 36.

[8]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[9]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[10]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[11]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[12]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[13]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[14]  Aïvanhov, O. M., Conferenza nr. 194 del 14 aprile 1943, Prosveta, 1943.

[15]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 30-31.

[16]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, pp. 30-31.

[17]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 79.

[18]  Aïvanhov, O. M., Come guardare il sole: separazione, realtà e illusione, Conferenza del 31 luglio 1967, Prosveta, 1967.

[19]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 41.

[20]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 76.

[21]  Aïvanhov, O. M., Conferenza del 23 luglio 1973, Prosveta, 1973.

[22]  Aïvanhov, O. M., I semi della felicità, Prosveta, 2007, p. 78.

[1] Laura Galgani (Firenze, 1963), partecipa da anni alle attività del Centro Studi della Fondazione Omraam; dedicandosi allo studio dell’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov, e approfondendo temi di carattere spirituale, finalizzati all’evoluzione interiore. Scrive testi teatrali per ragazzi, su questioni di attualità, dedicandosi inoltre a laboratori teatrali per la preparazione all’interpretazione scenica dei testi, e alla messa in scena dei lavori con la partecipazione dei giovani attori.

fukuoka masanobu

SUL CAMMINO DELLA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA

Lettera di Francesco Mossolin a Pia Pera

Cara Amica,
queste mie riflessioni sulla Rivoluzione del Filo di Paglia nascono da un percorso iniziato 15 anni fa, e sono il racconto di un breve tratto del mio cammino, perché questa Rivoluzione, dentro di me, sta ancora facendo il suo corso, con le sue gioie e i suoi dolori, i suoi successi e soprattutto i suoi fallimenti. Il mio intento è quello di analizzare l’esperienza vissuta finora, raccoglierne l’essenza, trasformarla in parole, forse in consigli, per coloro che sentono la stessa voglia e il medesimo desiderio di percorre il Cammino della Rivoluzione del Filo di Paglia.

Ho abbracciato questa causa all’età di 14 anni, quando all’Istituto agrario, un docente, divenuto negli anni un caro amico, con grande convinzione apostrofò come “inutili” tutte le nozioni che con fatica stavamo apprendendo, aggiungendo: “leggete i testi di Masanobu Fukuoka e capirete cos’è davvero l’agricoltura”.

Nonostante la mia giovane età, gli scritti di quel contadino giapponese risuonarono in me come pura verità; era come aver ritrovato la Via maestra dopo anni di incertezze; un antico richiamo a tornare verso la Natura. Sentivo infatti che lui aveva davvero compreso la Natura, e da quel momento decisi di percorrere anch’io questo Cammino.

A rafforzare le mie convinzioni c’era il lavoro che fin dalla più tenera età io e i miei fratelli dovevamo svolgere nell’orto di casa: le tecniche che usavamo, così poco rispettose della natura, mi spinsero sempre più lontano dai metodi dell’agricoltura tradizionale, mentre sempre più in me ardeva il desiderio di provare e sperimentare l’Agricoltura naturale, sicuro che sarebbe stato un successo.

I cinque anni di Scuola media superiore passarono senza che io potessi sperimentare questo metodo, ma nel frattempo la fantasia creava e, lentamente, nella mia immaginazione si facevano spazio campi immensi, ricchi di ortaggi, alberi da frutto, cereali, una sorta di Paradiso terreste. Nella mia mente tutto era chiaro, mancava solo il terreno su cui realizzare questa mia visione, ma la convinzione era che tutto sarebbe stato facile, semplice, immediato.

Il mio arrivo a Firenze creò inaspettatamente le condizioni per il manifestarsi di questa possibilità: un bellissimo oliveto su cui sperimentare e portare nella realtà quel Paradiso che da anni affollava ormai non più solo la mia mente, ma anche il mio cuore.

Cara Amica, se ora ti dicessi che, in quattro anni, da migliaia di semi nelle palline di argilla non nacque un solo filo d’erba, e se ti dicessi con quanto sconforto ogni anno constatavo l’insuccesso dei miei tentativi di applicare questo metodo, ti chiederesti cosa mi ha spinto a continuare, a insistere e a voler credere in questo contadino di nome Fukuoka.

L’immagine del mio piccolo Paradiso era comunque sempre nella mia mente, e dentro di me sentivo profondamente che Fukuoka aveva compreso qualcosa, aveva intuito e afferrato i segreti della Natura, ma davvero non riuscivo a comprendere come avesse fatto e, soprattutto, non riuscivo a riconoscere i miei errori.

Ripensando a quei quattro anni, agli esperimenti nell’oliveto sulle colline di Bagno a Ripoli, vedo chiaramente che io, in quel periodo, non stavo bene, mi sentivo spiritualmente oppresso, e gli insuccessi agricoli rispecchiavano uno stato interiore privo di gioia e serenità.

Il Cielo ha voluto che dopo quattro anni di difficoltà esistenziali, incontrassi il mio Maestro spirituale, Omraam Mikhaël Aïvanhov, grazie al quale ho potuto trasformare la mia esistenza e iniziare a conoscere e vivere il mio destino.

Posso quindi dire che è grazie al Maestro Aïvanhov se la mia vita ha potuto cambiare corso, ritrovare la sua meta, la sua gioia e serenità, ed è sempre grazie a Lui se il mio percorso lungo la Rivoluzione del Filo di Paglia ha potuto approfondirsi e trovare senso e logica, persino nei suoi insuccessi.

Grazie alla sua presenza, non fisica ma spirituale, ho compreso una prima cosa essenziale: la Rivoluzione del Filo di Paglia è una rivoluzione interiore, è un percorso spirituale, di riavvicinamento alla Natura e alla nostra Essenza. Ho così cominciato ad approfondirne l’aspetto filosofico, cercando di comprendere e di “identificarmi” nel pensiero di Fukuoka.

A tale proposito ricordo bene che un giorno, in un campo di lavoro per la preparazione di palline di argilla per rinverdire una zona incendiata, durante la pausa pranzo, chiesi se qualcuno dei partecipanti fosse in grado di parlarmi della Filosofia di Fukuoka. La risposta mi lasciò perplesso: “Ma quale filosofia, qui si semina e non c’è nient’altro da fare!…”

Compresi profondamente perché questo metodo non si è sviluppato come avrebbe potuto, perché, prima di essere un metodo tecnico di coltivazione, l’Agricoltura naturale è una disciplina di vita, un metodo filosofico, che va quindi compreso, applicato e sperimentato prima sul piano spirituale invece che su quello materiale.

Grazie al Maestro Aïvanhov, ci fu un altro importante passo verso una maggiore comprensione di questo mio percorso. Egli infatti menziona spesso nelle sue conferenze i Deva della Natura: ne avevo già sentito parlare, ma solo tramite il Suo Insegnamento ho iniziato a comprendere che la Natura è viva, è abitata da Entità invisibili, che la curano e la sostengono in ogni suo aspetto: la bellezza, la simmetria, i colori, i profumi; tutto ciò è opera di queste Intelligenze invisibili, la cui presenza si manifesta con risultati tangibili e ammirevoli.

Un magico mondo quello dei Deva … è stato come tornare bambini, lasciando da parte molti preconcetti, aprendo il cuore a nuovi punto di vista …

Come molti sanno, i metodi di coltivazione in “collaborazione” con i Deva hanno trovato una sua concreta e alta manifestazione nell’esperienza di Findhorn e nel Giardino di Perelandra, grazie a donne con particolari capacità interiori, in grado di comunicare direttamente con queste Intelligenze.

In questi ultimi anni ho continuato a sperimentare diversi metodi naturali, e nonostante i risultati ottenuti non siano ancora paragonabili a quelli ottenuti a Findhorn o in altre realtà simili, posso dire che il giardino e l’orto in cui, insieme a due fratelli spirituali, lavoro ogni giorno, sono ora luoghi speciali: vi si respira un’aria di pace e di armonia, le piante sono sane e rigogliose, si sente che la Natura è viva, gioiosa.

Quando scendo nel campo, e vado verso l’orto, saluto le Entità che vi abitano, porto loro il mio affetto e sento che esse sorridono, che mi salutano e che sono contente di essere riconosciute; infatti, quando le si ringrazia per il lavoro che svolgono sono felici e gioiscono, e anche il mio cuore si riscalda e si dilata.

Volendo favorire una comprensione profonda della filosofia e della dimensione spirituale della Rivoluzione del Filo di Paglia, posso dire che Fukuoka agiva secondo la logica dell’intuizione, attraverso una sorta di Intelligenza superiore, che prescinde dall’intelletto. Egli era in tale sintonia e armonia con la Natura che tramite i suoi abitanti invisibili, e grazie al suo intuito, riceveva le informazioni su come, dove e quando agire. In altri termini, non era più separato dalla Natura, ma ne era diventato parte integrante, e la sua Rivoluzione vuole riportare l’uomo proprio verso questa condizione.

Potremmo anche spingerci ad affermare che l’uomo non ha il solo scopo di ritornare verso la Natura, di coltivarla con metodi naturali, con l’Amore e la Gratitudine, cercando di divenire un tutt’uno con lei, ma ha anche il compito di renderla bella, di creare Armonia e Poesia. Nelle antiche Scritture si parla di Giardino dell’Eden e dunque, proprio come sosteneva il grande filosofo giardiniere Jorn de Précy, l’uomo nasce con il compito di coltivare l’Armonia e la Bellezza su questa terra.

Questo grande ideale, che dà la spinta a tutti coloro che abbracciano la Rivoluzione del Filo di Paglia, dev’essere però accompagnato da altre considerazioni: non si può infatti sperare di riuscire in questa grande impresa semplicemente spargendo delle palline di argilla su campi incolti. La rivoluzione va fatta prima di tutto dentro di sé, anzitutto conoscendo la Natura in maniera profonda e spirituale, ma anche da un punto di vista scientifico: Fukuoka infatti era un biologo, conosceva la natura e l’agricoltura tradizionale da un punto di vista intellettuale, e se successivamente il suo intuito superiore ha potuto guidarlo così bene è perché si basava su una conoscenza tecnica. Anche se Fukuoka rigettò la conoscenza scientifica, affermando la sua inutilità, una minima conoscenza della natura è indispensabile. Un giorno quando l’uomo sarà spiritualmente più evoluto, non ci sarà bisogno di avere alcuna conoscenza tecnica, egli semplicemente saprà sempre cosa è corretto fare; ma fino ad allora l’intelletto e la conoscenza dovranno aiutare e sostenere il nostro lavoro.

Infatti, se non conosciamo il tipo di terreno, il clima, la resistenza delle piante e tante altre cose, la nostra Rivoluzione non avrà gli strumenti sufficienti per potersi realizzare. A questa conoscenza tecnica va aggiunta la conoscenza del mondo invisibile, per sapere chi sono davvero queste Entità intelligenti che popolano la Natura e come entrare in contatto con loro. Solo quando questi due aspetti si saranno sviluppati e armonizzati potremo cercare di sviluppare e applicare il piano intuitivo, un tipo di conoscenza che possiamo appunto definire “Superiore”.

La Rivoluzione del Filo di Paglia, per chi ancora non lo avesse compreso, è una rivoluzione spirituale, che spinge l’uomo a tornare verso la Natura e, suo tramite, verso Dio, quel Dio che si manifesta in tutta la Creazione, in ogni fiore, in ogni albero e arbusto, in ogni fratello e sorella, e in tutte le creature dell’Universo. Questo ritorno verso Dio è la strada che conduce l’Uomo verso una Fratellanza Universale in cui, come ci insegna S. Francesco, il sole non è solo un astro luminoso, ma è Frate Sole, la luna non è solo un satellite ma è Sorella Luna, il lupo non una belva feroce, ma Frate Lupo…

Ho scritto queste poche righe perché nel mio cuore vive la speranza che sempre più persone vengano toccate profondamente dal desiderio di dar vita a questa Rivoluzione, affinché l’Uomo comprenda l’importanza di guardare Madre Terra con occhi diversi, di amarla, comprenderla e coltivarla con metodi naturali, quindi amorevoli … al fine di ricreare il Paradiso terrestre, un nuovo Eden …

Come vedi, mia cara Amica, la Rivoluzione del Filo di Paglia ha portato in me molti frutti, dolci e succulenti, ha portato la gioia di scoprire cos’è la Natura, la piacevole sensazione di essere sempre circondato da molti Amici, la comprensione che anche i fallimenti sono un passo essenziale per l’apprendimento e per la propria crescita, ma soprattutto mi ha donato una Via di ritorno verso me stesso.

Febbraio 2014

Francesco Mossolin

Scopri di più sulla Vita di Omraam Mikhael Aivanhov

Vita di un Maestro occidentale


Scopri la nostra collana: Madre Terra

Alberi sacri Franco Tassi

Alberi sacri Franco Tassi

LA CORRISPONDENZA TRA I PUNTI CARDINALI, LE STAGIONI E I QUATTRO ARCANGELI, NELL’INSEGNAMENTO DI OMRAAM MIKHAËL AÏVANHOV


Libri di Aivanhov

di Francesco Mossolin[1]

Tratto da Misli III – 2016

Adonai, Elohei Israel

mimini Michaèl

umismoli Gavrièl

milefanai Uriel

meachorai Refael

ve al roshì, Shekinat El

Mio Signore, Potenza d’Israele

alla mia destra Mikhaël

alla mia sinistra Gabriel

davanti a me Uriel

dietro di me Raphaël

e sulla mia testa, la Shekinà di Dio

 

Antica meditazione ebraica da recitare prima di addormentarsi, per proteggersi dalle entità negativ

Preambolo

All’alba di ogni nuovo giorno, se volgiamo lo sguardo verso Est, scorgiamo un bagliore, frotte di luci che lentamente avanzano verso di noi sottraendo la volta celeste all’oscurità. Se indugiamo più a lungo in questa direzione i nostri occhi si riempiranno di stupore nel contemplare lo spettacolo che da tempo immemorabile si ripete puntualmente ogni mattino: il sorgere del sole. Ogni giorno l’astro luminoso non manca mai questo importante appuntamento; ogni giorno, da Est, la luce torna a manifestarsi, e tutto rinasce al nuovo giorno.

Col passare delle ore poi il sole continua la sua solitaria marcia nell’immenso blu che lo circonda e quando, dopo una lunga ascesa raggiunge lo Zenit, è a Sud che dobbiamo volgerci per ammirare la sua luce splendente. È questo il momento del giorno in cui la luce raggiunge il culmine della sua intensità; in questo istante i raggi abbaglianti del sole infuocato sembrano arrivare ovunque… a mezzogiorno non c’è spazio per l’oscurità, tutto brilla, tutto risplende.

Superato lo Zenit, il sole riprende la parabola discendente che lo riporta verso un nuovo orizzonte, un’alba per altre terre, ma per noi, che già abbiamo goduto dell’intero giorno, un tramonto, ricco di colori: la quiete dopo le molte attività. È a Ovest che il nostro sguardo si volge per contemplare lo spettacolo del tramonto, quando il sole, dipingendo d’oro tutto il cielo, svanisce e sembra penetrare nella Terra, lasciando nuovamente spazio alle tenebre, all’oscurità.

E di notte? Il sole non lo vediamo e approfittiamo della sua assenza per il meritato riposo. Se però qualcuno, nelle silenziose ore notturne, ci chiedesse dov’è il sole, dovremmo volgerci verso Nord e col dito indicare questa direzione; infatti è questo il punto cardinale che il sole attraversa nel buio della notte.

I Punti cardinali e la croce

Cosa sono i Punti cardinali? Quali le loro caratteristiche? Cosa rappresentano simbolicamente per la Scienza iniziatica?[2]

Sappiamo bene che i Punti cardinali sono alla base del nostro sistema di orientamento. Fin dall’antichità i viaggiatori avevano necessità di punti di riferimento, punti cardine, fissi, che fossero stabili nel tempo e nello spazio, e che permettessero di orientarsi per trovare la rotta verso la meta desiderata. Un albero, una montagna, per quanto stabili e fissi, possono svolgere questa importante funzione solo per brevi tragitti; quando lo spostamento diventa un vero e proprio viaggio, è necessario qualcosa che si trovi “oltre”, ossia che rimanga stabile in ogni parte del nostro pianeta… e gli antichi cercarono questi punti molto lontano, portando lo sguardo oltre l’orizzonte, in alto, verso gli astri luminosi del giorno e della notte. Osservando e studiando i movimenti dei corpi celesti, determinarono la posizione dei quattro Punti fondamentali: il Nord indicato ogni notte dalla Stella Polare, nell’emisfero settentrionale; il Sud che nell’emisfero boreale è indicato dal sole in linea con lo Zenit e, nell’emisfero australe, dalla Croce del Sud, l’Est e l’Ovest indicati dal sole all’alba e al tramonto.

I viaggiatori di un tempo conoscevano bene i Punti cardinali … oggi invece, grazie alle bussole, ai navigatori satellitari e a molti altri strumenti sofisticati, non abbiamo più bisogno di tali conoscenze. Poche persone ormai, anche in una giornata di sole, sanno determinare rapidamente la posizione dei Punti cardinali, mentre un tempo a chiunque bastava uno sguardo fugace verso il sole, per sapere esattamente dove posizionare il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest.

Fu dunque la luce del sole e delle stelle a permettere agli antichi di orientarsi e di muoversi nei loro viaggi e spostamenti, con sicurezza e precisione. Allo stesso modo la conoscenza delle caratteristiche spirituali dei Punti cardinali, ci permette di utilizzare queste “forze” per la nostra evoluzione e per orientarci nel nostro percorso di crescita interiore. Ma cosa rappresentano da un punto di vista simbolico i Punti cardinali?

Noi siamo soliti definire lo spazio in base ai quattro Punti cardinali. Ora, cosa sono i quattro Punti cardinali se non una croce?[3]

Si tratta della croce cosmica con cui l’Eterno creò l’Universo:

Dopo che l’Eterno ebbe stabilito i quattro Punti cardinali, il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest… fece i quattro elementi: il Fuoco e l’Aria, l’Acqua e la Terra, per mezzo dei quali tutte le cose sono state create.[4]

Questa croce cosmica, che è all’origine della Creazione dell’Universo, ha una forma e un significato diverso dalla croce cattolica che, invece, si ricollega alla Croce del supplizio di Gesù poiché, come ci spiega il filosofo Omraam M. A.:

La croce è un simbolo che ha la sua origine nella natura stessa.[5]

In primo luogo, la croce è un simbolo dell’unione dei due principi, ed è perciò un simbolo universale che si ritrova nelle civiltà e nelle religioni più antiche.[6]

La linea verticale rappresenta il principio maschile e la linea orizzontale il principio femminile, quei due principi che sono all’origine di tutta la Creazione. Il principio maschile è associato al Fuoco che sale in verticale e il principio femminile all’Acqua che si espande in senso orizzontale.[7]

Anche l’essere umano è una croce: quando apre le braccia, diventa una croce nello spazio ed entra in relazione con i quattro Punti cardinali; e quando ha lavorato a lungo per purificarsi e santificarsi, è lui stesso, con le sue emanazioni, che può respingere tutto ciò che è negativo e tenebroso.[8]

Possiamo quindi dire che i Punti cardinali rappresentano, attraverso il simbolo della croce, lo Spazio entro il quale l’Universo è stato creato, e che questa croce rappresenta in particolare «quei due principi che sono all’origine di tutta la Creazione».[9]

I Punti cardinali, i 4 Elementi e i 4 Animali sacri

Per proseguire la nostra indagine riportiamo qui un estratto dell’introduzione dal titolo l’Uovo alchemico, dal volume l’Alchimia spirituale di Omraam M. A.. Questo breve brano è un vero e proprio compendio di conoscenze alchemiche:

Dopo che l’Eterno ebbe stabilito i quattro Punti cardinali, il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest, fece i quattro elementi: il Fuoco e l’Aria, l’Acqua e la Terra, per mezzo dei quali tutte le cose sono state create. Li distribuì come segue: il Fuoco, che è caldo e secco, prese posto al Nord, che è freddo e umido. L’Acqua, fredda e umida, fu posta al Sud che è caldo e secco.

L’Aria, calda e umida, fu posta a Est che è come lei, e servì da legame tra il Fuoco e l’Acqua. La Terra, fredda e secca, fu posta all’Ovest, che le assomiglia. Servì anch’essa da legame tra il Fuoco e l’Acqua ed equilibrò l’Aria dell’Est. […] Collocate ora i quattro animali simbolici: il Leone al Nord, l’Uomo a Sud, l’Aquila a Est e il Toro all’Ovest e comprenderete molte cose.[10]

In questo articolo non approfondiremo tutti gli aspetti alchemici e esoterici di questo testo, ma possiamo osservare che in questo brano, ad ogni Punto cardinale vengono attribuite determinate caratteristiche: l’Est caldo e umido, il Sud caldo e secco, l’Ovest freddo e secco e il Nord freddo e umido.

Anche i quattro elementi presentano le medesime caratteristiche: l’Aria caldo e umido, il Fuoco caldo e secco, la Terra freddo e secco e l’Acqua freddo e umido.

Il testo propone le corrispondenze necessarie per l’attivazione dei processi alchemici, ponendo l’Aria nell’Est, la Terra nell’Ovest, perché hanno uguali caratteristiche, il Fuoco a Nord e l’Acqua a Sud, invertendo evidentemente quello che sarebbe il loro naturale domicilio. Per attivare dei processi alchemici è tuttavia necessario mescolare elementi con caratteristiche tra loro opposte, il Fuoco nel Nord, domicilio dell’elemento Acqua, e l’Acqua nel Sud, domicilio dell’elemento Fuoco. Si tratta di corrispondenze valide per il punto di vista alchemico; non a caso lo stesso Omraam. M. A., in tutte le altre conferenze, porrà ogni elemento nel suo consueto domicilio, con il Fuoco a Sud e l’Acqua a Nord. La posizione dei quattro animali simbolici verrà invece chiarita da questo ulteriore testo dello stesso autore:

La croce trova il suo equivalente in molti altri simboli, quali per esempio, la sfinge degli Egizi, che aveva una testa d’Uomo, un corpo di Toro, gli artigli di Leone, le ali dell’Aquila. Questi quattro animali rappresentano la croce formata dai due assi Leone-Aquario e Scorpione-Toro. La tradizione riferisce che in tempi lontanissimi prima della caduta dell’uomo, l’Aquila occupava nello Zodiaco il posto dello Scorpione. La sfinge era quindi una rappresentazione dei quattro elementi, i quali sono pure menzionati nell’Apocalisse sotto la forma dei quattro animali sacri Hayot ha-Kodesh, o Serafini che stanno davanti al trono di Dio e che giorno e notte cantano incessantemente: Santo, Santo, Santo è il Signore Dio onnipotente. La sfinge è la croce e la croce è la radice della materia, i quattro elementi. I primi Padri della Chiesa che erano istruiti nella scienza egizia e non volevano che essa andasse perduta, hanno attribuito a ciascuno dei quattro evangelisti una delle figure componenti la sfinge: a San Matteo il Toro, a San Marco il Leone, a San Luca l’Uomo e a San Giovanni l’Aquila. La sfinge è collegata anche con i quattro Punti cardinali.[11]

Bisogna a questo punto fare chiarezza su alcuni aspetti, in particolare con riguardo alle corrispondenze astrologiche. Abbiamo visto qual è la collocazione corretta in base all’affinità delle caratteristiche (caldo/freddo secco/umido) dei quattro elementi, nei quattro Punti cardinali: Sud-Fuoco, Nord-Acqua, Est-Aria, Ovest-Terra. Anche per gli Animali sacri che si trovano a Sud e a Nord, bisognerà compiere un’inversione, affinché possano trovarsi in correlazione all’elemento corrispondente, avremo quindi il Leone nel Sud-Fuoco e l’Uomo nel Nord-Acqua.

Possiamo approfondire ulteriormente la relazione esistente tra i quattro Animali sacri e i quattro elementi, collegandoli anche all’antica formula degli iniziati egizi: “Sapere, Volere, Osare, Tacere”

I maghi, gli alchimisti, i cabalisti hanno fatto dei quattro elementi il loro principale argomento di studio e spesso li hanno rappresentati sotto forme simboliche, forme incomprensibili fino a quando non se ne scopre il collegamento con i quattro elementi. Il simbolo della croce e quello della Sfinge, come pure quello dello zodiaco, possono essere interpretati soltanto attraverso i quattro elementi. In realtà, però, i quattro elementi, così come li conosciamo sul piano materiale, sono solo l’aspetto più condensato dei quattro elementi divini, la cui radice si trova nella sefira Kether e ai quali la Kabbalah ha dato il nome di Hayot ha-Kodesch, vale a dire Animali sacri che, nella religione cristiana, corrispondono ai Serafini. Questi quattro Animali hanno la forma di un Leone, di un Toro, di un’Aquila e di un Uomo, essendo, fra gli altri, anche l’uomo un animale. Naturalmente ciò non vuol dire che i Serafini abbiano il muso di leone o di toro… È soltanto un modo di presentarli e di far sentire le relazioni sottili esistenti fra loro e vari stati della materia che rappresentano. I quattro Animali li ritroviamo nello zodiaco: sono i segni del Leone, del Toro, dell’Acquario (che è l’immagine dell’uomo) e dello Scorpione (che un’altra forma dell’Aquila). Perché dunque lo Scorpione invece dell’Aquila? Per significare che al momento della caduta dei primi uomini, L’Aquila che simboleggia la forza sessuale sublimata si è trasformata in Scorpione, simbolo della forza sessuale non dominata. L’immagine degli Animali sacri è molto diffusa nell’arte cristiana: la si trova disegnata o dipinta in manoscritti e in affreschi, oppure scolpita nella pietra all’ingresso delle chiese. Ma non è stata spiegata e poche persone suppongono quanto sia ricca di significati. Nella sua preghiera, Salomone cita i quattro Animali sacri quando dice: «Aralim, agite. Ophalim, girate e risplendete. Hayot ha-Kodesch, gridate, parlate, ruggite, muggite». Gli Aralim sono i Troni, i ventiquattro Vegliardi che agiscono sulla terra con i loro decreti. Gli Ophalim sono i Cherubini, le ruote di fuoco in perpetuo movimento. E infine, gli Hayot ha-Kodesch, sono i quattro Animali sacri, i Serafini; ed è a questi che Salomone chiede di gridare, parlare, ruggire, muggire. Quello che grida è l’Aquila, quello che parla è l’Uomo, quello che ruggisce è il Leone e quello che muggisce è il Bue. L’invocazione di Salomone ha un significato molto profondo. Infatti vuol dire, parlate perché io possa sapere, gridate perché io possa volere, ruggite perché io possa osare e muggite perché io possa tacere. L’audace è il Leone, il lavoro nel silenzio lo fa il Bue, la volontà di volare molto in alto è compito dell’Aquila, infine il sapere spetta all’uomo. Il precetto degli iniziati: “Sapere, Volere, Osare, Tacere” proviene quindi da molto lontano, viene dalla conoscenza delle virtù dei quattro Animali sacri.[12] 

Osservando lo schema appare evidente che da un punto di vista astrologico c’è una contraddizione, infatti l’Uomo, che rappresenta il segno dell’Acquario, è un segno d’Aria e nello schema si trova in connessione con l’elemento Acqua. Come spiegare questa apparente contraddizione? Il fatto è che, all’inizio dei tempi, simbolicamente, con la “caduta” del genere umano lo Scorpione (segno d’Acqua) ha preso il posto dell’Aquila (segno d’Aria). Questa caduta è stata rappresentata anche dall’involuzione dell’elemento, attraverso il passaggio dell’Aria in Acqua, ossia attraverso una condensazione, una materializzazione.

Ma là dove c’è un’involuzione ci dev’essere anche un’evoluzione a bilanciare l’equilibrio cosmico, così l’Acquario – che evidentemente dal nome e dal simbolo che rappresenta, comprendiamo essere originariamente collegato all’Acqua – si evoluto ed ha preso il posto dell’Aquila, divenendo un segno d’Aria. Prima però della caduta questo simbolo, l’Uomo, l’Acquario, era collegato all’elemento Acqua; solo con la “caduta” dell’Aquila si è evoluto in elemento d’Aria.

Queste corrispondenze ci spiegano il forte valore simbolico ed esoterico dei Punti cardinali, e la ragione per cui in molte culture e tradizioni erano tenuti in grande considerazione, soprattutto quando venivano praticati rituali di vario genere o per compiere atti di magia. Omraam M. A. ci spiega infatti che:

Quando un Iniziato deve cominciare un lavoro, si volge in sequenza verso ciascuna delle quattro direzioni dello spazio; così facendo, traccia una croce per indicare che il suo spirito si accinge ad entrare in attività.[13]

È poiché l’Iniziato comprende la croce vivente, che tutte le Entità luminose rispondono al suo appello e vengono a partecipare al suo lavoro. Questo rito di volgersi verso i quattro Punti cardinali si è perpetuato nella religione cattolica sotto forma del “segno della croce”.[14]

I Punti cardinali e le Stagioni

Come lo spazio, così anche il tempo ha quattro Punti cardinali che sono, nel corso dell’anno, i due Equinozi e i due Solstizi,[15] ciascuno dei quali segna l’inizio di una stagione. I quattro Punti cardinali sono come nodi di forze cosmiche e, in quei periodi, nuove energie fluiscono nell’universo. Ma il fatto che il rinnovamento di quelle forze si verifichi regolarmente ogni anno, non significa che avvenga automaticamente, meccanicamente. No, tutti quei cambiamenti sono prodotti dal lavoro di Entità che hanno il compito di occuparsi delle pietre, delle piante, degli animali e degli esseri umani.[16]

La tradizione iniziatica ha posto ciascuna stagione sotto l’influenza di un Arcangelo: Raphaël regna sulla Primavera, Uriel sull’Estate, Mikhaël sull’Autunno, e Gabriel sull’Inverno.[17]

Nel tempo e nello spazio i Punti cardinali sono dunque nodi di forze cosmiche, abitati da Entità che determinano sul nostro pianeta il cambiamento delle Stagioni nel corso dell’anno. Ma non solo: come detto, esse agiscono in modo diverso anche sull’uomo, ed è nostro compito comprenderne il senso spirituale, per armonizzarsi ad esse e per utilizzare al meglio queste correnti energetiche.

Vedremo quindi cosa succede nel corso dell’anno al nostro pianeta e come queste correnti agiscono sull’uomo quando egli è in sintonia con queste forze cosmiche. Ma prima di proseguire vediamo se tra tutte le corrispondenze scoperte finora c’è coerenza e armonia.

Punto CardinaleNordSudEstOvest
CaratteristicheFreddo – umidoCaldo – seccoCaldo – umidoFreddo – secco
ElementoAcquaFuocoAriaTerra
EvangelistaSan GiovanniSan MarcoSan LucaSan Matteo
Animale SacroUomoLeoneAquilaToro
ArcangeloUrielRaphaëlMikhaëlGabriel
StagioneEstatePrimaveraAutunnoInverno

Apparirà al lettore alquanto strano che l’Estate sia posta a Nord, associata con l’elemento Acqua, così come forse ci si chiederà il senso delle altre tre corrispondenze (Primavera/Sud/Fuoco; Autunno/Est/Aria; Inverno/Ovest/Terra).

Per comprendere queste apparenti incongruenze dobbiamo ricorrere nuovamente all’Astrologia, in particolare ponendo attenzione all’elemento corrispondente al segno astrologico con cui inizia ogni stagione. Vedremo quindi che la Primavera inizia quando il sole entra in Ariete, un segno di Fuoco; che l’Estate inizia quando il sole entra nel segno del Cancro, un segno d’Acqua; che l’Autunno inizia quando il sole entra in Bilancia, un segno d’Aria e che l’Inverno inizia quando il sole entra nel Capricorno, un segno di Terra.

Indagando ulteriormente tra le corrispondenze legate alle caratteristiche dei 4 elementi, possiamo chiederci che cos’hanno in comune Primavera e Autunno dominate dai due elementi maschili, l’Aria e il Fuoco, e l’Inverno e l’Estate, governate dai due elementi femminili, l’Acqua e la Terra.

Sappiamo che il principio maschile è attivo, emissivo, esso rappresenta la forza creatrice, mentre il principio femminile è passivo, ricettivo e rappresenta le forze formatrici. Dobbiamo quindi comprendere in che modo agiscono queste energie nella natura, nel corso delle 4 Stagioni. Vediamo ad esempio cosa succede in particolare nelle Stagioni dominate da elementi maschili (Fuoco e Aria): a Est l’Arcangelo Mikhaël domina l’Autunno, le foglie cadono, i frutti maturi si aprono per permettere ai semi di disperdersi, c’è dunque un movimento che dal centro va verso l’esterno, si ha la dispersione del seme che in Primavera germoglierà e darà vita a una nuova pianta. L’aria, proprio come l’elemento maschile, non assorbe ma diffonde, è attiva, dinamica, trasporta il seme lontano … Così allo stesso modo l’elemento maschile non assorbe ma disperde, diffonde il proprio seme per fecondare l’elemento femminile.

Anche a Sud, Raphaël domina una stagione di grande espansione: dopo la lunga pausa invernale, le piante tornano a germogliare, i semi si schiudono, di nuovo il movimento è dal centro verso la periferia. Come il fuoco che sale verso l’alto e si espande se trova materiale infiammabile, così in Primavera, la vita, là dove la terra è fertile, si manifesta ed esplode in tutta la sua bellezza e vitalità. In Primavera le piante producono il polline necessario alla fecondazione dei fiori, ed ecco così nuovamente l’elemento maschile in azione: in Autunno con la dispersione dei semi, in Primavera con la dispersione del polline.

Osservando invece cosa succede nella natura durante l’Inverno, ad Ovest, comprendiamo facilmente che in questa stagione il movimento energetico è direzionato verso il centro, va dalla periferia al centro. Tutto rallenta tutto si ferma, tutto sembra morire, mentre in realtà la vita, la nuova vita, si sta condensando nel centro; in questa fase di oscurità la Vita si condensa nel cuore di ogni cosa, per poter poi rinascere in Primavera. Ed è proprio nella terra, nell’elemento Terra che i semi si nascondono e operano questo processo alchemico … la morte apparente dell’Inverno nasconde la preparazione per una nuova nascita. Come il principio femminile accoglie il seme e lo elabora in sé per mettere al mondo il figlio, allo stesso modo, grazie all’energia dell’inverno, Madre Terra accoglie i semi e li custodisce fino al giorno in cui, caricati di nuove energie, potranno germogliare.

Osservando poi l’Estate, a Nord, apparentemente non scorgiamo, come per l’Inverno un movimento di condensazione che dalla periferia va verso il centro, ma al contrario, l’Estate ci sembra il momento dello svago e del divertimento… eppure, mentre questo è vero per noi esseri umani, se osserviamo con occhio distaccato i fenomeni della Natura, scopriremo che l’Estate è il periodo dell’anno in cui la Luce del sole riesce a penetrare più in profondità la materia, accolta da una terra particolarmente ricettiva. È questa luce che permette ai frutti della terra di maturare. La Natura fa penetrare in sé la luce e il calore dei giorni d’Estate per trasmutare la materia, per purificarla, nobilitarla, proprio come quando l’acqua riscaldata dai raggi del sole evapora, purificandosi e trasmutandosi dalla forma liquida alla forma gassosa.

Come una Madre, la Natura accoglie, nel suo grembo, in sé i potenti raggi del sole estivo per sublimare la materia grezza, purificarla e renderla luminosa, splendente: non a caso, secondo la tradizione esoterica, sono proprio le schiere angeliche di Uriel, quelle che dominano l’Estate, a creare, nelle profondità della terra, le pietre preziose.

Questo è dunque il motivo per cui l’Estate è posta a Nord, perché è in questa stagione che la luce riesce a penetrare l’oscurità, per trasformarla, trasmutarla, sublimarla.

I Punti cardinali e le Feste cardinali

Ecco quindi l’importanza di conoscere il valore energetico dei Punti cardinali, infatti:

Percorrendo la fascia zodiacale, il sole attraversa ogni anno i quattro Punti cardinali chiamati Equinozi e Solstizi. Gli Equinozi corrispondono ai due giorni dell’anno solare in cui, mentre il sole incrocia l’equatore, il dì e la notte hanno eguale durata: il 21 marzo e il 21 settembre. I Solstizi corrispondono ai due giorni in cui il sole raggiunge la massima lontananza angolare del piano equatoriale: il 21 dicembre, Solstizio d’Inverno, il giorno più corto, il 21 giugno, Solstizio d’Estate, il giorno più lungo.

Questi quattro punti, Solstizi ed Equinozi, coincidono con le quattro feste dette cardinali: Natale, Pasqua, San Giovanni e San Michele; feste istituite dagli Iniziati per ricordare agli uomini che in quelle date il sole immette nell’universo delle forze particolarmente potenti, forze che gli uomini, se coscienti, hanno la possibilità di utilizzare per la loro evoluzione. L’invio di tali forze è organizzato e regolato da grandi Spiriti che hanno ai loro ordini molti altri spiriti, incaricati di distribuire le energie sulla superficie del pianeta. Una moltitudine di Spiriti si dedicano a questa attività.[18]

Le feste popolari in occasione dell’inizio di ogni stagione erano già presenti negli antichi culti, così come nella tradizione contadina. Il Cristianesimo ha fatto propria questa tradizione, ponendo in corrispondenza di ogni Solstizio ed Equinozio un avvenimento importante: in Primavera si celebra la Pasqua, in Estate si festeggia la notte di S. Giovanni, in Autunno c’è la festa di S. Mikhaël e in Inverno si celebra il Natale. Come vedremo più avanti, ognuna di queste feste, nel suo profondo significato spirituale, è in perfetta armonia con ciò che accade nella Natura.

Le quattro Stagioni, guidate dai quattro Arcangeli, sono dunque in relazione con i quattro Punti cardinali, e quindi esiste una precisa corrispondenza tra le caratteristiche dei Punti cardinali e ciò che accade nella Natura durante le quattro Stagioni. Conoscere le caratteristiche energetiche dei quattro Punti cardinali ci rende coscienti di quale lavoro possiamo compiere su di noi, sintonizzandoci ed entrando in contatto con le energie e le Entità che guidano e governano le quattro Stagioni e i quattro elementi.

Possiamo ora rappresentare in un semplice schema le corrispondenze finora trovate e analizzare in modo più approfondito la loro posizione.

Osservando questa immagine possiamo notare che i 4 elementi (in verde) sono posizionati secondo il loro livello di condensazione, di materializzazione, formando un anello che ruota in senso orario, partendo da Ovest con la Terra, si passa all’Acqua nel Nord, poi all’Aria nell’Est e infine l’elemento più eterico, più sottile e spirituale, a Sud, il Fuoco.

Troveremo anche che in questa corrispondenza Acqua e Fuoco sono opposti e, non a caso: rappresentano infatti, a livello spirituale, il principio maschile il Fuoco – lo spirito che sta in alto – e il principio femminile l’Acqua – la materia, che sta in basso.[19] Tutto ciò che si può realizzare dalle diverse combinazioni di questi due elementi riproduce simbolicamente la scienza che cela in sé i misteri dei due principi.[20]

L’Emisfero australe

Per correttezza di indagine – visto che quando nell’Emisfero boreale è Estate, a Sud abbiamo l’Inverno, e viceversa – ci dobbiamo ora chiedere se tutte queste corrispondenze abbiano la medesima valenza per l’Emisfero australe.

Troviamo una risposta a tale quesito nel momento in cui riconosciamo che il nostro pianeta va considerato come un’unica entità, in cui tutto è collegato.  In particolare possiamo osservare come ciò che succede nell’Emisfero boreale influenza e determina le caratteristiche spirituali ed energetiche anche dell’Emisfero australe, per le seguenti ragioni:

Anzitutto dobbiamo ricordare che il 70% delle terre emerse si trova nell’Emisfero Nord, motivo per cui l’estate boreale, ad esempio, è molto più estesa e forte dell’inverno che si manifesta nello stesso momento nell’Emisfero sud; quel 70% di terre emerse rappresenta la grande maggioranza e per tale motivo determinerà con maggiore forza il tipo di “energia” presente in quel momento sulla Terra.

Un altro elemento importante viene dal fatto che, se consideriamo la Terra come un organismo vivente, allora possiamo sostenere che la sua “testa” è il Polo Nord[21], e ciò che succederà in questa zona (Emisfero boreale) influenzerà maggiormente l’intero pianeta. A sostegno di tale affermazione riportiamo un brano di Omraam M. A. in cui afferma che:

Il Polo Nord è una regione dalla quale ci giungono tutte le forze celesti che sono distribuite sulla Terra; tale regione è abitata dagli Esseri più elevati, Esseri purissimi e immortali. Le aurore boreali sono manifestazioni accidentali dell’aura degli Esseri che abitano il Polo Nord. Dal punto di vista spirituale, il Polo Nord è il centro più elevato che esista sul nostro globo.[22]

Aspetti e caratteristiche spirituali dei Punti cardinali e delle Stagioni

L’analisi e lo studio dei quattro Punti cardinali, delle loro caratteristiche e corrispondenze, in particolare con le Stagioni e l’Arcangelo che le presiede, non deve rimanere però una semplice speculazione filosofica, o un mero piacere intellettuale: questo sapere ci deve permettere di conoscere quali caratteristiche energetiche e spirituali possiede ogni stagione per compiere un lavoro interiore nel corso dei 12 mesi. Infatti:

L’agricoltore sa in quale epoca deve arare, seminare, potare, raccogliere… Ma è anche compito di ognuno di noi imparare a lavorare secondo le Stagioni. Salomone dice nell’Ecclesiaste: «C’è un tempo per tutto, un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per estirpare ciò che è stato piantato, un tempo per abbracciare e un tempo per abbandonare gli abbracci, un tempo per abbattere e un tempo per costruire». Queste parole non riguardano unicamente il piano fisico, le attività fisiche, bisogna interpretarle anche da un punto di vista magico, cabalistico. La Cabala spiega come determinare il tempo per ogni cosa, ed è tutta una scienza. In funzione delle Stagioni, nel corso dell’anno c’è un lavoro interiore da svolgere con i quattro elementi, con i quattro Punti cardinali, con i quattro Arcangeli, così come con le pietre preziose, le piante e le entità corrispondenti.[23]

In questa prospettiva vediamo dunque quali sono le caratteristiche energetiche e spirituali di ognuno dei quattro Punti cardinali, e conseguentemente delle Stagioni, per precisare quale sia il lavoro interiore che possiamo compiere in ogni periodo dell’anno:

Est

Da questo Punto cardinale viene la luce del nuovo giorno; l’Arcangelo Mikhaël, il capo delle Milizie Celesti, scaccia le tenebre, separa il giorno dalla notte, la luce dall’oscurità, mentre i bagliori del sole che sorge portano nuovi semi di luce che si diffondono su tutta la superficie terrestre grazie all’immenso lavoro degli Spiriti di Natura e dei Deva.

L’Autunno è posto sotto l’influsso di Mikhaël, l’Arcangelo del sole nella Sefirah Tiphéreth. Il suo nome significa: Chi è come Dio?! Infatti, una tradizione riporta che quando, nel suo orgoglio, Lucifero si dichiarò uguale a Dio, Mikhaël, ergendosi davanti a Lucifero, esclamò: «Chi è come Dio?!». E da quel momento questo fu il suo nome.[24]

La separazione e la selezione sono processi cosmici che avvengono in Autunno, la stagione governata proprio dall’Arcangelo Mikhaël, quando si raccolgono i semi buoni separandoli da quelli cattivi, quando il vento (l’elemento Aria) diffonde i semi per  ogni dove. In questa stagione, il 29 settembre, si festeggia S. Michele Arcangelo, che nell’iconografia viene sempre raffigurato con una spada e una bilancia, intento a pesare le buone e le cattive azioni degli uomini, e a separare le anime buone da quelle cattive. L’Arcangelo Mikhaël ci insegna dunque il discernimento, la capacità di selezionare e di separare il puro dall’impuro.

Sta scritto nella Tavola di Smeraldo: «Separerai il sottile dal denso con grande abilità». Ma dove sono questo sottile e questo denso che bisogna separare? Sono soltanto nel crogiolo dell’alchimista, oppure sono nella nostra vita interiore, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti?… Dei quattro Arcangeli, l’Arcangelo Michele è colui che separa le cose. Lo si festeggia alla fine di settembre, perché Egli regna sull’Autunno, periodo delle separazioni, quando i frutti si staccano dall’albero e la scorza dal frutto. La separazione, che è un processo molto importante nell’alchimia, si ritrova anche in tutti i campi della vita e, a seconda dei casi, si chiama pulizia, selezione, decantazione, purificazione, ma anche liberazione.[25]

Rivolti verso questo Punto cardinale, al momento del sorgere del sole, che molte tradizioni religiose e spirituali, e molti Maestri, consigliano di praticare la propria meditazione quotidiana, poiché da Est, ogni giorno, rinasce e risorge la Luce, ed è questa rinascita che deve compiersi ogni mattino anche dentro di noi. La luce del sole che sorge purifica, rigenera, ricarica, armonizza e permette di avvicinarsi sempre più al Mondo divino.

Cosa c’è di più bello e di più essenziale della nascita del giorno? Direte che la vostra presenza non cambierà nulla: il sole sorgerà che voi ci siate o meno. Certo, il sole non ha bisogno di voi per apparire all’orizzonte, ma siete voi che avete bisogno di lui, perché esiste una relazione tra gli avvenimenti della natura e quelli della vostra vita interiore. Quando saprete come guardare il sole sorgere, nell’istante in cui si sprigiona il primo raggio, sentirete tutte le forze pure e luminose entrare in azione e capirete quanto è importante lavorare con esse affinché il giorno si risvegli anche nella vostra coscienza.[26]

Questo invito alla selezione e al discernimento, alla separazione del sottile dallo spesso, oltre che all’alba, è un’opera che possiamo compiere con maggior profitto nei mesi autunnali, sotto la guida dell’Arcangelo Mikhaël. In questa stagione possiamo infatti fare un’analisi della nostra esistenza portando alla luce tutti gli aspetti del nostro essere, per selezionare quelli buoni da quelli nocivi. Gli aspetti buoni, proprio come dei semi, li conserveremo per piantarli nel giardino della nostra Anima, affinché un nuovo ciclo abbia inizio.

Ecco quindi cosa dobbiamo imparare dall’Arcangelo Michele: la selezione, cioè il discernimento, l’apprendere a separare il puro dall’impuro, l’utile dall’inutile, il nocivo dal salutare, la cosa morta da quella viva. La causa di tutte le sventure è proprio la mancanza della capacità di discernimento.

Le forze presiedute dall’Arcangelo Michele sono forze di equilibrio, di giustizia, quindi di discernimento tra il buono il cattivo, per poter liberare ciò che è bene e trasformare ciò che è male. Ma il bene e il male sono così strettamente uniti che non li si può separare prematuramente senza provocare lacerazioni. L’arte di separare i contrari è la cosa più difficile che ci sia; ed è in natura che, da sempre, gli Iniziati si sono istruiti in quest’arte. Non è facile separare la noce del suo mallo, ma la natura sa come farlo: essa lascia maturare il frutto, il mallo si apre da solo e la noce si libera. Lo stesso dicasi per il bambino nel ventre di sua madre: esso è strettamente collegato alla madre non lo si può strappare prematuramente, altrimenti sarebbe la morte per entrambi. Se invece si aspetta, il frutto giunge a maturazione e, quel punto, si può recidere il legame che univa madre e bambino. Questa separazione rappresenta il simbolo della maturità.[27]

Sud

L’Arcangelo Raphaël domina questo Punto cardinale e porta in sé il Fuoco della guarigione, quella guarigione che otteniamo quando le energie vitali fluiscono liberamente in tutto il nostro corpo, quelle stesse energie che attraversando Madre natura si manifestano nei mille e mille fiori, e nella moltitudine di piante che in Primavera sembrano rinascere a nuova vita.

Le energie spirituali che fluiscono quando il sole è a mezzogiorno sono forti e potenti, come quelle primaverili, ed esse purificano, guariscono e armonizzano. Nonostante ciò, in piena Estate, quando il sole a mezzogiorno diviene fuoco, il suo effetto di purificazione è troppo forte, motivo per cui non è consigliabile esporsi alla sua luce nelle ore centrali di questa stagione.

Le energie che dominano il Sud, proprio come avviene in Primavera, sono quelle della gioia, della rinascita. In Primavera la Natura è nel massimo del suo splendore, così come il sole a Sud è nel massimo della sua manifestazione. Non a caso in questo momento dell’anno si festeggia la Pasqua, la risurrezione di Gesù, la rinascita.

L’Equinozio di Primavera, il 21 marzo, è sotto l’influsso dell’Arcangelo Raffaele. È Raffaele che dà alle Entità a lui sottoposte l’ordine di lavorare sulla vegetazione e di inviare ovunque forze di crescita e di rigenerazione.

L’Arcangelo Raphaël vive nella sfera di Mercurio. Il suo nome significa: Dio guaritore. Questo Arcangelo e gli Angeli che sono ai suoi ordini hanno l’incarico di lavorare sulla forza divina in modo da renderla curativa. Gli altri Arcangeli preposti alle altre Stagioni danno alla forza divina un’altra lunghezza d’onda e trasmettono a questa forza altre virtù. Gli antichi che volevano conoscere la scienza di Raphaël sceglievano determinati giorni e formule per collegarsi a Lui; ed è così che sono state fatte loro delle rivelazioni riguardanti le caratteristiche delle piante. Il dio greco della medicina, Esculapio, era collegato a Mercurio, e non è quindi a caso che il caduceo di Mercurio sia rimasto da millenni il simbolo della medicina. Ecco perché, all’avvicinarsi della Primavera, dovete pensare a collegarvi con l’Arcangelo Raphaël per chiedergli di rivelarvi i segreti delle piante, dei semi e dei fiori, allo scopo di beneficiare dei buoni influssi che essi contengono e diffondono attorno a sé. In Primavera la natura rinasce, ricordando all’uomo che anch’egli deve resuscitare, non fisicamente – il che non sarebbe proprio possibile – ma spiritualmente. Come la linfa sale nella vegetazione per rigenerarla, così l’uomo deve lavorare affinché la linfa spirituale penetri in lui per vivificare sui corpi sottili. La grande festa cristiana della Primavera è la festa della Pasqua che commemora la resurrezione del Cristo: si congiungono così la vita della natura con quella dell’anima.[28]

La rinascita, il rinnovamento, la resurrezione, sono quindi i processi interiori che la Primavera ci spinge a compiere dentro di noi, con il nostro corpo fisico e tutti i nostri corpi sottili.

Ovest

È Gabriel, l’Arcangelo dell’Annunciazione, a presiedere l’Ovest, e se volti verso questo punto cardinale osserviamo attentamente un tramonto, scopriremo che questa manifestazione della natura nel suo aspetto spirituale rappresenta la discesa del Principio cristico nella materia. Ed è proprio ciò che avviene durante l’Inverno: esteriormente la natura si spoglia di ogni sua bellezza; la luce e lo splendore che manifestava in Primavera sembrano essere svanite, mentre in realtà è in atto una concentrazione e condensazione delle forze vitali, nelle radici e nei semi nascosti sotto terra. Nell’oscurità la Natura si ricarica di nuove forze, di nuove energie che daranno l’impulso per una nuova nascita, una futura Primavera, simbolicamente rappresentata dalla nascita del Cristo. In questa stagione infatti si festeggia proprio una nascita, la venuta al mondo del bambino Gesù. Ma questa nascita è stata possibile solo grazie alla discesa nella materia del Principio cristico, della Luce.

Così, contemplando il tramonto, si percepisce che il sole non sta svanendo ma sta penetrando Madre Terra per fecondarla, per far sì che il Principio cristico possa rinascere in Lei.

L’Inverno ha inizio nel momento in cui il sole entra nella costellazione del Capricorno. Simbolicamente, il Capricorno è legato alle vette, ai picchi rocciosi, ma anche alle caverne profonde, alle grotte che si aprono nelle viscere della Terra. È nelle proprie viscere che la donna porta e forma il bambino, ed è ancora nelle viscere, nel centro Hara, che il Cristo-Bambino si forma in noi. Durante il resto dell’anno, la natura è in grande attività, ma all’avvicinarsi dell’Inverno molti lavori si fermano, i giorni si accorciano, le notti si allungano, ed è il momento della meditazione, del raccoglimento. È questo acquietarsi di tutta la natura che ci permette di penetrare nelle profondità del nostro essere e di trovare le condizioni per la nascita del Fanciullo divino.[29]

L’inverno è dunque un buon momento per ritornare in se stessi, per condensare e cristallizzare il lavoro interiore svolto nel corso dell’anno; è anche un buon momento per iniziare nuovi progetti e cominciare nuove attività.

Nord

Rivolti verso questo punto cardinale, non vedremo mai la luce del sole manifestarsi. È dunque l’oscurità ad abitare questo punto cardinale? Non ci sono forze di Luce che abitano il Nord? Naturalmente invece ci sono, e sono guidate e sostenute dall’Arcangelo Uriel: sono forze potenti, tanto da riuscire a penetrare la materia, purificarla e sublimarla. Proprio come avviene d’Estate quando la luce infuocata del sole è così forte che penetra tutta la natura e porta a maturazione i frutti acerbi e costringe gli uomini a spogliarsi dei molti vestiti che proteggevano i loro corpi nei mesi invernali.

Queste forze luminose agiscono molto in profondità, là dove sono le tenebre. Per questo talvolta sono state attribuite a Uriel caratteristiche infernali o legate al piano sessuale, mentre in realtà esistono diversi tipi di fuoco sotterraneo: c’è quello infernale, quello sessuale, ma il Fuoco di Uriel è un Fuoco spirituale, proviene dai raggi del sole che hanno penetrato la Terra, è un Fuoco capace di purificare la materia, di sublimarla creando, per esempio, le pietre preziose, i metalli nobili.

La letteratura tradizionale di tutti i paesi contempla un gran numero di racconti e narrazioni mitiche in cui si vedono darsi battaglia le forze della Luce e quelle delle tenebre … Ebbene, verso il 21 giugno, al Solstizio d’Estate, entriamo nel periodo in cui la luce è vittoriosa. Qualche giorno dopo, il 24 giugno, si celebra la festa di San Giovanni, in occasione della quale si usa accendere fuochi tutta la notte. Il Solstizio d’Estate è sotto il dominio dell’Arcangelo Uriel. La Chiesa ha trascurato questo Arcangelo. Dal momento che menziona Gabriel, Raphaël e Mikhaël che presiedono alle tre feste cardinali del Solstizio d’Inverno e degli Equinozi di Primavera e Autunno, ci si chiede perché ha fatto passare sotto silenzio Uriel. Uriel è l’Angelo della Luce: il suo nome significa: Dio è la mia Luce. La festa di San Giovanni si celebra nel momento in cui il sole entra nel segno del Cancro – segno dominato da Venere – e ciò non è dovuto al caso, poiché quella di San Giovanni e la festa del Fuoco, del calore che fa maturare i frutti e tutte le cose. Durante l’Estate tutta la natura è infuocata. Ma questo Fuoco e anche quello dell’amore fisico, sensuale, ed è cosa nota che in certi paesi la notte di San Giovanni dà via libera a eccessi sessuali di ogni genere. Questo è senza dubbio il motivo per cui la Chiesa ha preferito non celebrare l’Arcangelo Uriel e la festa dell’Estate.

Se l’uomo è cosciente e attento durante questo periodo del Solstizio d’Estate in cui la Luce e al massimo della sua potenza e le tenebre indietreggiano, vi sono offerte grandi possibilità di sferrare attacchi contro le tenebre interiori, con la speranza di vincerle. Quando le notti si allungano nuovamente, la luce si indebolisce e si fanno più forti le influenze che riducono e rallentano la circolazione di tutte le correnti vitale. Non è più tempo di intraprendere simili lavori. Non vi sono più le stesse condizioni interiori ed esteriori per affrontare le forze ostili. Nel periodo del trionfo della luce, invece, se alcuni vogliono veramente fare un lavoro importante per il mondo intero, lo possono fare: se sono già riusciti a risolvere i loro problemi personali, hanno il diritto e persino il dovere di andare oltre.[30]

L’Estate, con le energie dell’Arcangelo Uriel, ci permette di compiere un lavoro di approfondimento e di maturazione, ci permette di purificare e sublimare consapevolmente le energie della natura inferiore, delle personalità.

Conclusioni

L’argomento trattato in questo articolo meriterebbe di essere ulteriormente approfondito, ma ci auguriamo di aver dato elementi sufficientemente chiari per una prima comprensione del valore energetico e spirituale dei Punti cardinali e delle Stagioni.

Possiamo infine concludere che le caratteristiche delle Stagioni e dei Punti cardinali sono determinate, anche esotericamente, dalla Luce del sole: nell’analisi delle qualità energetiche di ogni Punto cardinale abbiamo anzitutto ricercato le possibili corrispondenze con i quattro Elementi, con gli Arcangeli, con gli Animali sacri, ma soprattutto con le quattro Stagioni. E cos’è infatti che determina il passaggio da una stagione all’altra?

La qualità della Luce del sole che giunge sulla Terra. È la Luce del sole che determina le caratteristiche e le peculiarità di ogni stagione e per analogia anche quelle dei Punti cardinali. Il sole che, come sostiene Omraam M. A., è la migliore manifestazione del Principio divino sulla Terra, è anche l’origine, la Sorgente di tutti i mutamenti stagionali.

L’immagine della perfezione è il sole; e se lo prenderete come modello, nel desiderio di illuminare, riscaldare e vivificare tutte le creature come fa lui, vi trasformerete in profondità. La vostra luce, il vostro calore e la vostra vita non eguaglieranno mai quelli del sole, è evidente, ma il solo desiderio di acquisirli vi proietterà nelle regioni celesti dove compirete prodigi. Sarà il desiderio di donare la luce, il calore e la vita del sole a rendervi più luminosi, più calorosi e più vivi.[31]

Attraverso i suoi raggi luminosi, le Entità angeliche giungono sulla Terra per compiere un lavoro straordinario su tutta la Natura e su tutti gli esseri viventi.

Così, rivolgendosi ogni mattina ad Est, verso il sole nascente, meditando e contemplando la sua Luce, possiamo entrare in contatto e in armonia con quelle correnti cosmiche che dirigono e governano l’evoluzione nostra e quella del nostro pianeta. Meditare sul sole nascente significa collegarsi alla Sorgente da cui tutto ha origine.

Note

La foto ritrae la volta della chiesa di Torcello (Venezia)

[1] Francesco Mossolin è segretario e cofondatore della Fondazione Omraam Onlus, e direttore responsabile della Casa editrice Stella Mattutina Edizioni. Da diversi anni svolge studi e ricerche sull’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov.

[2] Per rispondere a queste domande trarremo indicazione principalmente dall’Insegnamento del filosofo e pedagogo Omraam Mikhaël Aïvanhov, che nelle sue numerose conferenze ha più volte affrontato l’argomento portando luce e chiarezza sul significato spirituale dei Punti cardinali e delle Stagioni.

[3] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, Prosveta, p. 425, 2005.

[4] Aïvanhov, O. M., L’Alchimia spirituale, Prosveta, pp. 9-10, 2010.

[5] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2007, (13 dicembre), Prosveta, 2006.

[6] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, Prosveta, p. 425, 2005.

[7] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2007, (13 dicembre), Prosveta, 2006.

[8] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2013, (26 gennaio), Prosveta, 2012.

[9] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2007, (13 dicembre), Prosveta, 2006.

[10] Aïvanhov, O. M., L’Alchimia spirituale, Prosveta, pp. 9-10, 2010.

L[11] Aïvanhov, O. M., Il linguaggio delle figure geometriche, Prosveta, pp. 130-131, 2008.

[12] Aïvanhov, O. M., I frutti delll’Albero della Vita, Prosveta, pp. 86-87, 2006.

[13] È interessante notare che questa corrispondenza tra Punti cardinali e Arcangeli è la medesima che ritroviamo nella preghiera di protezione ebraica riportata all’inizio dell’articolo. Infatti se posizioniamo davanti a noi Uriel, alla destra Mikhaël, a sinistra Gabriel, e dietro di noi Raphaël, e supponiamo di essere rivolti a Nord, vedremo che la disposizione è esattamente la medesima: davanti a noi il Nord con Uriel, a destra l’Est con Mikhaël, a sinistra l’Ovest con Gabriel, dietro il Sud con Raphaël.

[14] Aïvanhov, O. M., Cercate il Regno di Dio e la sua Giustizia, Prosveta, p. 425, 2005.

[15] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2008, (25 dicembre), Prosveta, 2007.

[16] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2016, (21 marzo), Prosveta, 2015.

[17] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2010, (21 dicembre), Prosveta, 2009.

[18] Aïvanhov, O. M., I frutti dell’albero della vita, Prosveta, pp. 231-232, 1995.

[19] Nella tradizione esoterica i due principi sono anche rappresentati con due triangoli speculari, uno con la punta rivolta verso l’alto e uno con la punta rivolta verso il basso.

[20] Potremmo ora chiederci se esistono altre corrispondenza e, analogie e, partendo dai 4 Arcangeli, troveremo che ognuno di essi è collegato ad una Sephira nell’Albero della Vita, e che ogni Sephira è collegata ad un pianeta: Uriel si trova in Malkout il cui pianeta è la Terra, Gabriel in Iesod il cui pianeta è la Luna, Raphaël in Hod il cui pianeta è Mercurio e Mikhaël in Tiphéret il cui pianeta è il sole. Questi quattro pianeti sono nuovamente collegati a un elemento, la Terra all’elemento Terra, la Luna all’Acqua, Mercurio all’Aria, il sole al Fuoco. Lasciamo al lettore il piacere di sviluppare ulteriori approfondimenti su queste corrispondenze.

[21] Un po’ come dire che al Polo Nord c’è il chakra della Corona e, anche da un punto di vista scientifico, «rispetto al Campo geomagnetico della terra, le linee di forza del campo magnetico terrestre entrano nell’emisfero nord (emisfero boreale) ed escono dall’emisfero sud (emisfero australe)». (cfr.: https://it.wikipedia.org/wiki/Campo_geomagnetico).

[22] Aïvanhov, O. M., L’Alchimia spirituale, Prosveta, p. 184, 2010.

[23] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2009, (22 settembre), Prosveta, 2008.

[24] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2014, (22 settembre), Prosveta, 2013.

[25] Aïvanhov, O. M., La libertà, vittoria dello Spirito, Prosveta, p. 67, 1996.

[26] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2015, (26 giugno), Prosveta, 2014.

[27] Aïvanhov, O. M., I frutti dell’Albero della Vita, Prosveta, pp. 236 -237, 1995.

[28] Aïvanhov, O. M., I frutti dell’Albero della Vita, Prosveta, pp. 232-233, 1995.

[29] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2007, (21 dicembre), Prosveta, 2006.

[30] Aïvanhov, O. M., Dall’uomo a Dio, Prosveta, p. 130, 2004.

[31] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2015, (6 giugno), Prosveta, 2014.

meditazione sorgere del sole e laser

LA MEDITAZIONE LASER E LA MEDITAZIONE AL SORGERE DEL SOLE parte 3/3

La Meditazione sulla Luce nell’Insegnamento di Omraam Mikhaël Aïvanhov 3/3

Centro Studi Internazionale Omraam Mikhaël Aïvanhov

Tratto da Misli III – 2016


Libri di Aivanhov

MEDITAZIONE SULLA LUCE

Di tutte le possibili pratiche meditative Omraam M. A. consigliava ai suoi numerosi ascoltatori di meditare sulla Luce:

La Luce è quella sostanza che Dio, il Fuoco primordiale, ha emanato all’origine del mondo dicendo: «Che la Luce sia!». Quella Luce altro non è che il Verbo citato all’inizio del Vangelo di San Giovanni: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio… Tutto ciò che è stato fatto, è stato fatto da Lui…». La Luce è il Verbo che il Creatore ha pronunciato e col quale ha creato il mondo.

Il mondo fisico, così come lo conosciamo, altro non è che la condensazione della Luce primordiale. Dio, il Principio attivo, ha proiettato quella Luce e l’ha utilizzata quale materia per creare l’universo. Si comincia così a percepire la manifestazione dei due principi maschile e femminile, che sono all’origine della Creazione, poiché Dio, il Fuoco, il principio maschile, ha emanato da Sé, e proiettato, il principio femminile, la Luce, la materia con la quale doveva creare.[i]

Secondo il libro della Genesi, il primo evento fu quindi la creazione della Luce. Dio disse: «Che Luce sia!». Ma di quale luce si trattava? In bulgaro abbiamo due termini diversi per indicare la luce: svetlina e Videlina. Il termine svetlina sta a indicare la luce fisica ed è formato sulla radice di un verbo che significa “brillare”. Videlina, invece, è la Luce spirituale ed è il termine fondato sulla radice del verbo “vedere”. Videlina è quindi la Luce che permette di vedere il mondo spirituale, il mondo invisibile; è Videlina che, materializzandosi, ha prodotto svetlina, la luce fisica.[ii]

La Luce è lo stato più sottile della materia e ciò che noi chiamiamo materia altro non è che la forma più condensata della Luce. Si tratta dunque della stessa materia per tutto l’universo… ovvero della stessa Luce… più o meno sottile, più o meno condensata. Tutto ciò che si trova condensato sulla terra esiste nel piano eterico in forma più sottile, più pura. Ed è appunto questo il significato del lavoro spirituale: riuscire a cogliere tutto ciò di cui abbiamo bisogno, lo stato sottile più simile allo stato primordiale.[iii]

La Luce è dunque quella materia con cui tutto l’Universo è stato creato. Questo concetto ci permette di comprendere che, grazie alla Luce spirituale, vero e proprio “mattone fondamentale” della Creazione, possiamo attingere a tutti gli elementi di cui il nostro corpo fisico e i nostri corpi sottili possono aver bisogno. Inoltre, la Luce spirituale, essendo la prima manifestazione del Creatore, è il mezzo più efficace per collegarci a Lui. Racconta Omraam M. A.:

Molti anni fa, quando ero ancora un giovanissimo discepolo del Maestro Peter Deunov, gli avevo posto la seguente domanda: «Qual è il mezzo più efficace per legarsi a Dio e per sviluppare le facoltà e le virtù spirituali?» Mi rispose: «Si deve pensare alla Luce, concentrarsi su di Essa e immaginare che l’universo intero sia immerso nella Luce». Su quella visione ho lavorato a lungo e ho imparato moltissimo. In realtà, Dio non è la Luce, è molto di più della Luce; non Lo si può conoscere e nemmeno immaginare. Dio non è la Luce, ma poiché la Luce è la prima emanazione divina, contiene tutte le qualità, tutte le virtù di Dio, per cui si può conoscere Dio soltanto attraverso la Luce.[iv]

La Luce spirituale dona la vita alla Creazione, e infatti la Luce spirituale è un’Entità vivente:

Nella Luce vi è tutto; è all’origine del mondo, è la causa dell’universo. La Luce è uno Spirito, uno Spirito che viene dal sole… Ogni raggio è una forza straordinaria che va dovunque per penetrare la materia e lavorare su di essa. Se vi è un campo da approfondire veramente, è proprio quello della Luce: che cosa è veramente, come agisce e in quale modo noi pure dobbiamo lavorare con essa.[v]

Beati coloro che hanno posto nella loro mente, nella loro anima, nel loro cuore e nello Spirito la Luce, la Luce spirituale, che è la vera ricchezza.[vi]

Ecco quindi un esercizio che potete fare ogni giorno, più volte al giorno, appena avete qualche minuto: cercate di concentrarvi sulla Luce, di riposarvi nella Luce, di fondervi nella Luce, impregnavi di Luce… Immaginate che l’universo intero sia immerso in quella Luce. Sentirete a poco a poco che in voi tutto si ristabilisce, si riequilibra, che quella luce vi porta la vera conoscenza, la pace duratura, l’equilibrio e la potenza. Invece di perdere il vostro tempo in tante attività inutili, pensate alla Luce che rischiara, che vivifica e che calma.[vii]

Quando sarete riusciti a concentrarvi sulla Luce, quando la sentirete come un oceano che vibra, che palpita, che freme, dove tutto è pace, felicità e gioia, allora comincerete a sentire che quella Luce è un profumo e una musica, quella musica cosmica che chiamano la musica delle sfere, il canto di tutto ciò che esiste nell’universo. Non esiste un lavoro che sia più degno, più glorioso, più potente del lavoro con la Luce.[viii]

Fate della Luce il vostro principale tema di meditazione, concentratevi su di essa: a poco a poco, essa verrà perfino a sostituire tutte le particelle logore e malaticce del vostro corpo con particelle nuove, più pure. Poi, una volta che sarete in grado di attirare la Luce in voi, dovrete anche esercitarvi a proiettarla nel mondo intero per aiutare tutti gli esseri umani.[ix]

Cercate di comprendere l’importanza del lavoro con la Luce e disporrete di un mezzo infallibile.[x]

Il Surya-Yoga e la “Meditazione Laser”

La meditazione con la Luce è stata sviluppata da Omraam M. A. soprattutto in due particolari pratiche: il Surya Yoga, ossia la Meditazione al sorgere del Sole e la Meditazione Laser. Entrambe queste pratiche, apparentemente molto semplici, rivestono per Omraam M. A., un ruolo fondamentale nello sviluppo personale di ogni individuo che desideri perfezionarsi e percorrere un cammino spirituale, seguendo il precetto dato dal Cristo, – spesso citato da Omraam M. A. – «Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli».

Queste due meditazioni costituiscono due capisaldi nell’Insegnamento di Omraam M. A., proprio per la loro capacità di favorire lo sviluppo personale e collettivo nelle società umane.

La Meditazione Laser

Questa pratica deve il suo nome al Laser, uno strumento ormai universalmente conosciuto che produce un fascio di luce con particolari caratteristiche. Queste proprietà fisiche e lo sviluppo tecnico del Laser hanno fatto sì che il suo utilizzo sia ormai presente in moltissimi ambiti delle attività umana.

Lo stesso Omraam M. A. descrisse il laser e le sue caratteristiche:

Recentemente la scienza ha messo a punto il laser che permette di ottenere dei fasci luminosi di grande potenza capaci di realizzare cose meravigliose. Il laser, che significa Light Amplification by Stimulated Emission of Radietions (“Amplificazione della luce mediante emissione stimolata di radiazioni”), è stato messa a punto attorno al 1960 dal fisico americano Theodore Maiman. Il laser si compone di un cristallo di rubino sintetico a forma di cilindro le cui estremità presentano, da una parte, una superficie riflettente e dall’altra una superficie semi-riflettente. Il cristallo viene sottoposto alla luce di un flash verde che eccita gli atomi di cromo contenuti nel rubino (processo che viene denominato pompaggio ottico). Quando l’intensità del pompaggio del flash è sufficiente, all’estremità semi-riflettente si ha l’emissione di un fascio di luce estremamente intensa.

La luce del laser è caratterizzata da fotoni della stessa frequenza – si tratta quindi di una luce monocromatica – che vengono emessi in un’unica direzione e in fase. La luce del laser è quindi anche una luce coerente. Sono queste le caratteristiche che rendono il laser interessante, in quanto una luce monocromatica e, al tempo stesso, coerente è una luce di eccezionale potenza. Non entrerò nei dettagli, che potranno essere ricavati dalla letteratura specializzata.[xi]

Per comprendere il motivo per cui Omraam M. A. spiegò ai suoi ascoltatori le caratteristiche del Laser anche da un punto di vista tecnico, bisogna sapere che il principale metodo pedagogico che egli utilizzava per trasmettere le verità del suo Insegnamento, era l’uso di “analogie”. Attraverso immagini o situazioni prese dal Libro vivente della Natura – come Egli stesso lo definiva – illustrava, attraverso delle corrispondenze, le verità del Mondo spirituale e del mondo interiore dell’essere umano.

Descrivendo il Laser, anche da un punto di vista tecnico, per analogia spiegò che se un gruppo di persone, riunite insieme in meditazione, si concentra su un medesimo soggetto, si crea, attraverso il pensiero e la concentrazione, una sorta di “Laser energetico”, spirituale, ossia un fascio di energia spirituale con determinate caratteristiche. Affinché ciò accada il soggetto su cui tutti si devono concentrare è appunto la Luce. Omraam M. A. spiegò anche quali sarebbero stati gli effetti di un simile lavoro collettivo:

Anche noi possiamo divenire un laser che produce dei fenomeni e degli avvenimenti magnifici sul mondo intero, e per fare questo bisogna che i fratelli e le sorelle, che sono come gli atomi e gli elettroni, vibrino all’unisono alla frequenza della Luce cosmica. Ci si concentra tutti solo su un’immagine: la Luce. In questo modo le vibrazioni arrivano ad essere della stessa lunghezza d’onda e la Fratellanza, meditando e concentrandosi sulla Luce, diviene un laser, che migliora, illumina, porta la pace nel mondo e risveglia le coscienze di milioni e milioni di persone. Ecco cos’è il laser! Noi siamo il laser, tutti insieme consciamente, quando meditiamo nel silenzio, pensando alla stessa cosa e vibrando alla stessa lunghezza d’onda.[xii]

Quindi, d’ora in poi, anziché concentrarci ognuno su un soggetto diverso, il che disperde le nostre energie, è preferibile concentrarci tutti sulla Luce per produrre una vibrazione unica, potente. Possiamo immaginare quella Luce come la luce del sole: bianca, chiara, limpida, splendente e, facendo tale esercizio sul ritmo della respirazione, potremo sprigionare un’energia spirituale potente che andrà a risvegliare le coscienze di milioni di individui nel mondo, affinché tutti si comincino a lavorare per la pace e per la felicità dell’umanità intera.[xiii]

Affinché questa pratica sia efficace, è importante sapere che questa tecnica sia attuata simultaneamente da tutti i praticanti e sullo sforzo collettivo che tutti compiono nell’essere concentrati sul medesimo soggetto. Questo sforzo permette ai praticanti di iniziare a “vibrare” all’unisono, aumentando enormemente le emanazioni energetiche di tutto il gruppo, facendo sì che queste si propaghino in lontananza. Grazie alla Legge di affinità, queste vibrazioni attirano verso di sé tutti quegli esseri, umani e angelici, che vibrano a quella medesima lunghezza d’onda.

Per questo la meditazione Laser può essere estremamente efficace, perché è il risultato di un lavoro collettivo che produce un’unica vibrazione capace di risvegliare le coscienze degli esseri umani e di attirare le Entità luminose del mondo invisibile. Per ulteriori approfondimenti consigliamo la lettura dell’opera La Luce spirito vivente di Omraam M. A.

Surya-Yoga: la Meditazione al sorgere del Sole

Se la Meditazione Laser presuppone un lavoro collettivo, il Surya Yoga è invece una pratica personale che, in questo breve articolo, sarebbe impossibile sviluppare in modo approfondito ed esaustivo; di conseguenza, anche in questo caso, rimandiamo alla lettura delle opere di Omraam M. A. Lo yoga del Sole e Meditazioni al sorgere del Sole. Qui ci limitiamo a sottolineare che anche nel Surya Yoga il ruolo centrale è svolto dalla Luce ma, in questo caso, dalla luce del sole che sorge. L’Insegnamento di Omraam M. A. può essere considerato un Insegnamento solare, proprio per l’importanza rivestita dal sole:

Tutta la natura può aiutarci a unirci alla Sorgente, ma il mezzo più potente, più efficace è il sole. Il sole è il simbolo di quel fiume vivente che scorre e scende per vivificare, dissetare tutto l’universo, simbolo di Dio stesso; il sole può aiutarci nel modo migliore a trovare il cammino verso il Creatore, a vibrare come Lui, a diventare il tralcio unito alla vite. Il sole è il ceppo: unendoci a lui, diventeremo i tralci e avremo così la vita eterna.[xiv]

Attraverso la meditazione al sorgere del sole noi possiamo quindi ricollegarci alla Sorgente, al Divino.

In questa pratica, secondo Omraam M. A., sono racchiusi e condensati tutti i diversi tipi di yoga praticati da secoli in Oriente:

Ora vorrei parlarvi di uno yoga che supera tutti gli altri: lo yoga del sole. Era praticato in passato da numerosi popoli, ma ai giorni nostri lo si è abbandonato, soprattutto in Occidente. Poiché in sanscrito la traduzione di “sole” è “Surya”, l’ho chiamato “Surya-yoga”. È il mio yoga preferito, in quanto riunisce e riassumesse tutti gli altri. Sì, perché non si dovrebbero riunire tutti gli yoga in uno solo? Per chiarire le idee, si può affermare che è un insieme di esercizi spirituali che si possono praticare assistendo al mattino al sorgere del sole. Il periodo più favorevole per la pratica di questi esercizi è compreso tra l’inizio della primavera e la fine dell’estate.[xv]

Nel Surya-yoga sono comprese tutte le qualità degli altri yoga: l’adorazione, la saggezza, la potenza, la purezza, l’attività, la devozione e la Luce, come pure il fuoco sacro dell’amore divino. Ecco perché è importante che siate consapevoli di tutte le benedizioni che potrete riceverete assistendo al mattino al sorgere del sole.

Praticando il Surya-yoga vi unite alla potenza che dirige e anima tutti pianeti del sistema solare: il sole. Da questa pratica otterrete immancabilmente dei risultati. Ecco perché posso dirvi che quegli yoga che erano considerati magnifici nel passato, e lo sono tuttora, cederanno il posto al Surya-yoga che li supera tutti, perché tramite il sole si lavora con Dio stesso. Vi dirò anche che tutto ciò che nessuno ha mai potuto insegnarmi me lo ha rivelato il sole, perché nessun libro può darvi ciò che vi donerà il sole, se imparerete ad avere con lui un rapporto corretto.[xvi]

Perché questa forma di meditazione è così efficace? Anzitutto perché si medita guardando e contemplando il sole (solo i primi istanti da quando sorge, poi è bene chiudere gli occhi e continuare la meditazione a occhi chiusi), da cui riceviamo delle particelle, degli elementi, purissimi e potenti. Inoltre, poiché la Luce è la materia con la quale l’intero universo è stato creato, ogni nostro problema, difficoltà, carenza o malattia potrà essere risolto, guarito o armonizzato dalle particelle luminose che ci giungo attraverso i raggi del sole.

Il sole è poi il centro del nostro sistema solare, rappresenta il Centro, l’Unità, intorno al quale tutto ruota; è la migliore manifestazione del Principio divino che abbiamo sulla Terra, ed è quindi un modello di perfezione, da seguire e imitare. Avvicinandoci ogni giorno al sole, amandolo e contemplandolo, nutriamo in noi la nostra Natura divina, fino al giorno in cui potremo manifestarla in pienezza. Per poter compiere al meglio questo lavoro, Omraam M. A, spiegava come assorbire le particelle energetiche del sole:

Ora vi dirò come fare per assorbire quelle particelle eteriche che il sole emana al mattino. È molto semplice e non vale neppure la pena di sapere quali sono gli elementi che ristabiliscono la vostra salute: infatti questo non ha alcuna importanza. Sforzatevi soltanto di salire col pensiero fino ai mondi più sottili; lassù vi esponete e attendete… Intanto la vostra anima e il vostro spirito, che sono dei chimici e dei medici molto competenti, che conoscono esattamente la natura di tutte le sostanze eteriche, capteranno ciò che per voi è necessario, lasciando da parte il resto. Non fate altro che aspettare nell’amore, nell’umiltà, nella gioia, nella fiducia… Al vostro ritorno sentirete che qualcosa in voi si è ristabilito, calmato e rafforzato. [xvii]

Ecco uno degli esercizi più utili che potete fare al levar del sole: col vostro pensiero con la vostra immaginazione cercate di afferrare quelle particelle divine per introdurle in voi… è così che un po’ alla volta, rigenererete completamente la materia del vostro corpo e grazie al sole, a opera completata, sarete in grado di pensare e di agire come un figlio di Dio. [xviii]

Per esempio, potete abituarvi a fare il seguente esercizio: siete al levar del sole e attendete che appaia il primo raggio; vigili e attenti, appena spunta il primo raggio lo bevete, lo aspirate… In quel modo cominciate a bere il sole. Invece di limitarmi a guardarlo lo bevete, lo mangiate, pensando che quella luce vivificante si propaghi in tutte le cellule del nostro organismo, che le rinforzi, le vivifichi e le purifichi. Questo esercizio vi aiuterà a concentrarvi e i risultati saranno notevoli: tutto il vostro essere fermerà e riuscirete a sentire che vi state veramente nutrendo di Luce.[xix]

Il Surya-Yoga può essere considerato non soltanto come una pratica di meditazione, ma anche una filosofia e un metodo pedagogico.

Conclusioni

Omraam M. A. ha trattato nelle sue conferenze molti altri aspetti legati alla Meditazione, rimandiamo il lettore alla studio della sua opera per ulteriori approfondimenti. In questo articolo sono stati dati e strutturati solo gli elementi fondanti del suo pensiero.

Ci auguriamo di aver comunque offerto al lettore gli strumenti necessari a valutare e capire la prospettiva di Omraam M. A. su questo soggetto così appassionante.

Note

[i] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 11.

[ii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 13.

[iii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 20.

[iv] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 57.

[v] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 37.

[vi] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 45.

[vii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 57.

[viii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 63.

[ix] Aïvanhov, O. M., Pensieri quotidiani 2009 (14 febbraio), Prosveta, 2008.

[x] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 69.

[xi] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 115.

[xii]  Aïvanhov, O. M., Estratto della Conferenza del 12 aprile 1981.

[xiii] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 140.

[xiv] Aïvanhov, O. M., Voi siete Dei, Prosveta, 2001, p. 457.

[xv] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 27.

[xvi] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 29.

[xvii] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 68.

[xviii] Aïvanhov, O. M., Verso una civiltà solare, Prosveta, 1994, p. 72.

[xix] Aïvanhov, O. M., La luce spirito vivente, Prosveta, 2009, p. 30.

CATARI E BOGOMILI, ERESIE E GNOSTICISMO: ALLE RADICI DELL’INSEGNAMENTO DI P. DEUNOV E DI O. M. AÏVANHOV

Catari e Bogomili, eresie e gnosticismo: alle radici dell’Insegnamento di Peter Deunov e di Omraam Mikhaël Aïvanhov
di Daniele Garella1
Tratto da Misli III – 2016

Con un linguaggio chiaro, semplice e comprensibile a tutti, Omraam Mikhaël Aïvanhov ha donato all’umanità uno straordinario Insegnamento spirituale iniziatico ed esoterico. Un Insegnamento, tra l’altro, sincretico, perché raccoglie il vissuto spirituale di antiche ed evolute civiltà del mondo. Tra le più importanti radici di questo Albero sacro, chiamato Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, riconosciamo quella misteriosofica greca, quella iniziatica egiziana – legata ad Ermete Trismegisto – quella ebraica cabalistica, quella induista, quella iranico-zoroastriana e quella gnostica cristiana. Nel presente scritto, di queste sei radici dell’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, ci occuperemo di quella gnostica cristiana.

Due opposte visioni spirituali hanno contraddistinto sin dai suoi esordi la storia del Cristianesimo: quella manichea – che prende nome da Mani, suo fondatore – proclamatosi uomo inviato dallo Spirito Santo per diffondere una religione universalistica (che univa cristianesimo, buddismo, giudaismo e zoroastrismo), e quella della Chiesa di Roma che, sapendosi figlia di Pietro l’Apostolo, affermava di essere l’unica vera erede dell’Insegnamento di Gesù. Nel III secolo Agostino e Faustus furono i sommi sacerdoti di queste due differenti concezioni spirituali dell’esistenza: ad Agostino, sostenitore dell’autorità della Chiesa come unica dispensatrice della dottrina di Gesù Cristo, si contrapponeva Faustus, il quale, rinnegando qualsiasi imposizione dottrinale, si diceva fautore della libertà individuale come unica Via di comprensione del messaggio Divino. Nel corso dei secoli dalla Chiesa di Pietro si svilupparono la Chiesa cattolica e la Chiesa bizantina, mentre dal manicheismo presero forma i Bogomili, i Catari, i Templari e tutti quei movimenti, – come la Teosofia e la Fratellanza Bianca Universale – centrati sull’uomo e sul suo percorso di consapevolezza compiuto tramite l’Anima durante le sue continue incarnazioni. «Cancellate tutto quanto vi trasmette l’autorità esterna – diceva lo stesso Mani ai suoi discepoli – e crescete in modo da guardare solo nella vostra Anima». Anima senziente e chiaroveggente, precisa Rudolf Steiner in riferimento al credo manicheo.2 Anche Aïvanhov ribadisce un identico concetto: «Dentro di noi abbiamo tutto, ma non lo sappiamo perché non si è meditato, né lavorato per ottenere questo ampliamento, questa Luce. […] Abbiamo tutto, da tanto tempo. […] Il Cielo e la Terra: tutte le forze e tutte le debolezze sono dentro di noi».3

Nel corso dei secoli, i centri del potere religioso dominante diffusero del manicheismo un discorso vuoto, circoscritto solo alla descrizione delle lotta eterna e irrisolvibile tra il Bene e il Male. È vero che la questione del Bene e del Male, e quindi della sostanza della Creazione, interessò particolarmente i Manichei, ma costoro cercarono di risolverla in un modo luminoso che le Chiese ufficiali si guardarono bene dal trasmettere.4 I Manichei, tra l’altro, vicini all’Insegnamento platonico e radicati nel culto di Mithra e nell’Insegnamento del Buddha, credevano nella reincarnazione,5 assunto di Giustizia Divina ai nostri giorni ancora avversato dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa. Promuovevano inoltre un cristianesimo esoterico dove si insegnava a non rifiutare il Male, ma ad assorbirlo in sé per trasformarlo in Bene tramite la forza del perdono, della tolleranza e della mitezza; mentre, negli stessi anni, la Chiesa di Roma – come si legge anche dai documenti storici relativi al vescovo Lorenzo di Novara (V Secolo) – chiedeva ai neofiti prima dell’immersione nelle acque per il battesimo di “rinunciare a Satana”; una richiesta tutt’ora presente nei rituali della Chiesa cattolica.

Comprendere nel XXI secolo gli assunti della dottrina manichea, che potremo definire alchemica ed emozionale, pare cosa non complessa, dato che l’elemento cuore ha assunto oggi un valore alla portata di molti; eppure a quei tempi non era così, e non lo fu nemmeno più avanti, nel XII secolo, quando persino eminenti personalità della Chiesa romana, come papa Innocenzo III, Tommaso d’Aquino e Bernardo di Chiaravalle, trovavano corretto inneggiare alle Crociate, promettendo salvezza eterna e remissione dei peccati a chiunque avesse ucciso gli infedeli (eretici, musulmani o ebrei che fossero). I Manichei, invece, aspiravano alla liberazione dal commettere violenza e, come tutti i movimenti spirituali da questi generati – in particolare i Catari e i Bogomili – rivolgevano il loro sguardo interiore a Giovanni l’Evangelista, considerato Anima chiaroveggente e guida spirituale di una Chiesa segreta, edificata nei piani dell’Invisibile, come ben testimonia l’Apocalisse, che Omraam Mikhaël Aïvanhov definisce “il Libro della Chiesa di San Giovanni”:

Sì, perché questa Chiesa esiste. […] La Chiesa di San Giovanni possiede la quintessenza della Dottrina di Gesù […] È una Chiesa segreta, mistica, pronta a istruire gli uomini desiderosi di approfondire i segreti della Creazione […] Il Maestro Peter Deunov è uno dei rappresentanti di questa Chiesa esoterica che detiene le chiavi dei Libri Sacri.6

Una Chiesa dove si mette in pratica il vero Insegnamento di Gesù Cristo: quello dell’Amore Incondizionato, fatto di tolleranza e di accoglienza, anch’essa incondizionata, verso qualsiasi essere umano, di qualsiasi razza, professione di fede, orientamento esistenziale.

Anche Omraam Mikhaël Aïvanhov è un rappresentante di questa Chiesa segreta, emblema della fratellanza fra i popoli e nel proprio Insegnamento, quello della Fratellanza Bianca Universale, più volte ha fatto riferimento alle luminose parole dell’Evangelista, cosa che non è avvenuta riguardo a Pietro l’Apostolo. Di Giovanni l’Evangelista Aïvanhov dirà:

Era un essere puro, preparato, che non aveva alcun karma da pagare, a differenza degli altri Apostoli che, malgrado fossero stati (in un’altra vita) antichi profeti, ne avevano ancora.7

A proposito della Chiesa di Giovanni “edificata nell’Invisibile”, desideriamo riportare il racconto di un episodio avvenuto al primo congresso della Fratellanza della Luce di Peter Deunov, a Tarnovo, in Bulgaria: nella sala che Deunov stesso aveva preparato per l’incontro, disponendovi molte sedie, solo tre di queste erano occupate; vi sedevano i suoi primi tre discepoli, che si interrogavano sul perché tutte le altre sedie fossero vuote, ossia sul perché gli altri discepoli non fossero venuti all’appuntamento, o fossero in ritardo. Peter Deunov, percependo l’imbarazzo dei suoi primi seguaci (peraltro uomini di una certa levatura interiore come, ad esempio, Georgui Mirkovitch, affermato medico e iniziatore della fitoterapia e dell’omeopatia in Bulgaria), disse loro:

Al momento presente non siete che in tre, ma presto diverrete molto numerosi. Questa sala comunque non è vuota: le sedie sono tutte occupate da Esseri invisibili. Oggi è il primo congresso della Fratellanza della Luce in Bulgaria.8

Desideriamo soffermarci adesso sulla parola chiaroveggenza – ossia sulla possibilità di vedere nei piani dell’Invisibile – parola davvero interessante che, non a caso, ancora oggi come in passato, viene demonizzata da quelle stesse correnti culturali egemoni. Dal VII al X secolo alcuni gruppi di persone con uno spiccato sentire animico e una forte chiaroveggenza, si incarnarono nell’Europa meridionale, in particolare in Bulgaria. Costoro, come afferma Rudolf Steiner, sentivano e vedevano con chiarezza nei piani dell’Invisibile e, riconoscendosi reciprocamente per la particolarità della loro vita animica, decisero di vivere insieme e di formare delle comunità fraterne. Per la Chiesa di Roma e per la Chiesa di Bisanzio queste persone, che sembravano vedere e sentire il Divino davvero intensamente, e che concepivano lo spirituale in maniera tanto diversa e soprattutto libera, erano pericolose e occorreva riconoscerle per controllarle; per questo coniarono nei loro confronti il termine di eretici. La parola eretico viene dal greco hairesis, che significa opinione propria. Questi eretici non erano in principio dei dissidenti, erano semplicemente persone che non volevano uniformarsi. Uniformarsi a cosa? All’ortodossia: altra parola proveniente dal greco e che significa opinione corretta… Opinione corretta, però, solo secondo il pensiero di un determinato gruppo, e non gli eretici che desideravano mantenere la loro propria opinione. Questi ultimi erano gnostici nella misura in cui affermavano che la Salvezza sarebbe stata possibile solo tramite la Conoscenza. Per gli gnostici, infatti, la Redenzione dipende dall’uomo e dal lavoro che costui compie su se stesso tramite la Gnosi, ossia la conoscenza delle Leggi che regolano l’Universo; Leggi che sono state istituite dalla Sorgente Divina e che prevedono un percorso individuale e autonomo di ricerca della Verità.

Così, mentre per le gerarchie ecclesiastiche il contatto col Divino è possibile solo tramite i ministri della Chiesa, per gli gnostici, tramite la Conoscenza, qualsiasi uomo può rivolgersi a Dio senza aver bisogno di alcun intermediario. Capovolgimento di vedute e soprattutto sovvertimento della logica del potere. Così ai percorsi autonomi e individuali di un “eretico”, la Chiesa di Roma non attese tempo per rispondervi e, soprattutto con la Riforma gregoriana, attuò una centralizzazione del potere che mirava, in nome dell’autorità del Papa, vicario di Cristo, a sottomettere chiunque, sia i movimenti spirituali, sia i poteri laici, ossia re, principi e nobili. Condanne e persecuzioni sarebbero arrivate per chi non si fosse uniformato. E arrivarono, certo, specialmente per gli eretici che, diffusi ormai ovunque, promuovevano, senza timore alcuno, un cristianesimo cosmico, misterico, e al tempo stesso vissuto nel quotidiano, cioè non teorico, né dogmatico. Una più forte frattura tra eretici e Chiese ufficiali quindi si evidenziò e divenne insanabile nel momento in cui nelle scuole dottrinali delle Chiese di Roma e di Bisanzio si iniziò ad affermare l’elemento razionale – volto cioè ad insegnare “quello in cui credere” e quale fosse la “vera fede”: l’ortodossia – mentre tra i movimenti gnostici si rafforzava il sentire spirituale e la libertà animica, appunto l’eresia.

Per quanto concerne la storia del cristianesimo, e quindi del vissuto storico dell’uomo cristiano, è molto importante visualizzare l’esistenza di queste due correnti, quella eretica e quella ortodossa: la prima, sotterranea, esoterica, centrata sul sentire e sul vedere nei piani dell’Invisibile e quasi sempre perseguitata; la seconda, ufficiale, ben visibile e trionfante, ma sorda agli slanci dello Spirito, poiché irrigidita nel suo impianto gerarchico e di potere, come anche nel culto della forma. Importante visualizzare queste due correnti – che trovano precise corrispondenze nella Chiesa di Giovanni e nella Chiesa di Pietro – dato che ciascun credente cristiano pare posizionarvisi, anche inconsapevolmente, a livello animico; un po’ come avviene per l’esistenza del Nord e del Sud in un qualsiasi luogo, che da subito si definiscono manifestandosi come opposti.

Agli esordi del XX secolo il filosofo, teologo e medico bulgaro Peter Deunov, che di Omraam Mikhaël Aïvanhov fu Maestro spirituale, fondò la Fratellanza della Luce, chiamata anche Fratellanza Bianca:

Ci domandano: «Chi siete?». Noi siamo una Grande Fratellanza che ha filiali in Cielo, in Terra e nell’intero Universo. Colui che serve Dio con tutta la sua Anima è un cittadino di questa Grande Fratellanza dell’Amore Divino, della Saggezza Divina, della Verità Divina.9

Nell’Insegnamento di Peter Deunov, che Stoyan K. Vatralski definisce «cristianesimo audace, radicale e autentico»10 ritroviamo, ben salde e sotto nuova luce, le anzidette radici gnostiche e l’identico anelito alla libertà spirituale, elementi questi che riaccesero l’antica disputa con i centri del potere religioso ufficiale: anche Deunov, infatti, conobbe la via dell’esilio e al sua Fratellanza la persecuzione:

In questo momento sedici notabili del Sinodo discutono la mia scomunica per estromettermi dalla Chiesa. Il problema è che nessuno saprà come escludermi poiché questo, in realtà, dipende solo da me. Solo io posso escludermi. In che modo? Infrangendo la Legge Divina. Ma se io realizzo la Volontà Divina, chi potrà estromettermi?.11

Come affermò Aïvanhov, Peter Deunov «portava la Nuova Vita, mostrando agli uomini in quale misura si erano allontanati dal vero Insegnamento di Gesù Cristo. Inutile dire che questo non era ben visto dai vescovi della Chiesa ortodossa».12

Peter Deunov usava spesso il termine esoterismo, sottolineando che ogni esperienza della vita quotidiana deve comunque confluire e rapportarsi all’assoluta perfezione dell’Insegnamento di Gesù Cristo. E a coloro che gli chiedevano come mai, seguendo tale sacro Insegnamento, i popoli cristiani si fossero macchiati di azioni tanto scellerate e violente, Deunov, con tono severo, rispondeva:

I popoli che hanno vissuto nell’odio e nella guerra non hanno certo seguito la Via tracciata dal Cristo. In questo dobbiamo essere intransigenti e non dobbiamo ingannarci: questi popoli possono pure chiamarsi cristiani, ma hanno servito un altro dio che ha insegnato loro come poter commettere crimini di ogni genere; tutto questo non viene certo da parte di quel Dio che Gesù Cristo chiama Padre Mio. L’Insegnamento del Cristo è ancora un germoglio nella coscienza degli esseri umani. Ancora non è stato messo in pratica.13

Peter Deunov, tramite la Dottrina enunciata da Gesù Cristo, mostrava a chiunque come fosse possibile non solo acquisire la Conoscenza (di cui si parla così spesso nell’esoterismo), ma anche lo sviluppo di tutte le Virtù. Fra queste, Peter Deunov metteva al primo posto l’Amore verso Dio e l’Amore verso il prossimo.

Deunov stesso spiega cosa significhi entrare a far parte di questo nuovo Insegnamento:

Dio non ha creato gli uomini ortodossi, cattolici, protestanti, od occultisti, e neanche appartenenti a una qualsiasi religione, o a un qualsiasi rango sociale. Tutto questo è venuto dopo, e quello che è venuto dopo non ha alcuna importanza. Importa solo quello che viene da Dio, e questo è l’Uomo. Non ha alcuna importanza a quale religione appartenga l’uomo, ossia ciò che è esteriormente; importa solo ciò che l’uomo è interiormente.14

Tra le varie correnti ereticali del passato, Peter Deunov ebbe una maggiore affinità con quella dei Bogomili, (gli Amati da Dio: questa è la traduzione della parola bulgara bogomil ) che si affermò nei Balcani, soprattutto in Bulgaria, a partire dal X secolo. I Bogomili furono da subito distanti dai sacramenti e dalle pratiche della Chiesa bizantina: rifiutavano, ad esempio, il battesimo per mezzo dell’acqua, che sostituivano con l’imposizione delle mani, come in uso nelle prime comunità cristiane, alla cui purezza e coraggio spirituale si rifacevano. Erano vegetariani, promuovevano il celibato e nelle loro cerimonie di iniziazione era sempre presente il Vangelo di Giovanni, come simbolo di appartenenza alla sua Chiesa esoterica. Considerati ben presto discepoli di un movimento ereticale, i Bogomili furono perseguitati, imprigionati e in molti casi arsi sul rogo. Ai tempi delle persecuzioni, alcuni discepoli bogomili fuggirono riuscendo a diffondere l’Insegnamento in Europa. Alcuni di loro raggiunsero la Francia. In Francia il bogomilismo diede forza, coesione e struttura al movimento dei Catari che, a partire dall’incontro di Saint-Felix-de-Caraman,15 si organizzò in una vera Chiesa, priva comunque di edifici di culto e di rigide gerarchie ecclesiastiche, dato che i Catari proclamavano come spazio sacro non un edificio in pietra o in legno, ma la Scintilla Divina posta nell’uomo.

Nella conferenza del 23 giugno 1963 Omraam Mikhaël Aïvanhov affermerà che: «dalla Bulgaria qualcosa di grandioso è arrivato in Europa per la seconda volta», un tempo era stato il bogomilismo, adesso l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale. Una corrispondenza fin troppo evidente: i Bogomili dalla Bulgaria raggiungono i Catari in Francia, poi, alcuni secoli dopo, Peter Deunov in Bulgaria affida al suo discepolo Mihail Ivanhov16 il compito di portare l’Insegnamento in Francia.

Sono davvero molte le similitudini tra l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale e l’Insegnamento bogomilo e cataro, trattandosi di movimenti spirituali uniti da un identico sentire animico, improntato agli ideali della Fratellanza, della Purezza e della Libertà interiore.

I Catari (di cui più avanti ci occuperemo nello specifico) seguivano un rito religioso arcaico, quello della Salvezza attraverso il Battesimo in Spirito – ossia attraverso l’imposizione delle mani e non tramite l’acqua – e riconoscevano il Sole come immagine della forza pura del Cristo. Il loro movimento si sviluppò in Italia, in Catalogna, in Renania, e soprattutto nella Francia del Sud, allora terra di rara tolleranza e di intensa attività intellettuale. In questa regione i Catari ebbero contatti anche con i cabalisti ebrei occitani che stavano riproponendo alcune idee dell’antico gnosticismo ebraico, in particolare quelle sulla concezione dualistica della vita. In Occitania, quindi, circolavano scritti esoterici e gnostici, per di più in una lingua romanza, la langue d’Oc, che stava sostituendo il latino, l’idioma della Chiesa di Roma. All’inizio della loro storia, i Catari erano considerati religiosi cristiani che seguivano in modo esemplare la via tracciata dagli Apostoli e il loro culto era considerato complementare a quello cattolico, non concorrenziale. Ciò che si raccontava dei sacerdoti e delle sacerdotesse catare era che la loro parola sembrava vivente, e che nelle loro prediche si sperimentava come un senso di rapimento, tanto la loro Parola era investita di calore ed entusiasmo. Quello che la Chiesa cattolica ha invece divulgato di tale eresia, dopo averne distrutto ogni traccia, è stato solo “privazione”, “perversione” e “nichilismo”, pur sapendo che i catari amavano definirsi inguaribili ottimisti. In effetti, come riportano i documenti storici, grazie alla loro fede, i Catari entravano nelle fiamme del rogo cantando e sorridendo: poiché grazie alla vita pura e amorevole che avevano praticato nel quotidiano erano certi di meritare il Regno dei Cieli. La Chiesa catara aveva inoltre scelto la via della sensibilità e della povertà evangelica per raggiungere quello stato di Grazia necessario alla liberazione dalla “Ruota delle rinascite”;17 dava cioè massima importanza al percorso di crescita personale, a differenza della Chiesa di Roma che per la Salvezza si affidava alla Grazia divina e alla fede. Ancor meno i Catari collegavano la Salvezza del genere umano alla sofferenza patita da Gesù Cristo sulla Croce. Anche Omraam Mikhaël Aïvanhov, osservando in quale stato pietoso si trova ancora oggi l’umanità dopo 2000 anni, afferma che il sacrificio di Gesù Cristo sulla Croce non era stato fatto per redimere l’umanità dal peccato originale:

La Chiesa dice: «Gesù Cristo ha subito la condanna al nostro posto, morendo per noi sulla croce, ed è solo grazie alla sua morte espiatrice che Dio ci ha liberato dal peccato originale». Che cosa mostruosa e illogica! E la gente ci crede ancora dopo 2000 anni! (…) No! Ciascuno deve lavorare da solo, deve sacrificarsi e salvarsi grazie alla propria vita di purezza; nessuno verrà a salvarvi (…) Non si è salvati solo dalla fede, occorre cambiare interiormente, dominarsi, e per riuscire a farlo occorrono dei metodi, dei metodi che si insegnano qui, nella Fratellanza Bianca Universale.18

Gesù, infatti, come Essere spirituale inviato dal Dio di Luce, è sceso sulla terra per rivelare agli uomini il messaggio della Gnosi, la Conoscenza, grazie alla quale l’uomo, divenuto consapevole della propria Scintilla Divina, può perfezionarsi, trasformarsi, liberarsi, e così trovare la Via verso la Patria Celeste. Anche nei Vangeli, del resto, si legge questo invito alla propria trasformazione interiore: «Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre Celeste». Sono parole, queste, di carattere dichiaratamente gnostico, che il catarismo, come l’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, hanno sempre considerato di fondamentale importanza. L’uomo cataro agisce per il proprio perfezionamento, per divenire un vero figlio di Dio, agisce tramite l’Amore, la Saggezza e la Volontà, contribuendo alla vittoria del Bene e della Luce per la salvezza di tutti. Così affermerà, alcuni secoli dopo, anche Mara Beltchéva, discepola diretta di Peter Deunov: «L’uomo non è responsabile solo di se stesso: dalla sua crescita spirituale, o dalla sua caduta, dipende l’elevazione o la caduta di tutti quegli esseri che sono in relazione con lui».19

Il catarismo, lo si comprende facilmente, è stato un movimento spirituale iniziatico, com’è quello della Fratellanza Bianca Universale, e ha fondato la sua esistenza sui principi evangelici di Amore e di Giustizia. In questa prospettiva Dio non salva l’umanità tramite la sofferenza di Suo Figlio, né tantomeno redime colui che, passivamente, pensa che per salvarsi basti implorare la Grazia. Differenza sostanziale di vedute: nella Chiesa di Roma, Dio scende verso l’uomo donandogli, in modo imperscrutabile, la Grazia; nella Chiesa catara, invece, è l’uomo che «elevandosi verso Dio, si salva e contribuisce alla vittoria del Bene».20 Anche Peter Deunov affermerà: «La Grazia non è per i fannulloni che attendono che il Cielo porti i propri doni nelle loro mani. Sappiate che, anche se il Cielo vi ha destinato qualcosa, dovrete fare degli sforzi per ottenerla, per meritarla davvero».21

L’uomo cataro era quindi uno gnostico, e lo testimoniavano anche i prolungati digiuni cui si sottoponeva nel desiderio di soggiogare la propria animalità, intesa come ostacolo alla liberazione dal Male. Il Male veniva comunque considerato una forza necessaria per far sorgere più intensamente il Bene; mentre l’Amore e la Saggezza erano stimate le virtù capaci di vincere il Male. «Non si combatte il Male con la violenza, e ogni forma di violenza è il segno del demonio», questo affermavano i Catari in un’epoca in cui la violenza e i soprusi erano il pane quotidiano. «Sappiate che la base su cui poggia l’inferno è la violenza», diceva ugualmente Peter Deunov.22 Coerenti a tale visione, i Catari, negli anni delle persecuzioni, non reagivano se venivano attaccati; anche per questo la Chiesa catara venne velocemente “decapitata”, poiché i sacerdoti e le sacerdotesse, impossibilitati a compiere il Male, per ferma convinzione interiore, non opponevano resistenza alla cattura e alla condanna al rogo.

Molti tra i Catari erano chiaroveggenti, avevano cioè una vita spirituale altamente sviluppata ed erano profondi studiosi delle Sacre scritture, che traducevano in lingua volgare, irritando la Chiesa che si arrogava il diritto di averne il monopolio. Anche per quanto riguarda la predicazione delle Sacre Scritture, la Santa Sede arrivò a varie interdizioni formali, con tanto di condanne. Ma i Catari, correndo seri pericoli, continuavano a predicare nelle strade, nelle abitazioni, nei boschi e traducevano la Bibbia facendone copie per diffonderla tra i propri consacrati, affinché chiunque possedesse almeno il Vangelo di Giovanni, l’unico dei quattro Canonici che i Catari seguivano, e che i sacerdoti e le sacerdotesse portavano legato alla corda del proprio saio. Sacerdotesse, appunto: per i Catari l’incarnazione femminile era considerata della stessa dignità dell’incarnazione maschile. È bene ricordare che siamo nel XII secolo, ossia in un’epoca in cui la donna era vista come figlia di Eva la peccatrice: fragile, bugiarda, infida, e soprattutto fomentatrice di quelle sfrenate orge notturne di cui, così afferma la Chiesa, si macchiano sempre gli eretici, in quanto figli e figlie del demonio… Nella realtà, invece, le sacerdotesse catare, spesso istruite nell’arte della scrittura e della musica, vivevano autonomamente in case gestite da sole donne, lavoravano guadagnandosi da vivere, erano guaritrici, e potevano partecipare a dibattiti pubblici di carattere religioso.

Essere catari significava credere nella reincarnazione, praticare la nonviolenza, consumare pasti vegetariani, vivere del proprio lavoro di artigiani (spesso tessitori o ceramisti). Significava non isolarsi nella vita contemplativa, risiedendo in monasteri posti lontani dal mondo: i Catari vivevano tra la gente, nei villaggi e nelle città, e le loro abitazioni erano sempre aperte a chiunque avesse bisogno di aiuto. Una condizione, questa, incredibilmente innovativa per quell’epoca. Ancor più straordinaria era la “promiscuità sociale” che si veniva a creare nelle cerimonie sacre dei Catari: nobili e artigiani, contadine e castellane, mercanti e operai, sedevano l’uno accanto all’altro uniti in preghiera, uomini e donne insieme, nel rispetto reciproco. Anche per questo le donne catare – sacerdotesse, credenti, o persino guerriere, come Giralda, signora di Lavaur – mostreranno sempre la loro gratitudine al movimento: se il catarismo, per quasi cinquant’anni, oppose una resistenza davvero eroica alle due sanguinose crociate mossegli contro dal Papato e dal Regno di Francia, e poi all’ignominia dei Tribunali dell’Inquisizione (istituiti per la prima volta nella Storia proprio per sterminare i Catari) questo fu dovuto anche all’impegno concreto delle donne occitane.

I Catari, tra l’altro, rifiutavano ogni forma di giuramento e questo, nella società feudale, che basava la sua organizzazione proprio sul giuramento, era un ulteriore motivo di scontro. Così l’eresia catara si evidenziò, suo malgrado, come movimento di rottura, teso, anche involontariamente, a spezzare le vecchie forme religiose, rigide e corrotte, e a smascherare quei giochi di potere dove la Parola di Dio, invece di elevare e liberare gli esseri umani, veniva usata per soggiogarli.

Illuminanti, a tal proposito, le parole di Aïvanhov: «da sempre gli uomini luminosi creano disagio negli uomini ottusi».23

Se l’esistenza fisica della maggior parte dei Catari venne interrotta brutalmente, la loro essenza spirituale ha comunque continuato ad agire nel mondo: il messaggio cataro, come quello dei bogomili, concorre tutt’oggi a preparare l’arrivo dell’uomo futuro per una nuova umanità, poiché il vecchio Adamo che giudica, esclude ed è irrigidito dai giochi di potere, dovrà lasciare il posto al nuovo Adamo, un essere di amore e di fratellanza che integra e unisce le diversità, poiché libero spiritualmente. In questo senso Omraam Mikhaël Aïvanhov affermerà: «noi siamo dei Bogomili, dei Catari (…) il nostro Insegnamento è profondamente bogomilo e cataro». Aggiungendo poi: «ma ha portato delle cose nuove».24

Fra le molte corrispondenze tra catarismo e Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale, non possiamo non evidenziare la credenza – rivoluzionaria non solo per l’epoca medievale – in cui si afferma che «Dio si trova dentro ogni essere umano». Riportiamo le parole di Aïvanhov:

Cercando Dio esternamente a voi, vi separate dal vostro vero Sé […]. Finché l’essere umano non cercherà la Divinità in se stesso […] si sentirà combattuto e vacillante.25

Anche Peter Deunov alla domanda: «dov’è Gesù Cristo e in quale Chiesa edificata in suo nome si trova?», rispondeva: «Non cercate qua o là. Egli è dentro di voi, nella vostra Anima».26

È grazie alla Scintilla Divina posta in ogni uomo e tramite una vita di purificazione e di elevazione, che diventa possibile il contatto diretto col Divino, in particolar modo – cosa di primaria importanza per i Catari – con lo Spirito Santo, che i sacerdoti e le sacerdotesse catare, nel momento del consolamentum, ricevevano tramite il battesimo con l’imposizione delle mani.

Se su quasi tutti i principi spirituali catari Aïvanhov era d’accordo, dissentiva invece sul significato che i Catari davano alla vita sulla terra, dato che costoro non tenevano molto alla vita. Avevano, in effetti, un anelito alla fuga dal mondo terreno considerato “regno di oscurità”, e vivevano il corpo fisico come prigione dell’anima umana, pur rispettandolo proprio in quanto involucro terreno dell’anima stessa. Aïvanhov, invece, invita gli uomini ad andare al di là della visione dualistica catara, pensando alla vita sulla terra in modo nuovo: «Il mondo Divino cambia periodicamente obiettivo e la nostra è una missione diversa».27 Del resto, prosegue Aïvanhov, perché mai nel Padre nostro si recita: «sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in Terra»? L’obiettivo per un essere umano non può essere, quindi, quello di fuggire dalla terra, ma bensì di spiritualizzarla, spiritualizzare la materia, portandovi il Regno di Dio:

È vero che lassù è più bello, ma allora che senso avrebbe essere qui? […] Il Regno di Dio c’è già lassù, ora deve essere portato qui.28

E ancora Aïvanhov, nella conferenza del 25 marzo 1958 dirà:

Il nostro Insegnamento vuole formare esseri umani che sappiano lavorare sulla Terra, organizzare le cose, ma sempre restando rivolti verso l’Alto Ideale, che diverrà sempre più una realtà. Si deve restare uniti all’Alto Ideale, che è Dio, conservando il sentimento della Terra.

Anche per quanto concerne la Natura, Madre Natura, che nell’Insegnamento della Fratellanza Bianca Universale riveste un ruolo di Saggezza, Amore, Bellezza e Perfezione, Aïvanhov si dissocia dal pensiero cataro che considerava la Natura negativamente, poiché materica e quindi appartenente al lato oscuro, precario e imperfetto del mondo visibile. Per queste sostanziali differenze, ma anche per le altre evidenti similitudini, Aïvanhov affermerà: «noi siamo profondamente Catari, ma non siamo esattamente come i Catari».29

 Note 

1 Daniele Garella, compositore, storico della musica e scrittore, è nato a Firenze nel 1961. È uno dei principali esperti italiani di catarismo; ha pubblicato saggi sul tema dell’eresia catara ed ha scritto il primo romanzo storico italiano dedicato ai Catari: Il libro segreto di Jordan Viach, pubblicato da Stella Mattutina Edizioni.
2 Rudolf Steiner, dalla conferenza I manichei, Berlino, 11 novembre 1904, Editrice Antroposofica.
3 Aïvanhov 2016:30.
4 Proprio sul tema del Bene e del Male, i due suddetti e avversi movimenti cristiani trovarono uno dei motivi più forti di scontro.
5 Anche la Fratellanza Bianca Universale sostiene la teoria della reincarnazione; Aïvanhov stesso nella conferenza del 08.08.1982 stigmatizza la Chiesa cattolica e quella ortodossa per aver negato la teoria della reincarnazione, facendo diventare Dio un essere ingiusto e capriccioso e allontanando l’umanità dalla comprensione del vero senso della vita sulla terra.
6 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 31.01.1959.
7 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 31.01.1959.
8 AA.VV. 1990:26.
9 AA.VV. 1990:63.
10 AA.VV. 1990:75.
11 AA.VV. 1990:63.
12 Aïvanhov, 2002 :183-184.
13 AA.VV. 1990:185.
14 AA.VV. 1990:100.
15 A Saint-Felix-de-Caraman, nel 1167, vi fu il primo Concilio cataro, dove vennero consacrate le prime quattro Diocesi del movimento: Carcassonne, Agen, Limoux, Tolosa. A tale incontro partecipò il vescovo bogomilo Niceta insieme ad alcuni suoi ministri; si narra inoltre che in questa cerimonia Niceta offrì il consolamentum, massima iniziazione catara, ad alcuni nuovi sacerdoti catari della Linguadoca.
16 Dopo il viaggio in India del 1960, avverrà il cambiamento del nome in Omraam Mikhaël Aïvanhov.
17 Anche questa terminologia denota una derivazione orientale del catarismo; perfettamente in linea, tra l’altro, con quella corrente gnostica che faceva di Gesù un discepolo delle Scuole iniziatiche himalayane.
18 Aïvanhov, O. M.,Conferenza del 08.08.1982.
19 AA.VV. 1990:102.
20 Aubarbier 1992:27.
21 AA.VV. 1990:185.
22 AA.VV. 1990:27.
23 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 12.03.1938.
24 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970.
25 Aïvanhov, O. M., Pensieri Quotidiani 2016, (14 giugno), Edizioni Prosveta, 2015. Sono molte le conferenze di Aïvanhov in cui si parla di Scintilla Divina posta nell’uomo.
26 AA.VV. 1990:57.
27 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970.
28 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970.
29 Aïvanhov, O. M., Conferenza del 02.01.1970

 Bibliografia

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