Descrizione
Alberi Sacri
Tutti gli alberi sono Alberi Sacri, e quanto più sono vecchi, secolari, maestosi, imponenti, tanto più abbiamo il dovere di tutelarli e proteggerli.
I grandi Patriarchi verdi sono i custodi della nostra storia e della nostra cultura, essi racchiudono in sé i segreti della Natura.
Con l’Operazione Grande Albero, a partire dagli anni Settanta vennero salvati dall’abbattimento centinaia di questi colossi arborei in tutto il Belpaese.
Franco Tassi, ideatore di questa campagna eco-sociologica racconta i segreti di questo successo.
In Alberi Sacri scoprirai la storia e le immagini dei Grandi Alberi d’Italia.
«Forse un giorno l’uomo comprenderà finalmente la sua piccolezza di fronte alle meraviglie del creato, e ritroverà quel rispetto “sacro” per la Natura e per Madre Terra… E guardando un albero non vedrà più soltanto una massa di legname, ma sentirà che dentro a quell’essere vivente c’è molto, ma davvero molto di più…»Franco Tassi
Franco Tassi
ha operato per 33 anni sul “Fronte della Natura” come Direttore Soprintendente della più antica, importante e famosa Area protetta d’Italia: il Parco Nazionale d’Abruzzo. In questo Parco, assediato da ogni tipo di minaccia, ha ampliato la tutela del territorio, estendendo la sua estensione da 30mila a 50mila ettari, con una Fascia contigua di Protezione di 120mila ettari e applicando per la prima volta la Zonazione. Ha bloccato la speculazione edilizia e ha disciplinato rigorosamente i tagli forestali. Lanciato l’Operazione Grande Albero, salvando dall’abbattimento oltre 10 milioni di grandi alberi. Promosso un ecoturismo avanzato, nel pieno rispetto degli usi e delle tradizioni locali. Ha inoltre creato numerosi Centri Visita e Aree faunistiche, favorendo l’occupazione giovanile e il volontariato di ogni provenienza; ha organizzato eventi di rilievo internazionale.
Nel campo della salvaguardia della fauna, ha salvato dall’estinzione l’Orso marsicano, il Lupo appenninico (raccontata in quest’opera Lupus in Fabula). Ha salvato anche il Camoscio d’Abruzzo, reintroducendolo con successo anche nei Parchi Nazionali della Maiella e del Gran Sasso e ricostituito la presenza del Cervo e del Capriolo, favorendone la diffusione nell’Appennino. Ha scoperto l’esistenza della misteriosa Lince appenninica e incoraggiato in ogni modo, in Italia e all’estero, la vera Conservazione della Natura. Con un chiaro indirizzo verso questa “missione”, e attraverso strategie innovative, ha trasformato il Parco in prezioso “esempio-pilota”. Il vero modello di riferimento che ha reso possibile la crescita dei Parchi in ogni parte d’Italia. Realizzando, a detta degli osservatori internazionali, “la missione impossibile. Quella assicurare la migliore conservazione dell’ecosistema, promuovendo anche, al tempo stesso, il benessere delle Comunità locali”.
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