2018: ATTACCO AGLI ALBERI E AI BOSCHI – FRANCO TASSI
2018: ATTACCO AGLI ALBERI E AI BOSCHI
di Franco Tassi
Non un assalto improvviso e massiccio, ma graduale, capillare e mascherato. Ben pianificato da tempo, attentamente studiato, e condiviso dai poteri forti, ma tenuto ben segreto. Ogni volta con pretesti diversi, apparentemente benevoli e spinti verso il bene comune, ma in realtà ingannevoli, fino a sfiorare i limiti del ridicolo.
Con bugie assurde, assiomi demenziali e sfrontati capovolgimenti della verità, tipici di una società caduta nella ragnatela dell’inganno, della mala-politica e dei media manipolatori, per scopi e interessi del tutto inconfessabili. Ecco alcuni proclami dei “tree-killers”, i nuovi Lanzichenecchi al sacco della Natura d’Italia:
A – Le foreste sono troppe, si stanno espandendo esageratamente!
B – Occorre intervenire a tagliarle, altrimenti moriranno!
C – Incombe la terribile minaccia di invasioni di parassiti!
D – Costituiscono ormai un gravissimo pericolo per l’uomo!
Ma tranquilli, per fortuna c’è chi veglia su di noi, e ha già pronti molti geniali rimedi:
1 – Eliminiamo gli alberi malati, o che magari potrebbero forse ammalarsi;
2 – Pratichiamo potature drastiche e focomeliche su quelli che restano;
3 – Recidiamo le radici, che possono dare fastidio e fare inciampare qualcuno;
4 – Togliamo di mezzo il sottobosco, la macchia, gli arbusti e la vegetazione;
5 – Preveniamo eventuali futuri incendi, dando noi stessi fuoco alle foreste.
Spesso i tagli avvengono a sorpresa, all’alba o nei giorni di vacanza. Legname e frasche scompaiono presto, e se qualcuno interroga c’è già la risposta rassicurante, magari un progetto, un’ordinanza o un certificato dei servizi competenti. Dove andrà il materiale ricavato? Mistero …
Qualcuno avanza il sospetto che questa “grande bonifica” non sia animata da spirito ecologico, ma da corsa al guadagno, al profitto, per produrre pellet o mobilio, o magari per alimentare le avidissime centrali a biomasse… Altri si chiedono come mai questa “green economy”, che fa molto gola alla criminalità organizzata, goda di così ampi favori politici e di consistenti incentivi europei, pur non essendo determinante per la produzione di energia. E non manca chi metta in guardia sulle minacce alla salute, la perdita della biodiversità, le conseguenze sul clima, il dissesto idrogeologico, e l’aridificazione del suolo, che porterà inesorabilmente verso la desertificazione.
Eppure, questa strage procede indisturbata e impunita, le stagioni si liquefanno e il caldo impazza, trionfano le bombe d’acqua e le alluvioni, dalle montagne non scende più acqua ma fango, e nessuno si chiede come mai. Si fatica a collegare i vari avvenimenti, non si riesce a individuare cause ed effetti, ancor meno si è capaci di fare i conti sui costi e benefici: si tratta di quello che viene normalmente definito “analfabetismo funzionale”, tipico di società benestanti, ma in pieno regresso culturale, povere di maturità politica e vittime di una crisi galoppante. E per di più affette, da tempo immemorabile, da cronico “analfabetismo ecologico”.
Sarebbe poi tanto difficile correre ai rimedi? La strada da seguire, naturalmente, è diametralmente opposta:
I – Piantare alberi, impegnando i giovani disoccupati e sbandati in una nuova, entusiasmante “missione civile”;
II – Salvare le superstiti foreste antiche, naturali e seminaturali, scrigni insostituibili di varietà e ricchezza di vita;
III – Proteggere il sottobosco, rifugio di animali e piante, contenitore di umidità, microfauna e microflora;
IV – Mantenere l’equilibrio ecologico, idrogeologico e proteggere il bosco dalle invasioni incontrollate;
V – Favorire invece l’ecoturismo responsabile, sostenibile, attento a non modificare o danneggiare l’ecosistema;
VI – Conservare le caratteristiche del paesaggio storico e vivente, matrice di identità e fonte di ispirazione;
VII – Assicurare la salute della società, eliminando qualsiasi rischio di inquinamenti, veleni e polveri sottili.
Ma la direzione che il nostro Paese sta sempre più imboccando è indubbiamente diversa, come dimostrano molte iniziative legislative, prima tra tutte il cosiddetto ben noto “accorpamento” (ovvero la soppressione) del Corpo Forestale; seguita dal nuovo assurdo Testo Unico Forestale, foriero di tempi cupi, e per di più palesemente incostituzionale, fortemente voluto dal precedente governo; e quindi conclusa, dulcis in fundo, dal recentissimo disegno di legge sul meraviglioso “fuoco prescritto”. Neppure negli incubi più tenebrosi, si sarebbe potuto immaginare qualcosa di peggio … Si sta distruggendo, con il patrimonio naturale, il nostro stesso futuro. E per di più ciò avviene con la complicità, connivenza, inerzia o passività della vittima designata, quel “popolo sovrano”al quale sarebbe spettata la decisione finale. Un vero e proprio caso di “autolesionismo indotto con successo” da un “regime” ignorante, ingannatore e senza scrupoli: ma purtroppo non l’unico caso, e forse neppure l’ultimo.
Tutto ciò è stato raccontato nei dettagli anche nel recente volume “Alberi Sacri“, un prezioso libretto che racconta tutte le battaglie eco-sociologiche svolte in Italia in difesa dei grandi Patriarchi Arborei.
Concludiamo con testo risalente al 1811, ben più di due secoli fa, di Gaetano Savi, segnalatoci da Fabio Garbari.
Nel 1811 Gaetano Savi (Trattato degli alberi della Toscana, Ediz.II, Tomo 1, Piatti, Firenze), tra i massimi botanici dell’800, riferisce su:
“i cattivi regolamenti su i boschi, le permissioni troppo vaghe di far tagli [ …] e gli incendi, le devastazioni delle guerre e finalmente il diboscamento fatto per dar luogo alle sementi…[…]. L’aumento delle popolazioni richiedeva che si aumentasse la produzione dei cereali, ed era però necessario che si sgombrassero dagli alberi delle estensioni di terreno per essere poste a sementa; ma si son tagliati più boschi di quel che era necessario, si è tagliato dove non conveniva tagliare … Le ubertose raccolte, che danno per qualche tempo i terreni diboscati, sono state un allettamento pernicioso, ed un motivo d’inganno … Si sono spogliate dall’unica loro risorsa le terre magre e sassose, e si è estesa questa devastazione fino alle cime dei monti. Quelle venerabili foreste formatesi lentamente in un lungo corso di secoli, rispettate con culto religioso dai nostri antenati, ci procuravano molti vantaggi per la loro situazione in questi luoghi elevati. Barriera ai venti ne rompevan l’impetuosità … e non gli permettevano di venire a devastare e inaridir le messi nelle sottoposte campagne […]; servivano di riparo al freddo; arrestavano le nuvole e le scioglievano in acqua, mediante l’attrazione delle foglie e davan così origine alle fontane e ai ruscelli. Colla decomposizione poi delle foglie formavano il terreno vegetabile, di cui una parte scendeva insiem colle acque a fertilizzare le valli e le pianure; ma seguìto poi il diboscamento le acque hanno trasportato giù anche la terra che era smossa e non più ritenuta dalle radici degli alberi, e dopo la terra trasportano sempre parte dei sassi che forman l’ossatura del monte, dal che ne segue l’inalzamento degli alvei dei fiumi, onde le inondazioni frequenti e copiose…. diedero luogo a un male che per lunghissimo tempo non sarà rimediabile”.
Roma – Maremma Toscana – Abruzzo, Estate 2018
Centro Parchi Internazionale